Nel Mozambico scoperta una nuova fonte di gas naturale derivata dai fossili del bacino della Maniamba.
Il gas naturale derivato dai fossili è una risorsa energetica molto utilizzata, composta principalmente da metano, ma può includere anche altri idrocarburi leggeri come l’etano, il propano e il butano. Questo tipo di gas si forma attraverso un processo geologico complesso che richiede milioni di anni. La sua origine risale alla decomposizione di materiali organici, come piante e animali, che si sono accumulati in sedimenti nel fondo di mari e laghi.
Il processo di formazione del gas naturale inizia con la sedimentazione di questi materiali organici, che nel tempo vengono coperti da strati di sedimenti. A causa della pressione crescente e del calore generato dalle profondità della Terra, questi materiali subiscono una serie di trasformazioni chimiche e fisiche. La decomposizione anaerobica, cioè la rottura dei composti organici senza la presenza di ossigeno, porta alla formazione di kerogene, una sostanza solida che, a temperature elevate, si trasforma in idrocarburi gassosi.
Questi gas possono quindi migrar attraverso le rocce porose e permeabili fino a raggiungere trappole geologiche, dove possono accumularsi e formare giacimenti sfruttabili. La presenza di rocce impermeabili, che impediscono la fuoriuscita del gas, è cruciale per la formazione di tali giacimenti. I processi geologici che influenzano la formazione e la conservazione di queste risorse comprendono l’erosione, il sollevamento delle montagne e il movimento delle placche tettoniche.
Il gas naturale derivato dai fossili rappresenta una fonte energetica molto apprezzata per la sua combustione relativamente pulita rispetto ad altre fonti fossili, come il carbone e il petrolio. Tuttavia, la sua estrazione e utilizzo pongono anche delle sfide ambientali, come le emissioni di gas serra e i potenziali impatti sull’ecosistema durante le operazioni di perforazione.
La crescente ricerca di risorse energetiche ha portato a un interessante studio condotto nel bacino della Maniamba, in Mozambico. Un team di scienziati, guidato da Nelson Nhamutole, dottorando presso l’Università del Witwatersrand, ha condiviso i risultati in un articolo pubblicato nel South African Journal of Geology, rivelando che questo bacino potrebbe rappresentare una significativa fonte di gas naturale. Estendendosi su una superficie di circa 8.000.000 km², il bacino della Maniamba è una meraviglia geologica le cui formazioni rocciose, risalenti al Permiano e al Triassico inferiore, nascondono segreti dell’antico passato della Terra. Si ritiene che queste rocce siano ricche di materiale organico capace di produrre gas naturale, un’importante scoperta in un contesto mondiale sempre più orientato verso fonti energetiche sostenibili.
Nelson e il suo team hanno intrapreso un viaggio meticoloso, analizzando campioni prelevati da quattro affioramenti all’interno del bacino. Utilizzando tecniche all’avanguardia come la Rock Eval Pyrolysis, hanno esaminato la ricchezza organica di vari tipi di rocce, tra cui scisti, argilliti, arenarie e siltiti. La Rock Eval Pyrolysis è una metodologia comunemente impiegata nell’industria petrolifera per valutare il potenziale idrocarburico delle rocce, determinando se contengono petrolio o gas, dove queste rocce potrebbero essere state depositate e se siano mature abbastanza da aver generato idrocarburi.
Grazie a questa tecnica, il team ha trovato un contenuto totale di carbonio organico da “buono a eccellente” nelle rocce del bacino della Maniamba, un indicatore chiave del potenziale di queste rocce di generare idrocarburi. Al centro di questo prezioso potenziale energetico si trova il kerogene, la materia organica presente nelle rocce che, sotto le giuste condizioni termiche, può trasformarsi in gas naturale e petrolio.
Lo studio ha identificato una presenza mista di tipi di kerogene, principalmente di tipo III e IV, suggerendo che la materia organica provenga principalmente da fonti terrestri, il che indica un paesaggio un tempo rigoglioso di vegetazione tipica dell’ecosistema di Gondwana, ora possibile fonte di riserve di gas.
Mentre il Mozambico si avvicina a una nuova era nell’esplorazione energetica, lo studio del bacino della Maniamba dimostra il potere della collaborazione internazionale nel svelare i tesori nascosti della Terra. In un mondo che affronta sfide energetiche, il bacino offre una speranza: la promessa di un futuro sostenibile alimentato dalle rocce che ci trovano sotto i piedi.
I dati di valutazione delle rocce da soli non possono dirci completamente quali sono le potenziali fonti di petrolio e gas, quindi dobbiamo utilizzare anche altri metodi. L’intento è quello di combinare diverse tecniche, inclusi studi sui tipi di materiale organico nelle rocce, analisi di pollini e spore, esame dei fossili chimici e analisi degli elementi presenti per approfondire il potenziale delle rocce madri nel bacino della Maniamba.
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