L’idrogeno verde è considerato un vettore energetico fondamentale per la decarbonizzazione e l’obiettivo di transizione ecologica che ormai tutto il mondo sta inseguendo. Investire su questa tecnologia e sviluppare nuovi sistemi per la produzione di idrogeno verde è fondamentale per rivoluzionare l’industria e al tempo stesso garantire la salvaguardia del nostro pianeta. Proprio questo è l’obiettivo della start-up friulana CTS H2, con sede a Brugnera, in provincia di Pordenone. L’innovazione che ha proposto riguarda il processo di produzione di idrogeno verde a partire dal recupero di acqua piovana.
All’idrogeno si fa riferimento con colori diversi, per identificarne i diversi metodi di produzione. L’idrogeno verde è l’unico a cui si può attribuire un impatto ambientale ridotto, e quindi che può essere effettivamente considerato sostenibile. Si produce infatti a partire dall’acqua mediante il processo di elettrolisi, che riesce a separarla nei suoi elementi, l’ossigeno e, appunto, l’idrogeno. L’energia che è necessaria per permettere l’elettrolisi si produce da fonti rinnovabili, come un parco eolico o solare. Ecco perché si tratta di un processo green, a differenza per esempio della produzione di idrogeno grigio, che deriva dai combustibili fossili ed è quindi più impattante. L’idrogeno è un potente vettore energetico perché è in grado di trasportare grandi quantità di energia e su grandi distanze. Se combinato con l’utilizzo di energia rinnovabile, diventa una potente arma contro le sfide ambientali nate dall’inquinamento e dal cambiamento climatico.
L’idea della start-up CTS H2 è stata quella di ottenere l’idrogeno verde partendo dal recupero dell’acqua piovana. L’idrogeno prodotto può essere utilizzato per diversi scopi energetici, ad esempio come carburante o per la produzione di elettricità. Dopo la produzione, l’idrogeno viene stoccato in opportuni sistemi e poi viene usato per produrre energia elettrica, energia termica oppure un carburante alternativo, nel rispetto degli obiettivi previsti per la transizione alla mobilità sostenibile. La tecnologia è ottimizzata con l’utilizzo di serbatoi che operano in massima sicurezza e con compressori che non hanno consumi eccessivi di energia.
Cts H2 è una start-up italiana innovativa nel settore delle applicazioni a idrogeno. Propone diversi progetti tecnologici per favorirne la produzione energetica nazionale. Si occupa di soluzioni per lo stoccaggio di energia rinnovabile, della produzione di idrogeno e della sua conversione in energia e di tecnologie per l’utilizzo nella mobilità. Gli obiettivi che si propone la start-up CTS H2 vedono l’utilizzo dell’idrogeno per favorire la diversificazione energetica e un’economia sostenibile, priva del contributo dei combustibili fossili e di tutte le risorse che sono fortemente impattanti per l’ambiente. Il nuovo sistema proposto per la produzione di idrogeno dall’acqua piovana è una soluzione interessante, che ha permesso di superare molti degli ostacoli attuali nel campo dell’idrogeno verde.
Grazie al brevetto ottenuto, la start-up ha vinto il premio “Vivere a Spreco Zero 2022”, nella categoria acqua/energia. Si tratta di un riconoscimento prestigioso, che dimostra l’impegno e l’affidabilità tecnologica, nonostante l’attuale periodo di crisi energetica. Negli ultimi anni, tramite diverse collaborazioni con Stati Uniti e Corea del Sud, è nato un prototipo per l’utilizzo dell’acqua piovana per produrre elettricità, calore e un carburante sostenibile. Il progetto non prevede l’utilizzo di batterie costose o ingombranti, né la necessità di materiali rari come il litio. Le tecnologie innovative di CTS H2 hanno permesso di contenere i costi, aumentando al tempo stesso l’affidabilità dei prodotti in diversi progetti internazionali che utilizzano idrogeno.
Il recupero dell’acqua piovana è fondamentale nella strategia di economia circolare. L’acqua infatti è una risorsa preziosa per la vita e l’economia e il suo consumo nel mondo è spesso maggiore di quello strettamente necessario. Per questo è fondamentale evitare gli sprechi e promuovere progetti per il suo recupero e riutilizzo. L’acqua piovana, dopo la filtrazione per eliminare le impurità, viene stoccata fino al suo utilizzo in celle elettrolitiche, alimentate da fonti di energia rinnovabile. Una volta prodotto l’idrogeno tramite questo processo green ,esso è puro e non ha bisogno di ulteriori trattamenti. L’idrogeno si inserisce all’interno di serbatoi esterni, estremamente sicuri, e in caso di necessità può essere combinato di nuovo con l’ossigeno per produrre energia, con il processo inverso. L’idrogeno, che è prodotto con un’efficienza del 30%, va quindi immesso nuovamente nel ciclo produttivo.
Una volta prodotto idrogeno dall’acqua piovana, le sue destinazioni possono essere diverse. L’idrogeno può essere un vettore energetico sostenibile e alternativo a quelli di origine fossile. Può essere utilizzato come carburante per veicoli, ma anche per supportare le comunità energetiche e gli edifici contro il caro prezzi dell’energia. L’idrogeno è l’ideale per ridurre la dipendenza nazionale dai combustibili fossili, favorendo l’auto-produzione e quindi l’indipendenza nell’approvvigionamento di energia. L’idrogeno di questo progetto è prodotto da una risorsa a costo zero, che è l’acqua piovana. Ma il processo acquista ulteriore valore perché l’utilizzo dell’idrogeno non è solo un beneficio per ridurre la dipendenza energetica, ma diventa anche un concetto etico. In questo modo, infatti, le aziende e i cittadini diventano veri e propri protagonisti dello scenario energetico.
Il mondo dell’idrogeno si trova ancora ad affrontare diverse sfide e ostacoli, ma le possibilità di sviluppo esistono e occorre supportare la ricerca e l’innovazione. A questo proposito, il manager di CTS H2, Daniele Verardo, ha commentato
«Sono molte le difficoltà nel far capire le potenzialità del nostro prodotto battezzato H2home, riferite da una parte, alla mancanza di conoscenza di poter avere, in piccoli spazi, grande quantità di energia stoccata tramite il vettore energetico idrogeno che, non avendo scadenza, può essere utilizzato anche mesi dopo (il concetto di accumulo stagionale), dall’altra sui livelli di sicurezza raggiunti che grazie anche alle certificazioni ed omologazioni ottenute possiamo considerare sicuri. Ma dobbiamo considerare che si tratta di una tecnologia se pur matura, priva di una vera filiera industriale e quindi necessita ancora di investimenti importanti. Su questo confido che la parte pubblica faccia il suo, facilitando insediamenti industriali e con incentivi, consapevoli che possiamo risolvere definitivamente il problema dell’inquinamento e avviare un percorso di decarbonizzazione».
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