È questo il paese del mondo che più contamina le acque con microplastiche | I dati della ONG Oceana
Le acque sono sempre più inquinate, e mentre alcuni Paesi puntano ad essere sempre più green, questo Paese continua a inquinare.
Le microplastiche sono piccolissimi frammenti di plastica, generalmente di dimensioni inferiori ai 5 millimetri, che si disperdono nell’ambiente attraverso processi di degradazione. Nonostante la loro invisibilità ad occhio nudo, rappresentano una minaccia concreta per gli ecosistemi, in particolare per l’ambiente marino. Una volta rilasciate nell’oceano, si mescolano facilmente con l’acqua e vengono spesso ingerite dagli organismi marini, entrando così nella catena alimentare.
Questi frammenti possono provenire da una vasta gamma di fonti, tra cui il deterioramento di rifiuti plastici più grandi come bottiglie e imballaggi, ma anche da prodotti quotidiani come abbigliamento sintetico e cosmetici. Le microplastiche non solo si accumulano nei mari, ma sono trasportate anche dal vento, raggiungendo persino aree remote del pianeta come le regioni polari. Questa diffusione senza confini sottolinea la gravità del fenomeno.
L’inquinamento causato dalle microplastiche è particolarmente pericoloso perché questi piccoli frammenti possono assorbire e concentrare sostanze chimiche tossiche già presenti nell’ambiente marino. Una volta ingerite dagli organismi, tali sostanze possono passare ai livelli superiori della catena alimentare, compreso l’uomo. Di conseguenza, le microplastiche rappresentano non solo una minaccia per la salute degli animali, ma anche un rischio significativo per la salute umana.
Negli ultimi anni, diverse ricerche hanno dimostrato come le microplastiche siano ormai presenti in numerosi ecosistemi marini e terrestri. Non è raro trovare tracce di plastica nei pesci, nei crostacei e persino nell’acqua potabile. Questa presenza diffusa solleva interrogativi sull’efficacia delle attuali strategie di gestione dei rifiuti e sulla necessità di politiche più rigorose per ridurre l’uso della plastica.
Lo studio sulle microplastiche in Brasile
Secondo un recente studio pubblicato dalla ONG Oceana, il Brasile è tra i principali responsabili dell’inquinamento da plastica negli oceani. Ogni anno, il paese riversa circa 1,3 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica nelle acque, una quantità equivalente al peso di 1,3 milioni di piccole automobili. Questo rappresenta l’8% del totale della plastica che finisce nei mari di tutto il mondo. Il rapporto ha evidenziato che tale accumulo non solo colpisce la biodiversità marina, ma ha anche conseguenze dirette sulla qualità del cibo umano, poiché molte specie ittiche risultano contaminate.
In Brasile, una ricerca ha dimostrato che oltre 200 specie marine presentano tracce di plastica nei loro stomaci. Inoltre, il 98% dei pesci amazzonici analizzati aveva plastica o microplastiche nell’intestino e nelle branchie. Nonostante questo quadro preoccupante, il rapporto ha sottolineato l’assenza di legislazioni specifiche per regolamentare la produzione e la gestione della plastica nel paese.
Raccomandazioni per affrontare la crisi
La ONG ha sollecitato il governo brasiliano ad accelerare l’approvazione di un disegno di legge per la gestione della plastica basato su un’economia circolare. In particolare, ha suggerito investimenti in ricerca e sviluppo per favorire materiali riutilizzabili o compostabili.
Le microplastiche non si limitano a inquinare le acque, ma hanno un impatto significativo anche sugli ecosistemi terrestri. Studi recenti hanno dimostrato che questi frammenti di plastica possono essere presenti anche nei suoli agricoli, a causa dell’uso di fertilizzanti e compost contaminati. Una volta nel terreno, le microplastiche possono alterare le proprietà del suolo, influenzando negativamente la crescita delle piante e la biodiversità. Questo ciclo di contaminazione dimostra come il problema della plastica non si limiti agli oceani, ma coinvolga l’intero pianeta, esigendo azioni globali per affrontarlo.