Nel mese di febbraio, il mondo ha probabilmente assistito al febbraio più caldo mai registrato, segnando un episodio senza precedenti che ha visto la natura anticipare i ritmi primaverili, da giardini in fiore in Giappone fino a pendii sciistici spogli in Europa. Questo fenomeno, che ha portato temperature fino a 38°C in Texas, è considerato un chiaro indicatore dell’impatto del cambiamento climatico sul nostro pianeta.
Sebbene i dati definitivi siano ancora in fase di elaborazione, tre scienziati hanno confermato a Reuters che questo mese è sulla buona strada per avere la temperatura media globale più alta mai registrata per il mese di febbraio, grazie al cambiamento climatico e al riscaldamento dell’Oceano Pacifico orientale noto come El Niño.
Questo evento potrebbe rappresentare il nono record mensile di temperatura consecutivo infranto, secondo i dati forniti dall’Amministrazione Oceanica e Atmosferica Nazionale degli Stati Uniti (NOAA), che pubblicherà le cifre definitive per febbraio intorno al 14 marzo. Nel frattempo, fenomeni insoliti si sono manifestati nell’emisfero settentrionale, dove le temperature record significano che “la primavera arriva prima”, come osservato da Karin Gleason, scienziata atmosferica presso la NOAA.
Da Tokyo a Città del Messico, i segni di questo inaspettato cambio stagionale sono evidenti, con fioriture anticipate che non solo sorprendono, ma sollevano anche interrogativi sul futuro del nostro clima. In Europa, lo scioglimento della neve ha trasformato le piste da sci in fango, spingendo alcune località a reinventarsi come destinazioni per escursionismo e mountain biking. Negli Stati Uniti, temperature fino a 22 gradi Celsius sopra la media hanno stabilito nuovi record, esemplificato dalla città di Killeen, Texas, con i suoi 38°C.
Questo aumento delle temperature contribuisce allo scioglimento dei ghiacciai ai poli e nelle montagne, all’aumento del livello del mare e alla promozione di eventi meteorologici estremi. Le ondate di calore, in particolare, hanno colpito duramente l’emisfero meridionale, portando a un picco nei decessi legati al calore e contribuendo alle condizioni favorevoli agli incendi boschivi che hanno devastato aree vicino a Santiago, uccidendo almeno 133 persone.
Sebbene si preveda che il fenomeno El Niño si dissiperà entro la metà del 2024, potenzialmente dando spazio al fenomeno La Niña, che comporta un raffreddamento delle acque del Pacifico orientale, gli esperti rimangono cauti. La NOAA prevede che il 2024 abbia il 22% di possibilità di superare il record del 2023 come l’anno più caldo, con una probabilità del 99% che si classifichi tra i primi cinque. Questi dati sottolineano la necessità urgente di affrontare il cambiamento climatico attraverso azioni concrete e sostenute a livello globale, per mitigare i suoi effetti devastanti e assicurare un futuro più sostenibile per il nostro pianeta.
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