Tecnologie e sistemi energetici per la cucina sulle navi militari degli antichi romani | La nuova scoperta lascia sbalorditi persino gli archeologi
Svelati i segreti delle avanzate tecnologie culinarie a bordo delle imbarcazioni romane. Non sono come immagini.
Le navi romane rappresentano una delle conquiste più straordinarie dell’ingegneria navale antica. Queste imbarcazioni erano progettate per resistere a lunghe traversate marittime e per affrontare le sfide dei mari.
La tipologia di nave più diffusa era il “trireme”, una nave da guerra a remi dotata di tre file di rematori, che garantivano velocità e manovrabilità. Le navi mercantili, invece, erano più ampie e progettate per carichi pesanti.
Le navi romane erano in grado di navigare in diverse condizioni atmosferiche, grazie a un’architettura navale che combinava abilmente la vela con i remi.
La capacità di affrontare le avversità del mare, insieme a un’efficiente gestione delle risorse alimentari, contribuì a fare delle navi romane uno strumento essenziale per la potenza e l’espansione dell’Impero Romano.
La vita a bordo delle navi romane
Un recente studio archeologico ha rivelato come i marinai dell’Impero Romano si alimentassero durante le loro lunghe traversate nel Mediterraneo. In un’indagine pubblicata nel Journal of Maritime Archaeology, l’esperto Herman J. van Vliet svela i segreti delle tecniche culinarie impiegate a bordo. Una domanda centrale che emerge dal suo lavoro è: come riuscivano a cucinare in alta mare e quali alimenti costituivano la loro dieta durante questi viaggi?
Durante l’apice dell’Impero Romano, le navi divennero il principale mezzo di trasporto di merci e persone. Tuttavia, i marinai si trovavano di fronte a una grande sfida: mantenersi ben nutriti durante traversate che potevano durare giorni o settimane. Lo studio evidenzia che la logistica alimentare a bordo si è evoluta con l’aumento del commercio marittimo. Con navi sempre più grandi e complesse, anche le cucine a bordo si sono adeguate, permettendo ai marinai di preparare cibi caldi, un lusso indispensabile per affrontare le dure condizioni della vita in mare.
Tecnologie culinarie innovative
Uno dei principali risultati del lavoro di van Vliet è la scoperta di cucine rudimentali all’interno delle navi romane, dotate di calderoni e stufe primitive, che consentivano la preparazione di pasti caldi. Questo approccio si discosta dall’idea che i marinai dovessero accontentarsi di cibi freddi o conservati. I resti archeologici rivelano che il pane di orzo era uno degli alimenti di base, facilmente conservabile, ma i marinai si dedicavano anche alla pesca per integrare la loro dieta. È stato trovato un numero considerevole di ami e reti nei relitti, evidenziando l’importanza della pesca durante i viaggi per garantire una fonte fresca di proteine.
Il rapporto di van Vliet mette in evidenza l’importanza di una dieta equilibrata per il morale e l’efficienza dell’equipaggio. Sebbene i passeggeri liberi fossero responsabili della propria alimentazione, il cibo per schiavi e soldati era fornito dallo Stato, indicando che mantenere tutti a bordo ben nutriti era cruciale per la sopravvivenza delle missioni. Con l’aumento delle dimensioni delle navi e dell’equipaggio, anche i compiti di cucina si specializzarono, assegnando ruoli specifici a membri della ciurma, e la scoperta di calderoni resistenti al calore dimostra l’ingegno dei romani nell’affrontare le sfide della cucina in mare.