Torna l’alluvione in Emilia Romagna. A circa un anno dal disastro che ha causato danni ingenti alle popolazioni emiliane sembra tutto da rifare. Le immagini di ricognizione dei soccorritori del territorio di Lugo – nel Ravennate – parlano chiaro. Ai residenti è stato richiesto di raggiungere i piani più alti per permettere i soccorsi via aerea – l’unica percorribile – se non è possibile accedere ai centri di soccorso e accoglienza per via delle strade, diventate fiumi per via della rottura degli argini. Due sono i dispersi nella vicina Bagnacavallo, mentre oltre 1.000 sarebbero gli sfollati. Sempre a Lugo anche i ricoverati sono stati trasferiti in altri ospedali vicini. La circolazione ferroviaria è ripresa sulla Faenza-Ravenna, già a partire dalle 17 dello scorso 19 settembre. La Regione ha dichiarato di voler procedere con la richiesta dello stato di emergenza.
Le correnti provenienti da est si sono scontrate con i cumuli di aria calda del mare romagnolo, causando una forte instabilità carica di pioggia. Tra il 17 e il 19 settembre la scarica di pioggia è arrivata tra 150 e 300 millimetri, colpendo da subito gli argini dei fiumi e i campi coltivati. I rovesci violenti non hanno visto pause, ma solo una riduzione dell’intensità solo nelle ultime ore, provocando frane e smottamenti. Dopo queste 48 ore di acqua ininterrotta, la situazione sta tornando lentamente alla normalità e si fa la conta dei disagi e dei danni per le imprese e i cittadini. L’Ausl Romagna ha reso noto di aver predisposto il ritorno dei pazienti a Lugo, mentre le attività comuni ripartiranno a partire dal 23 settembre. Per gli interventi chiurugici si dovrà attendere il 24 settembre. A Budrio, in provincia di Bologna, si cerca di chiudere la falla sull’Idice, ma gli argini hanno retto. Non è accaduto lo stesso a Traversara, dove il Lamone è esondato. Secondo Coldiretti, le aziende emiliane che avevano subìto danni dal precedente alluvione erano state 8 su 10. Ora per tanti sarà difficile riprendersi.
Sono trascorsi 16 mesi da quando l’alluvione in Emilia Romagna aveva travolto case e aziende. Oggi ci risiamo e non mancano le polemiche. Infatti, è discussione tra la Regione che punta verso lo stato di emergenza e indica i disagi legati al mancato invio dei fondi e il ministro Musumeci, che parla di una mancata sinergia e di un invio puntuale dei fondi rallentati dalla burocrazia. Sul punto è intervenuta anche la Premier Meloni, che ha annunciato un fondo di 24 milioni di euro per le popolazioni emiliane.
Secondo IlSole24Ore, i millimetri di pioggia caduti sono 350, che si trasformano in poco meno di mezzo metro che arriva con straordinaria violenza. Distrugge cantine, scantinati e garage, costringe la popolazione a fare i conti con i mutui: ed è solo l’inizio. Certo, i millimetri erano stati 450 nel 2023, ma su 15 giorni. L’intensità del rovescio stavolta ha colpito in pochissimo tempo, diventando una bomba d’acqua. In altri tempi questi fenomeni sarebbero stati a distanza di 100 anni l’uno dall’altro.
Adesso parliamo di soli 16 mesi. I cambiamenti climatici sono al centro del fenomeno: le precipitazioni sono troppo violente perché l’aria è troppo calda e questo calore dipende dall’effetto serra, legato all’aumento delle emissioni inquinanti degli ultimi decenni. A questo si aggiungono anche scelte edilizie sbagliate, causate da una cultura ambientale non presente e da un’edilizia italiana legata agli anni del boom economico (se non prima), soprattutto nel pubblico. Oggi sotterrare un fiume per costruirci sopra sarebbe impensabile.
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