In Antartide si trova il ghiacciaio Thwaites, che è il più grande del mondo. O almeno lo è stato finora. A causa della crisi climatica infatti anche questo ghiacciaio si sta ritirando. Per la prima volta un gruppo di ricerca è riuscito a rivelare cosa sta succedendo, attraverso uno studio condotto con robot e telecamere. Si tratta di due studi recenti pubblicati sulla rivista Nature effettuati dai ricercatori del British Antarctic Survey e della Cornell University.
Il team di scienziati ha utilizzato un robot sottomarino chiamato Icefin per riprendere lo scioglimento del ghiacciaio Thwaites in Antartide. I risultati dello studio hanno evidenziato una dinamica di scioglimento diversa da quella finora ipotizzata fino ad ora con i modelli esistenti. Il robot è stato calato nel ghiaccio mediante l’inserimento in un foro trivellato con acqua calda. In questo modo è stato possibile raccogliere dati e video riguardanti il ghiacciaio. Si tratta di un ghiacciaio particolarmente critico e per questo è anche conosciuto come Doomsday Glacier, ovvero “Ghiacciaio dell’Apocalisse”. Il suo collasso infatti potrebbe trascinare anche i ghiacciai circostanti, provocando un innalzamento significativo del livello del mare.
Il ghiacciaio di Thwaites è in Antartide ed è il più grande nel mondo. La sua estensione è paragonabile a quella della Gran Bretagna. Il flusso del ghiaccio raggiunge la baia Pine Island, che si trova all’estremità sud-orientale del mare di Amundsen. Il collasso di un ghiacciaio così vasto provocherebbe un innalzamento preoccupante del livello del mare. In pochi secoli, il mare alzerebbe il proprio livello di più di mezzo metro. Oggi sappiamo che dalla fine degli anni ’90 la distanza tra la piattaforma glaciale e il fondale marino si è ritirata già di 14 chilometri.
Le nuove ricerche hanno dimostrato che la fusione del ghiaccio sotto la piattaforma glaciale è piuttosto debole. Lo scioglimento avviene quindi molto più lentamente rispetto che all’interno dei crepacci o delle fessure, dove il ritmo dello scioglimento è maggiore rispetto alle ipotesi. Complessivamente però, la velocità complessiva dello scioglimento è più lenta rispetto ai modelli utilizzati fino ad ora. Lo scioglimento del ghiaccio lungo le pareti rallenta a causa di uno strato di acqua fredda tra il fondo del ghiaccio e l’oceano.
I video ripresi dal robot hanno mostrato una struttura del ghiacciaio sul fondo della piattaforma che possiamo paragonare a una scala. La maggior parte del ghiaccio si trova sotto il livello del mare e la sua fusione sarebbe la responsabile di un consistente innalzamento del livello del mare. Dentro le crepe invece avviene il trasferimento di calore e di sale, che contribuisce a un’ulteriore espansione delle crepe. Questo fenomeno è la seconda causa della perdita di massa del ghiacciaio.
L’ispezione di Icefine ha dimostrato che la conformazione del ghiacciaio è più complessa di quella finora ipotizzata. Il ghiacciaio infatti presenza terrazze con pareti alte oltre dove metri, in corrispondenza delle quali lo scioglimento avviene più velocemente rispetto alle altre zone. Questa parte contribuisce al 25% dello scioglimento totale. Nelle zone del ghiaccio basale, ovvero la parte inferiore del ghiacciaio, se la superficie è liscia lo scioglimento è più lento rispetto alle zone con superficie frastagliata a causa della presenza di acqua fredda tra fondale del ghiacciaio e oceano. Inoltre, dallo studio emerge che il collasso del ghiacciaio si verifica in presenza di condizioni più miti rispetto a quanto stimato con modelli precedenti. Il rischio quindi è che sia necessario meno tempo del previsto per la fusione del ghiacciaio.
Lo scioglimento della base del ghiacciaio risulta essere complessivamente minore di quello ipotizzato con i modelli precedenti all’inserimento del robot. Ma, come commenta Peter Davis, uno dei coordinatori dello studio,
“I nostri risultati sono stati una sorpresa ma non dobbiamo pensare che questi dati rappresentino una buona notizia. Se una piattaforma di ghiaccio e un ghiacciaio sono in equilibrio, il ghiaccio che si stacca dal continente corrisponderà alla quantità di ghiaccio che si perde a causa dello scioglimento e del distacco degli iceberg. Quello che abbiamo scoperto è che, nonostante piccole quantità di scioglimento, c’è ancora un rapido ritiro del ghiacciaio, quindi il rischio di frattura dell’equilibrio è molto concreto”.
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