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Tecnologie e sistemi energetici per la cucina sulle navi militari degli antichi romani | La nuova scoperta lascia sbalorditi persino gli archeologi

Illustrazione di navi romane (Wikimedia Commons)

Illustrazione di navi romane (Wikimedia Commons FOTO) - www.energycue.it

Svelati i segreti delle avanzate tecnologie culinarie a bordo delle imbarcazioni romane. Non sono come immagini.

Le navi romane rappresentano una delle conquiste più straordinarie dell’ingegneria navale antica. Queste imbarcazioni erano progettate per resistere a lunghe traversate marittime e per affrontare le sfide dei mari.

La tipologia di nave più diffusa era il “trireme”, una nave da guerra a remi dotata di tre file di rematori, che garantivano velocità e manovrabilità. Le navi mercantili, invece, erano più ampie e progettate per carichi pesanti.

Le navi romane erano in grado di navigare in diverse condizioni atmosferiche, grazie a un’architettura navale che combinava abilmente la vela con i remi.

La capacità di affrontare le avversità del mare, insieme a un’efficiente gestione delle risorse alimentari, contribuì a fare delle navi romane uno strumento essenziale per la potenza e l’espansione dell’Impero Romano.

La vita a bordo delle navi romane

Un recente studio archeologico ha rivelato come i marinai dell’Impero Romano si alimentassero durante le loro lunghe traversate nel Mediterraneo. In un’indagine pubblicata nel Journal of Maritime Archaeology, l’esperto Herman J. van Vliet svela i segreti delle tecniche culinarie impiegate a bordo. Una domanda centrale che emerge dal suo lavoro è: come riuscivano a cucinare in alta mare e quali alimenti costituivano la loro dieta durante questi viaggi?

Durante l’apice dell’Impero Romano, le navi divennero il principale mezzo di trasporto di merci e persone. Tuttavia, i marinai si trovavano di fronte a una grande sfida: mantenersi ben nutriti durante traversate che potevano durare giorni o settimane. Lo studio evidenzia che la logistica alimentare a bordo si è evoluta con l’aumento del commercio marittimo. Con navi sempre più grandi e complesse, anche le cucine a bordo si sono adeguate, permettendo ai marinai di preparare cibi caldi, un lusso indispensabile per affrontare le dure condizioni della vita in mare.

Una nave romana (Wikimedia Commons_ James Bikie)
Una nave romana (Wikimedia Commons_ James Bikie FOTO) – www.energycue.it

Tecnologie culinarie innovative

Uno dei principali risultati del lavoro di van Vliet è la scoperta di cucine rudimentali all’interno delle navi romane, dotate di calderoni e stufe primitive, che consentivano la preparazione di pasti caldi. Questo approccio si discosta dall’idea che i marinai dovessero accontentarsi di cibi freddi o conservati. I resti archeologici rivelano che il pane di orzo era uno degli alimenti di base, facilmente conservabile, ma i marinai si dedicavano anche alla pesca per integrare la loro dieta. È stato trovato un numero considerevole di ami e reti nei relitti, evidenziando l’importanza della pesca durante i viaggi per garantire una fonte fresca di proteine.

Il rapporto di van Vliet mette in evidenza l’importanza di una dieta equilibrata per il morale e l’efficienza dell’equipaggio. Sebbene i passeggeri liberi fossero responsabili della propria alimentazione, il cibo per schiavi e soldati era fornito dallo Stato, indicando che mantenere tutti a bordo ben nutriti era cruciale per la sopravvivenza delle missioni. Con l’aumento delle dimensioni delle navi e dell’equipaggio, anche i compiti di cucina si specializzarono, assegnando ruoli specifici a membri della ciurma, e la scoperta di calderoni resistenti al calore dimostra l’ingegno dei romani nell’affrontare le sfide della cucina in mare.