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Le microplastiche potrebbero influenzare la formazione delle precipitazioni: lo studio della Penn State University

Le improvvise precipitazioni stanno causando problemi a livello mondiale, e sarebbero anche influenzate dalla microplastica.

Negli ultimi decenni, la crescente presenza delle microplastiche nell’ambiente ha attirato l’attenzione della comunità scientifica per i loro effetti potenzialmente devastanti sugli ecosistemi marini e terrestri.

Tuttavia, un aspetto relativamente nuovo e ancora poco compreso riguarda il loro impatto sull’atmosfera e, in particolare, sul comportamento delle nuvole.

Le microplastiche presenti nell’aria, provenienti da una varietà di materiali di uso quotidiano come polietilene, polipropilene e PVC, potrebbero avere implicazioni significative sulla formazione delle nuvole e sui cambiamenti climatici.

Un recente studio della Penn State University ha esaminato come queste particelle influenzano la formazione di cristalli di ghiaccio nelle nuvole, un processo che potrebbe alterare l’intensità delle precipitazioni e la dinamica del clima globale. Questo testo esplora i risultati di tale ricerca, analizzando le possibili conseguenze delle microplastiche sull’ambiente atmosferico e sul clima.

La presenza delle microplastiche nell’atmosfera

Le microplastiche, definite come particelle di plastica inferiori a 5 millimetri, sono ormai onnipresenti nell’ambiente, comprese le regioni atmosferiche. Provenienti principalmente da fonti come il deterioramento dei materiali plastici, il traffico aereo e le attività industriali, queste particelle si disperdono nell’aria, con impatti potenzialmente di vasta portata su diversi processi atmosferici.

Tra i materiali più comuni che costituiscono le microplastiche troviamo il polietilene a bassa densità (LDPE), il polipropilene (PP), il cloruro di polivinile (PVC) e il polietilene tereftalato (PET). La loro presenza nell’atmosfera solleva preoccupazioni non solo per gli effetti diretti sulla salute umana e animale, ma anche per il loro potenziale impatto sul clima. Studi recenti, come quello della Penn State University, suggeriscono che queste particelle possano agire come nuclei di formazione del ghiaccio nelle nuvole, alterando il comportamento delle precipitazioni e influenzando il bilancio energetico globale.

Alluvione a Valencia (IL FATTO QUOTIDIANO foto) – www.energycue.it

Le microplastiche come nuclei di ghiaccio

Lo studio condotto dalla Penn State University ha focalizzato l’attenzione sull’interazione tra microplastiche e goccioline d’acqua nelle nuvole. In laboratorio, i ricercatori hanno sospeso particelle di microplastiche in goccioline d’acqua e le hanno sottoposte a un processo di raffreddamento per osservare come la loro presenza influenzasse la formazione di cristalli di ghiaccio. I risultati hanno rivelato che le goccioline contenenti microplastiche si congelavano a temperature significativamente più alte (5-10 gradi Celsius) rispetto alle goccioline prive di tali particelle. Questo suggerisce che le microplastiche agiscono come “nuclei di congelamento”, favorendo la formazione di cristalli di ghiaccio anche in condizioni meno favorevoli. Sebbene le implicazioni precise di questo fenomeno siano ancora in fase di studio, è probabile che l’aumento della formazione di ghiaccio nelle nuvole alteri il comportamento delle precipitazioni. Le nuvole che trattengono più acqua potrebbero generare piogge più intense e temporali più violenti.

Inoltre, l’alterazione del rapporto tra acqua e ghiaccio potrebbe influenzare la capacità delle nuvole di riflettere la luce solare o di trattenere il calore, potenzialmente modificando il clima globale. L’influenza delle microplastiche sul comportamento delle nuvole è quindi una questione di grande rilevanza, poiché potrebbe amplificare gli effetti del riscaldamento globale e modificare i modelli climatici in maniera inaspettata. Inoltre, l’effetto delle microplastiche sul clima potrebbe essere ulteriormente complesso a causa dell’invecchiamento di queste particelle. L’esposizione delle microplastiche ai fattori ambientali come l’ultravioletto (UV), l’ozono e altri composti chimici può alterarne le proprietà fisiche e chimiche, cambiando il loro comportamento come nuclei di ghiaccio. Alcuni materiali, come il PVC, mostrano un aumento dell’attività nucleante del ghiaccio con l’invecchiamento, mentre altri, come il polietilene, vedono una riduzione di questa capacità. Queste modifiche potrebbero influenzare ulteriormente la dinamica atmosferica e complicare le previsioni meteorologiche e climatiche a lungo termine.

Mattia Paparo

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