Truffa bancaria, ti arriva una telefonata e trovi il conto vuoto: non te ne accorgi nemmeno
Attenzione alle chiamate! Basta una telefonata e ti svuotano il conto, e non ti accorgi nemmeno di essere stato truffato.
Le truffe telefoniche sono un fenomeno sempre più diffuso, in cui i truffatori utilizzano il telefono per ingannare le vittime e ottenere denaro o informazioni personali sensibili.
Questi raggiri possono assumere diverse forme, ma la strategia comune è quella di sfruttare la fiducia o la paura per manipolare le persone.
Una delle tecniche più comuni è la richiesta di pagamento per tasse non pagate o minacce di sospensione di servizi vitali, come la linea telefonica o l’energia elettrica.
Un altro approccio è la truffa nella quale le vittime vengono informate di aver vinto un premio, ma per riscuoterlo devono fornire dettagli personali o effettuare un pagamento anticipato.
Un nuovo fenomeno
Il vishing, una variante sofisticata del phishing, è diventato un fenomeno sempre più preoccupante in Italia. Si tratta di una truffa telefonica in cui i malfattori si fingono operatori bancari, ingannando le vittime e convincendole a fornire informazioni sensibili, come i dati bancari o il numero di carta di credito. Il contatto avviene tramite una telefonata, un SMS o un’email che invitano le vittime a chiamare un numero telefonico, dove un falso operatore o una voce registrata richiede l’accesso ai dati bancari per risolvere problemi inesistenti o per “proteggere” il conto corrente da presunti attacchi.
Le modalità con cui queste truffe si sviluppano sono diventate sempre più sofisticate. I truffatori inviano frequentemente SMS falsi che sembrano provenire dalle banche, contenenti codici OTP o avvisi di operazioni sospette. Questi messaggi inducono le vittime a credere che il loro conto sia a rischio, spingendole a seguire le istruzioni ricevute.
Come difendersi da queste truffe
Per contrastare il fenomeno del vishing, è cruciale che le persone siano consapevoli dei rischi e adottino misure di protezione adeguate. Le banche, infatti, non chiedono mai via telefono o SMS informazioni sensibili come numeri di carte o codici di sicurezza. È essenziale non rispondere a richieste telefoniche sospette, non inserire dati personali nei moduli online se non strettamente necessario e, soprattutto, non richiamare numeri lasciati in segreteria.
Le implicazioni legali per le vittime di vishing sono complesse. In molti casi, infatti, le banche non sono obbligate a rimborsare se è la stessa vittima a fornire i propri dati sensibili, bypassando le misure di sicurezza, come l’autenticazione a due fattori. Tuttavia, ci sono eccezioni. Se vengono effettuati più pagamenti in tempi brevi e verso lo stesso beneficiario, senza che la banca intervenga tempestivamente per verificare l’autenticità delle transazioni, l’istituto bancario può essere ritenuto responsabile e obbligato a rimborsare le somme sottratte.