Pagheremo anche il medico di base: la nuova trivata fa piangere tutti | Ogni visita un salasso
Il medico di base è uno dei pochi servizi gratuiti a nostra disposizione, eppure tra un po’ di tempo potremmo dover pagare anche lui.
Il medico di base, o medico di medicina generale, rappresenta il primo punto di contatto tra il cittadino e il sistema sanitario.
La sua funzione principale è fornire assistenza sanitaria primaria, occupandosi della prevenzione, diagnosi e trattamento delle patologie più comuni, nonché della gestione delle condizioni croniche.
Ogni cittadino ha diritto a scegliere un medico di base, che svolge un ruolo fondamentale nel monitoraggio della salute nel tempo.
Il medico di base funge da intermediario con il sistema sanitario ed è il principale responsabile delle prescrizioni mediche.
L’emergenza sanitaria e la crisi dei medici
La crescente carenza di medici di famiglia nel Nord-Est d’Italia sta creando gravi difficoltà nell’accesso alle cure primarie. Un esempio emblematico è l’iniziativa privata nata a Treviso, dove i cittadini privi di un medico di base possono rivolgersi ai “Centri prime cure” pagando una visita a 20 euro. Sebbene la tariffa sia simile a quella di un ticket sanitario, il servizio non prevede ricette utilizzabili nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN), imponendo ai pazienti ulteriori costi per farmaci e accertamenti.
Questa situazione mette in evidenza una deriva verso la privatizzazione della sanità, dove servizi essenziali come la gestione di una tonsillite o di dolori addominali rischiano di diventare un privilegio per chi può permetterselo. L’universalità del SSN, garantita dall’articolo 32 della Costituzione, sembra minacciata, evidenziando un sistema che fatica a mantenere la sua equità e accessibilità per tutti i cittadini.
Che fine farà il medico di base?
La professione del medico di famiglia, un tempo fulcro del sistema sanitario, è oggi in crisi a causa dell’eccesso di burocrazia e della carenza di risorse. Questi aspetti hanno reso il lavoro meno attrattivo per i giovani medici, che spesso preferiscono altre specializzazioni o cercano opportunità all’estero. L’impegno richiesto, unito a retribuzioni ferme e crescenti costi di gestione, ha contribuito al ritiro precoce di molti professionisti.
Per salvaguardare il modello universalistico del SSN, è necessario intervenire con urgenza. Bisogna ridare centralità al rapporto medico-paziente e al ragionamento clinico, liberando i medici dal peso delle mansioni amministrative. Un ripensamento del ruolo e delle condizioni di lavoro dei medici di base rappresenta l’unica strada per invertire questa tendenza e preservare un sistema sanitario equo e accessibile a tutti.