L’incredibile storia di una città degli Stati Uniti che brucia ininterrottamente da più di sessant’anni.
Un paese negli Stati Uniti sta bruciando da sessant’anni, un fatto tanto incredibile quanto inquietante. Lontano dal trambusto delle grandi metropoli, si trova Centralia, una piccola città nello stato della Pennsylvania, ormai quasi completamente abbandonata. Cento anni fa, questa comunità prosperava grazie all’industria mineraria, il cuore pulsante dell’economia locale.
Circa 1.200 persone vivevano lì, tra negozi vivaci e famiglie che costruivano il loro futuro basandosi sul carbone estratto dal sottosuolo. Tutto, però, cambiò improvvisamente in un solo giorno. Era il 27 maggio del 1962 quando un incendio scoppiò all’interno di una delle miniere di carbone. All’inizio, sembrava un incidente contenibile, uno di quelli che si sarebbe estinto naturalmente con il tempo. Ma Centralia non sarebbe mai più stata la stessa.
Il fuoco non si è mai spento e, con il passare dei decenni, ha trasformato il paesaggio del paese in un deserto spettrale. Quasi tutte le case, le attività e i luoghi che un tempo popolavano le strade sono scomparse, inghiottite dal fuoco sotterraneo che non conosce tregua. Oggi, di Centralia restano solo pochissime tracce. Meno di cinque abitanti si ostinano a vivere lì, attaccati a quello che era il loro mondo. Per loro, l’abbandono non è mai stata un’opzione, nonostante i pericoli.
Dal sottosuolo, una nube costante di fumo e gas velenosi avvolge l’aria, e la paura che il terreno crolli sotto i loro piedi è una minaccia costante. La città ha persino perso il suo codice postale, un segno ufficiale del suo quasi totale abbandono, tanto da guadagnarsi il nome di “vero Silent Hill”, per via dell’atmosfera inquietante che la caratterizza.
L’incendio, che dura ormai da sessant’anni, non è stato causato da un incidente naturale. Tutto è cominciato con una decisione presa dai residenti stessi. Nel 1962, la comunità aveva deciso di affrontare il problema dello smaltimento illegale dei rifiuti, scavando una fossa profonda 15 metri per contenerli. Poco prima del Memorial Day, il consiglio comunale propose di bruciare i rifiuti per ridurre la quantità, in modo da preparare il paese per le celebrazioni annuali. La sera del 27 maggio, i vigili del fuoco appiccarono le fiamme e, una volta spento l’incendio, pensavano che tutto fosse finito. Ma quella che sembrava una semplice operazione si trasformò rapidamente in una catastrofe.
Le fiamme non solo non si estinsero, ma iniziarono a propagarsi lungo i tunnel di carbone che si trovavano sotto la città. Ogni tentativo di domare l’incendio fallì, e il fuoco continuò a crescere senza sosta. La devastazione che ne seguì segnò l’inizio del declino di Centralia. Le autorità locali e nazionali tentarono più volte di intervenire, ma senza successo: il fuoco aveva ormai trovato un combustibile inesauribile.
Il vero incubo, però, iniziò quando i residenti si accorsero che le fiamme continuavano a riaffiorare, nonostante i tentativi di spegnerle. Scavando più a fondo, i vigili del fuoco scoprirono un collegamento diretto tra la fossa e le miniere di carbone sottostanti. Questo errore fatale diede il via a un incendio che nessuno è riuscito a fermare. L’inferno sotterraneo ha reso il terreno così caldo che, in alcuni punti, ha raggiunto temperature di oltre 900 gradi Fahrenheit, rendendo la vita insostenibile per la maggior parte degli abitanti. La terra iniziò a deformarsi e a creparsi, con profondi solchi che emettevano fumo tossico.
Oggi, mentre gran parte della popolazione ha abbandonato Centralia, il fuoco continua a bruciare. Gli esperti stimano che il carbone residuo presente nei giacimenti potrebbe alimentare le fiamme per altri 250 anni. Le case sono state distrutte o lasciate in rovina, e l’atmosfera spettrale attira solo pochi curiosi o visitatori alla ricerca di emozioni forti. Nonostante il pericolo, il fuoco di Centralia non accenna a fermarsi, diventando un inquietante simbolo della forza incontrollabile della natura.
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