Il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC) è stato pubblicato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica con i dati aggiornati al 2022. Riporta quali sono le trasformazioni climatiche in atto in Italia e propone una stima dell’impatto dei cambiamenti climatici. La nuova versione del documento sostituisce quella precedente, che risale al 2018. Il nuovo PNACC vuole fornire delle linee guida per implementare azioni di riduzione dei rischi connessi con i cambiamenti climatici. Alla luce delle recenti vicende avvenute nelle Marche e Ischia, ricorda la necessità di migliorare l’adattamento dei sistemi naturali, economici e sociali nei confronti del clima.
Il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici è stato redatto per la prima volta nel 2016, poi aggiornato nel 2018 e infine nel 2022. Non è mai stato però approvato ufficialmente. L’attuale governo Meloni aveva assicurato l’adozione definitiva del Piano Nazionale entro la fine del 2022. Nel programma della Presidente del Consiglio infatti era contenuto l’obiettivo di aggiornare il PNACC precedente e renderlo operativo. Attualmente è in corso l’iter di approvazione ed è probilmente a fine marzo 2023 che il Piano Nazionale sarà effettivamente adottato. Nel documento si analizzano gli impatti dei cambiamenti climatici e la pericolosità di eventi estremi quali alluvioni, incendi o siccità, valutando la vulnerabilità del territorio e la sua capacità di adattamento.
In seguito alla Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (SNAC) nel 2016 fu redatto il primo PNACC, commissionato dal Ministero dell’Ambiente. Il Piano Nazionale nasce per dare un taglio più operativo rispetto alla Strategia Nazionale. Il punto fondamentale quindi è l’analisi della vulnerabilità del territorio e delle possibili azioni di mitigamento per ridurre la gravità degli eventi climatici estremi. Questo vale non solo dal punto di vista del territorio naturale, ma anche sotto l’aspetto sociale ed economico.
Gli obiettivi del PNACC 2022 sono finalizzati al miglioramento delle azioni di adattamento climatico. Per farlo occorre attivare le infrastrutture per lo scambio di dati sull’adattamento e la realizzazione di attività per promuovere la partecipazione e la consapevolezza. Sono previsti criteri di adattamento su diversi livelli per ridurre la vulnerabilità dei sistemi naturali, economici e sociali ai cambiamenti climatici. Inoltre, è fondamentale il monitoraggio dei risultati raggiunti sia a livello nazionale che territoriale in tutti i settori.
Il PNACC 2022 si propone di condividere progetti e tecnologie con tutti gli stakeholder per avere un quadro completo dei possibili interventi di adattamento. Ribadisce inoltre l’importanza della cooperazione nazionale, soprattutto tra territori vicini per il miglioramento dell’efficienza di utilizzo delle risorse per il raggiungimento degli obiettivi. Nel Piano Nazionale sono contenuti diversi tipi di Azioni, che possiamo dividere in due settori principali. Un primo gruppo si propone di costruire un’organizzazione nazionale e un sistema di pianificazione corretta a livello nazionale, per migliorare le capacità di adattamento. Il secondo gruppo comprende Azioni per i diversi Piani sia settoriali che intersettoriali.
Il Piano Nazionale si compone di cinque parti, che sono:
L’impatto è descritto attraverso i principali campi di interesse, tra i quali, per citarne alcuni, risorse idriche, zone costiere, ecosistemi terrestri e acquatici, agricoltura, pesca marittima, turismo, energia, salute. Secondo il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin,
“Si tratta di uno strumento di programmazione essenziale per un paese come il nostro, segnato da una grave fragilità idrogeologica. Le recenti tragedie di Ischia e delle Marche hanno ricordato quanto sia assolutamente necessaria in Italia una corretta gestione del territorio e la realizzazione di quelle opere di adattamento per rendere le nostre città, le campagne e le zone montuose, le aree interne e quelle costiere più resilienti ai cambiamenti climatici“.
Il Piano Nazionale 2022 prevede due tipi di “metologie per la definizione di strategie e piani”: quelle a livello regionale e quelle a livello locale. Entrambe sono contenute in due documenti che si basano sulle esperienze sia europee che internazionali e sugli strumenti disponibili sui territori. Il Piano Nazionale quindi definisce sia possibili modelli di intervento a livello regionale e locale sia le modalità per individuare e definire le priorità delle azioni di adattamento ai cambiamenti climatici.
Dopo l’approvazione definitiva del Piano Nazionale e la pubblicazione del relativo Decreto, occorrerà pianificare e rendere operative le azioni di adattamento definendo sia le priorità che le responsabilità e gli strumenti di finanziamento. In questa pianificazione bisognerà tenere conto anche degli ostacoli presenti a livello normativo. Infine, verranno insediati sia un Osservatorio Nazionale che un Forum permanente. L’Osservatorio Nazionale si occuperà della definizione delle priorità e dell’individuazione dei finanziamenti per definire le misure da attuare nei diversi Piani settoriali e intersettoriali. Il Forum invece si occuperà di informazione e formazione verso i cittadini e gli stakeholder.
Il PNACC segnala tra i rischi principali per quanto riguarda il clima l’incremento di temperatura. In Italia si prevede un aumento di temperature di valore poco superiore a quello mondiale. Le previsioni al 2100 sono di un aumento di temperatura che sarà compreso tra 1 e 5 gradi. L’Italia inoltre è un paese fragile dal punto di vista idrogeologico, per cui si prevede un aumento dei fenomeni di dissesto. Inoltre è possibile una variazione delle caratteristiche dei versanti di alta quota con ripercussioni sulla quantità e qualità delle acque superficiali. Gli eventi estremi idrogeologici sono anche aggravati dall’uso del suolo e dalla crescente urbanizzazione. Anche la situazione della criosfera è critica: lo spessore della neve si sta riducendo. Negli ultimi decenni i ghiacciai stanno scomparendo e hanno già perso dal 30% al 40% del loro volume.
In Italia si prevede che tra il 2036 e il 2065 il livello del mare aumenterà di 16 cm nell’Adriatico, Tirreno e Ligure, di 17 cm nello Ionio fino ad arrivare ai 19 cm nel Mediterraneo occidentale. Per quanto riguarda la variazione di temperatura, tutte le aree costiere avranno un aumento che va, a seconda delle zone, da 1,9 gradi a 2,3 gradi rispetto al trentennio 1981-2010.
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