La Nasa riaccende per la prima volta i motori della Voyager 1 spenti da decenni | Ecco quanto ci ha messo a contattare la sonda: si trova a 24 miliardi di km dalla Terra
Una nuova speranza per la Voyager 1: attivati i motori inattivi dopo decenni, garantendo la continuità della comunicazione a 24 miliardi di km dalla Terra.
La Voyager 1 è una sonda spaziale della NASA, lanciata il 5 settembre 1977, con l’obiettivo principale di esplorare i pianeti esterni del sistema solare. Parte della missione Voyager, che comprende anche la Voyager 2, è stata progettata per raccogliere dati su Giove e Saturno, i loro satelliti e anelli.
Oggi, la Voyager 1 detiene il record come oggetto realizzato dall’uomo più distante dalla Terra, trovandosi a oltre 24 miliardi di chilometri di distanza. È entrata nello spazio interstellare nel 2012, superando l’influenza del Sole e aprendo una nuova fase di esplorazione per l’umanità. La sonda continua a inviare dati sulla temperatura, il campo magnetico e le particelle interstellari.
Ha affrontato diverse sfide nel corso della sua lunga missione, tra cui problemi con i sistemi di alimentazione e di orientamento. Negli ultimi anni, i controllori della missione hanno dovuto gestire risorse energetiche limitate, poiché la sonda è alimentata da un generatore termoelettrico a radioisotopi di plutonio, che perde potenza nel tempo.
Ha rivoluzionato la nostra comprensione del sistema solare e oltre, fornendo dati fondamentali che hanno influenzato le future missioni spaziali.
La Riscoperta della Voyager 1
La sonda Voyager 1, lanciata 47 anni fa, ha sorpreso il mondo attivando un insieme di motori che erano rimasti inattivi per decenni. Questa decisione da parte della NASA si è rivelata fondamentale per correggere l’orientamento della navetta, dopo che i motori principali hanno affrontato problemi a causa di ostruzioni nei loro sistemi. Nonostante le sfide, la missione continua a procedere, consentendo alla Voyager 1 di continuare a inviare dati preziosi sullo spazio interstellare.
Dopo mezzo secolo di viaggio, i tubi di carburante dei propulsori attivi della Voyager 1 si sono ostruiti con biossido di silicio, risultato dell’usura di un diaframma di gomma nel serbatoio del carburante. Questo problema ha ridotto drasticamente il diametro originale dei tubi, complicando ulteriormente il mantenimento della comunicazione con la Terra. Tuttavia, l’ingegnosa decisione di attivare i motori inattivi ha permesso alla NASA non solo di evitare la perdita della navetta, ma anche di prolungare la sua missione nel vasto universo.
Sfide e soluzioni
Il team di controllo della missione ha dovuto affrontare una nuova sfida legata all’energia. I propulsori alternativi erano freddi a causa della mancanza di energia, il che rappresentava un rischio se fossero stati accesi senza precauzione. Poiché la Voyager 1 funziona con una fonte di plutonio, ormai prossima alla fine della sua vita utile, è stato necessario spegnere temporaneamente alcuni sistemi non essenziali, come i riscaldatori dei motori, per reindirizzare l’energia verso i propulsori inattivi.
Dopo settimane di analisi e prove, il team è riuscito a sviluppare un piano per riscaldare i propulsori e accenderli in modo sicuro. Questo processo è particolarmente complicato, poiché gli aggiornamenti software e le istruzioni richiedono un giorno per arrivare alla sonda e un altro giorno per ricevere la conferma che sono stati eseguiti correttamente. Grazie a questo approccio meticoloso e alla gestione attenta delle risorse, la NASA sta continuando a espandere la vita utile della Voyager 1.