Brevettata una particolare spugna, efficiente ma anche economica, che recupera l’oro e altri metalli preziosi dai rifiuti elettronici.
Recuperare materiali preziosi dai rifiuti è una sfida che ha sempre attirato l’interesse di scienziati e ricercatori. La crescente quantità di dispositivi elettronici dismessi ha aperto la strada a nuovi studi su come recuperare metalli di valore, come il rame, il cobalto e soprattutto l’oro. Questi metalli, se estratti correttamente, potrebbero ridurre l’impatto ambientale e offrire soluzioni più sostenibili. Tuttavia, i metodi tradizionali di estrazione presentano diverse difficoltà.
Fino a oggi, la maggior parte delle tecniche per il recupero dell’oro richiede un grande dispendio energetico e l’utilizzo di sostanze chimiche tossiche. Questo rende il processo sia costoso che dannoso per l’ambiente. Il dilemma, dunque, è trovare soluzioni più efficienti e rispettose dell’ecosistema. Recuperare l’oro dai rifiuti elettronici potrebbe sembrare un’impresa complessa, ma è diventato un obiettivo cruciale a causa della crescente domanda del prezioso metallo.
Negli ultimi anni, sono stati fatti molti progressi nel campo del recupero sostenibile, grazie anche all’utilizzo di nuovi materiali e tecnologie. La sfida principale rimane quella di riuscire a separare efficacemente l’oro dagli altri metalli presenti nei dispositivi elettronici, riducendo allo stesso tempo l’impatto ambientale.
Le nuove scoperte hanno evidenziato come metodi innovativi possano trasformare non solo i rifiuti elettronici, ma anche i sottoprodotti dell’industria alimentare in risorse utili. È proprio in questo contesto che un team di ricercatori ha recentemente sviluppato una soluzione innovativa per risolvere questa problematica.
Un gruppo di scienziati guidato dal professor Raffaele Mezzenga dell’ETH di Zurigo ha sviluppato una spugna proteica in grado di recuperare efficacemente l’oro dai rifiuti elettronici. Questa spugna è realizzata utilizzando le proteine del siero di latte, un sottoprodotto dell’industria casearia. Il processo, molto meno dannoso per l’ambiente rispetto ai metodi tradizionali, sfrutta la capacità delle proteine di attirare e legare selettivamente gli ioni d’oro, separandoli dagli altri metalli presenti nei dispositivi elettronici.
Durante l’esperimento in laboratorio, i ricercatori hanno immerso la spugna in una soluzione contenente metalli provenienti da vecchie schede madri di computer. Una volta assorbiti gli ioni d’oro, la spugna è stata riscaldata, permettendo di ridurre gli ioni in scaglie d’oro che, infine, sono state fuse in un lingotto. Il risultato è stato una pepita d’oro di 450 milligrammi, con una purezza del 91%, equivalente a 22 carati.
La tecnologia sviluppata da Mezzenga non solo è altamente efficiente, ma si è dimostrata anche economicamente vantaggiosa. Le stime del professore indicano che i costi di produzione della spugna sono nettamente inferiori rispetto al valore dell’oro recuperato, rendendo questa tecnica commercialmente fattibile. La possibilità di utilizzare scarti alimentari per ottenere metalli preziosi dai rifiuti elettronici rappresenta un passo importante verso un’economia circolare più sostenibile.
Inoltre, il team di ricerca sta esplorando nuove applicazioni per la spugna proteica, puntando a sviluppare soluzioni per recuperare metalli preziosi da altre fonti, come i rifiuti industriali. Questa innovazione promette di cambiare radicalmente il modo in cui vengono gestiti i rifiuti elettronici e potrebbe segnare l’inizio di una nuova era nell’estrazione sostenibile dell’oro.
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