Si è appena conclusa la COP27, il più importante incontro tra le nazioni mondiali per affrontare il tema del cambiamento climatico. Durante la conferenza, che quest’anno si è svolta a Sharm El-Sheikh, i governi hanno discusso gli obiettivi e le azioni per mitigare la crisi climatica. L’arma più potente che abbiamo a disposizione è sicuramente la decarbonizzazione, che deve essere più rapida possibile.
Una delle giornate della COP27, quella di venerdì 11 novembre, è stata interamente dedicata al tema della decarbonizzazione dei settori produttivi. Un gruppo di stati ha proposto la Breakthrough Agenda, ovvero un’ “Agenda della svolta”. Si tratta di un piano di azione della durata di un anno, per abbassare le emissioni e rendere le tecnologie pulite più economiche e accessibili. Questo pacchetto di interventi riguarda cinque settori, quelli maggiormente responsabili delle emissioni di gas serra a livello mondiale. Le cinque macroaree si suddividono in 28 azioni prioritarie, che devono essere intraprese entro la successiva edizione della COP28, che si terrà nel 2023. I cinque settori sono:
A questi punti, il prossimo anno si aggiungerà il settore delle costruzioni e del cemento.
La Breakthrough Agenda è stata firmata da 45 paesi e dall’Unione Europea e prevede diverse azioni prioritarie. Tra esse, è presente la progettazione di nuove infrastrutture, tra cui almeno 50 impianti industriali con zero emissioni nette e almeno 100 hydrogen valleys, più un pacchetto di connessioni elettriche internazionali. Inoltre è previsto un rafforzamento del supporto tecnologico ed economico ai paesi in via di sviluppo per sostenere la transizione all’energia rinnovabile. Occorre poi aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore agricolo per affrontare la sfida del cambiamento climatico e dell’insicurezza alimentare. Tra le azioni prioritarie trova posto anche l’eliminazione graduale dei veicoli inquinanti, entro il 2035 per i paesi più sviluppati o entro il 2040 per i paesi in via di sviluppo. Infine, si devono sviluppare definizioni comuni per acciaio, idrogeno e batterie sostenibili a emissioni quasi zero.
Gli interventi previsti nel pacchetto riguardano i cinque settori che rappresentano oltre il 50% delle emissioni mondiali di gas serra. Essi hanno anche l’obiettivo della riduzione dei costi energetici e il miglioramento della sicurezza alimentare in tutto il mondo. Le singole azioni saranno attuate attraverso una cooperazione tra paesi, tra cui quella del G7, e con il supporto di organizzazioni internazionali. Il Piano d’Azione sarà supervisionato e guidato da un gruppo centrale composto da governi di primo piano. A livello dei singoli paesi, gli interventi potranno essere sostenuti da finanziamenti privati e iniziative industriali. A sostenere l’iniziativa della Breakthrough Agenda sono state le tre presidenze di COP26 (Regno Unito), COP27 (Egitto) e COP28 (Emirati Arabi Uniti) per sollecitare il settore privato ad accelerare gli interventi di decarbonizzazione. Questa urgenza è sempre più forte anche a causa dell’aumento dei prezzi del gas, conseguenti al conflitto Russia-Ucraina.
Già dopo la precedente Conferenza delle Parti del 2021 diverse aziende responsabili di grandi quantità di emissioni hanno presentato dei piani d’azione per ridurre la propria impronta di carbonio. La COP27 ha cercato di accelerare ulteriori progressi nella collaborazione tra settore pubblico e settore privato, per trasformare le promesse in realtà. Per raggiungere la decarbonizzazione è necessario abbattere l’utilizzo dei combustibili fossili a favore dell’energia rinnovabile. Questo vale soprattutto per paesi come USA, Cina e Russia, responsabili della maggior parte delle emissioni totali. Considerando le emissioni globali rilasciate a partire dal 1850, esse ammontano a 2500 miliardi di tonnellate di CO2. Ciò significa che ci bastano 500 gigatonnellate di CO2 per raggiungere il limite massimo dell’aumento di 1,5°C fissato dall’Accordo di Parigi.
Alla COP27, nella giornata dedicata alla decarbonizzazione, hanno partecipato i lobbisti dei principali settori responsabili delle emissioni. Tra questi, il settore oil&gas, l’industria pesante, l’industria chimica e altri settori ad alta intesità energetica, come quello alimentare e delle costruzioni. Durante la discussione è stato fondamentale il tema del trasferimento tecnologico e del sostegno ai paesi in via di sviluppo. Da ciò è nato un programma di transizione ecologica sostenuto nei Climate Investment Funds. I paesi sviluppati, guidati dagli USA e dall’UE, hanno concordato l’istituzione di un fondo per le perdite e i danni causati dal cambiamento climatico nei paesi meno sviluppati. Si è anche stabilito che l’impegno di decarbonizzazione dei singoli stati dovrà essere aggiornato nella prossima edizione della COP28. Infine, pur avendo riconosciuto il ruolo dell’energia rinnovabile per la riduzione delle emissioni, manca la definizione di impegni concreti per il phase out delle fonti fossili.
Per mitigare gli effetti del cambiamento climatico è necessaria una trasformazione radicale dell’economia attuale in una a basse emissioni. Nel documento finale della COP27 si conferma l’obiettivo fissato nel 2015 dall’Accordo di Parigi per mantenere l’aumento della temperatura globale sotto gli 1,5°. Ma la tabella di marcia è stata criticata per la scarsa ambizione e l’Unione Europea ha definito il documento finale una “delusione” per quanto riguarda gli obiettivi di decarbonizzazione. Infatti, la riduzione delle emissioni del 43% entro il 2030 non può essere rispettata senza un aumento dei finanziamenti previsti dall’Accordo di Parigi per sostenere i paesi meno sviluppati nella politica di mitigazione climatica. Il vicepresidente della commissione europea Frans Timmermans ha sostenuto che il documento non sia sufficiente. Molti Stati infatti si sentono frenati dal costo della transizione ecologica e dalla mancanza di una spinta per affrontare il cambiamento climatico in maniera decisa.
La COP27 ha confermato tutti gli obiettivi sulla transizione ecologica e sulla decarbonizzazione, ma con poca ambizione. La necessità e l’urgenza di mitigare la crisi climatica è stata ribadita più volte, ma il testo finale lascia perplessità su come vincere questa sfida. Non si parla infatti dell’eliminazione dello sfruttamento delle fonti fossili per passare all’energia rinnovabile. Si definisce invece l’obiettivo di riduzione delle emissioni del 43% entro il 2030. Ma se non verranno rinnovati gli obiettivi di decarbonizzazione il taglio sarebbe solo dello 0,3% rispetto al 2019. Per questo gli obiettivi dei singoli Stati dovranno essere aggiornati entro il prossimo anno.
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