AI sta accelerando la crisi climatica: consuma 30 volte più elettricità di una normale ricerca sul web | Parla l’esperta
L’AI non aiuta affatto la crisi climatica ma anzi inquina ancora di più. Scopri come.
Il cambiamento climatico rappresenta una delle sfide più urgenti e complesse del nostro tempo. Da decenni, scienziati e ricercatori avvertono sui rischi associati all’aumento delle temperature globali, allo scioglimento dei ghiacci e all’innalzamento del livello del mare. Gli effetti del cambiamento climatico sono ormai evidenti in tutto il mondo, con eventi meteorologici estremi sempre più frequenti e dannosi, che mettono in pericolo ecosistemi e comunità umane.
A livello globale, si è cercato di trovare soluzioni che possano mitigare l’impatto delle attività umane sull’ambiente. Tra le proposte principali vi è la riduzione delle emissioni di anidride carbonica e l’adozione di fonti di energia rinnovabile. Tuttavia, nonostante i numerosi accordi internazionali, come l’Accordo di Parigi, la strada verso un futuro sostenibile sembra ancora lunga e piena di ostacoli.
Un altro aspetto cruciale è legato all’evoluzione tecnologica, che negli ultimi anni ha accelerato enormemente. Il progresso scientifico ha permesso lo sviluppo di strumenti innovativi che possono contribuire a combattere il cambiamento climatico. Tuttavia, queste tecnologie non sono prive di costi ambientali. L’uso intensivo di server e centri di calcolo necessari per far funzionare le nuove tecnologie digitali sta infatti aggravando la situazione climatica globale.
In particolare, uno dei fenomeni emergenti è il ruolo che sta giocando l’intelligenza artificiale nel contesto della crisi climatica. Questa tecnologia, considerata da molti come rivoluzionaria, sta però dimostrando di avere un impatto ambientale rilevante.
Il peso dell’intelligenza artificiale generativa
Recentemente, la ricercatrice Sasha Luccioni ha lanciato un forte allarme sull’energia consumata dalle IA generative, come ChatGPT. Questi sistemi, in grado di produrre testo, immagini e altre forme di contenuti digitali, utilizzano una quantità di energia notevolmente superiore rispetto ai tradizionali motori di ricerca. Luccioni ha infatti spiegato che la generazione di nuovi contenuti richiede molta più potenza di calcolo rispetto alla semplice estrazione di informazioni.
In questo contesto, l’IA generativa non si limita a rispondere a domande predefinite, ma crea risposte completamente nuove. Ciò comporta una richiesta di energia almeno 30 volte superiore rispetto a quella necessaria per un normale motore di ricerca. Questo elevato consumo energetico, unito al continuo aumento dell’utilizzo di tali strumenti, rappresenta una nuova sfida per la sostenibilità ambientale.
Un futuro sostenibile minacciato dalla tecnologia
L’intelligenza artificiale, sebbene vista come una delle tecnologie chiave per il futuro, rischia di aggravare la crisi climatica. I modelli linguistici avanzati richiedono enormi quantità di dati e risorse computazionali per funzionare, il che si traduce in un consumo elevato di elettricità. Secondo stime dell’Agenzia Internazionale per l’Energia, i data center associati all’IA e alle criptovalute hanno consumato nel 2022 circa il 2% dell’elettricità globale.
Questa crescita esponenziale della domanda energetica potrebbe diventare insostenibile se non accompagnata da un rapido aumento della produzione di energia rinnovabile. Inoltre, l’energia utilizzata dai data center proviene ancora in gran parte da fonti non rinnovabili, come il carbone o il gas naturale, contribuendo ulteriormente alle emissioni di gas serra. Per evitare che l’innovazione tecnologica diventi un ostacolo alla sostenibilità, sarà necessario investire in infrastrutture energetiche più verdi e migliorare l’efficienza dei modelli di IA, riducendo al minimo l’impatto ambientale senza compromettere i progressi tecnologici.