I PFAS (sostanze poli e perfluoroalchilici) sono ampiamente utilizzati nelle applicazioni industriali per la loro resistenza al calore, all’acqua e agli oli. Di recente, le acque potabili di cento comuni della Lombardia sono state oggetto di analisi da parte di Greenpeace Italia, che ha rilevato la presenza di queste sostanze chimiche altamente resistenti e nocive. Ciò solleva gravi preoccupazioni per la popolazione lombarda. Le amministrazioni locali non hanno adeguatamente informato i cittadini dei rischi associati a queste sostanze, nonostante fossero a conoscenza della contaminazione da anni.
Tra le province lombarde, quella di Lodi riporta la percentuale più alta di campioni contaminati (84,8%), seguita da Bergamo (60,6%) e Como (41,2%). Milano, nonostante sia a metà classifica, presenta il maggior numero assoluto di campioni positivi (pari a 201). Infatti, in questa provincia sono state eseguite più analisi. Le province di Brescia, con 149 campioni positivi, e di Bergamo, con 129, seguono nella classifica. È evidente la diffusa presenza di PFAS nell’approvvigionamento idrico della Lombardia, con quasi il 19% dei campioni analizzati risultati positivi.
I PFAS sono dei composti artificiali, a cui abbiamo dedicato questo articolo, contenenti fluoro che persistono a lungo nell’ambiente e sono associati a diversi problemi di salute. Se ingeriti, possono causare gravi danni, compresi alcuni tipi di tumore. Nonostante alcuni legislatori abbiano mosso passi per vietarli negli USA e nell’Unione europea, le concentrazioni di PFAS nelle acque destinate al consumo umano sono ancora motivo di preoccupazione.
La denuncia sui rischi legati alla presenza di PFAS è partita inizialmente in Italia nel 2013 dalla regione Veneto. Tuttavia, anche in Lombardia, risultano circa 1.600 siti contaminati. Greenpeace Italia ha ottenuto i risultati delle analisi attraverso richieste di accesso agli atti inviate alle agenzie di tutela della salute e agli enti gestori delle acque lombarde. Nonostante l’allarme sollevato dall’organizzazione ambientalista, gli enti competenti hanno affermato che l’acqua potabile non rappresenta un pericolo per la salute, grazie ai controlli regolari effettuati e ai processi di potabilizzazione.
La presenza diffusa di PFAS nelle acque potabili della Lombardia è motivo di grande preoccupazione per la salute pubblica. Greenpeace Italia ha evidenziato la mancanza di una comunicazione adeguata da parte delle autorità sulle contaminazioni e i rischi associati. È necessario quindi un intervento tempestivo per affrontare questo problema. Occorre mettere in atto subito misure preventive e garantire che le acque destinate al consumo umano siano completamente prive di questi composti. La salute dei cittadini deve essere messa al primo posto, e la tutela dell’approvvigionamento idrico è una responsabilità condivisa tra le autorità, gli enti gestori delle acque e la popolazione stessa.
Le contaminazioni riscontrate in Lombardia sono inferiori a quelle registrate nel Veneto nel 2013, quando è stata scoperta un’emergenza locale legata ai PFAS. Tuttavia, è importante sottolineare che, secondo le più recenti evidenze scientifiche, i PFAS sono considerati composti senza una soglia di sicurezza per la salute umana. Pertanto, l’unico valore precauzionale accettabile è la loro assenza nell’acqua potabile, negli alimenti, nel suolo e nell’aria. Diversi paesi, preoccupati per gli impatti sanitari, hanno infatti stabilito limiti di presenza molto vicini allo zero per garantire la sicurezza delle acque potabili.
L’esposizione ai PFAS è stata associata a una serie di effetti negativi sulla salute umana, tra cui problemi alla tiroide, danni al fegato, al sistema immunitario, obesità, diabete e alti livelli di colesterolo. Nonostante il Ministero della Salute abbia stabilito limiti per la loro concentrazione, i PFAS sono potenzialmente pericolosi anche a concentrazioni bassissime. Per questo motivo, Greenpeace sottolinea l’importanza di eliminarli completamente dalle acque destinate al consumo umano. È fondamentale che le autorità lombarde prendano provvedimenti immediati per affrontare questa problematica e garantire la sicurezza dell’approvvigionamento idrico per tutti i cittadini.
L’indagine condotta in Lombardia ha evidenziato una grave situazione che le autorità nazionali e locali hanno finora trascurato. Ora abbiamo un’emergenza ambientale e sanitaria fuori controllo. Greenpeace Italia sollecita il Governo, il Parlamento e i Ministeri competenti a assumersi le proprie responsabilità, adottando tempestivamente una legge che vieti l’uso e la produzione di tutti i PFAS. L’associazione chiede alla Regione Lombardia, così come a tutte le regioni italiane, di implementare un piano di monitoraggio sulla presenza di PFAS nelle acque potabili. Inoltre, propone il rispetto del valore di PFAS zero nell’acqua potabile in tutta la regione, perché ogni cittadino ha diritto all’acqua pulita. Per questi motivi, è necessario adottare interventi che non solo individuino le fonti di inquinamento, ma lo blocchino modificando i processi produttivi responsabili dell’emissione di PFAS.
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