La Great Green Wall (Grande Muraglia Verde) è un progetto che da diversi anni si pone un obiettivo ambizioso: far crescere in Africa una muraglia naturale, costituita da alberi. L’estensione prevista è di 8 mila km di lunghezza e 15 km di ampiezza. La Great Green Wall dovrebbe attraversare il continente africano dall’Etiopia al Senegal. L’iniziativa nasce per dare una nuova vita ai paesaggi degradati e desertificati ed è stata proposta nel 2005 dall’ex presidente nigeriano Olusegun Obasanjo. Sono undici i Paesi africani coinvolti: Senegal, Gibuti, Eritrea, Etiopia, Sudan, Ciad, Niger, Nigeria, Mali, Burkina Faso e Mauritania.
L’idea di realizzare una grande muraglia verde nasce nel 1952, quando l’esploratore inglese Richard St. Barbe Baker condusse una lunga traversata del Sahara. In seguito a quell’esperienza, propose di combattere la desertificazione costruendo un gigantesco muro verde, proprio in analogia con quello della grande muraglia cinese. All’epoca l’idea fu ritenuta folle, in quanto il progetto fu considerato eccessivo e costoso, oltre che non realizzabile dal punto di vista pratico. Solo molti anni dopo, nel 2004, gli undici paesi africani coinvolti decisero di provare a realizzare quell’utopia. Per farlo istituirono l’Agenzia Panafricana della Grande Muraglia Verde. Nel 2007 l’Unione Africana, con il supporto dell’ONU, della FAO e dell’Unione Europea e i finanziamenti della Banca Mondiale, ha avviato il progetto della Grande Muraglia Verde. Questa dovrebbe essere completa entro il 2030, anche se è piuttosto improbabile perché i finanziamenti sono stati finora meno consistenti di quanto previsto.
Un anno dopo, nel 2008, i lavori sono partiti e il Senegal è diventato da subito il leader del progetto. Infatti, gli alberi piantati hanno raggiunto una quantità record, coprendo un tratto di oltre 530 chilometri, nel nord del Paese. La Grande Muraglia Verde è concepita per essere una soluzione concreta contro le grandi minacce mondiali prodotte dal cambiamento climatico. L’obiettivo è quello di fornire una risposta contro la siccità, la deforestazione e la carestia. Con la Great Green Wall sarà possibile garantire sicurezza alimentare e posti di lavoro e di soggiorno per la popolazione locale. Le aree interessate sono principalmente nel Nord Africa, nel Sahel e nel Corno d’Africa.
Secondo l’ONU, entro il 2025 due terzi delle terre coltivabili in Africa saranno coinvolte in un processo di desertificazione. Oggi il deserto del Sahara è il secondo deserto subtropicale più grande al mondo, con i suoi nove milioni di chilometri quadrati. Il processo di desertificazione prosegue senza sosta con l’avanzamento del riscaldamento globale che causa siccità ed erosione del terreno. Milioni di abitanti africani stanno già affrontando la crisi climatica, trovandosi di fronte alla carenza del cibo e delle risorse naturali. Anche a causa del clima stanno aumentando le migrazioni di massa dall’Africa verso l’Europa. La Grande Muraglia Verde nasce allora non solo come una semplice iniziativa ambientalista per piantare alberi, ma per offrire opportunità di una vita migliore per le persone. In questo senso, si pone un obiettivo per lo sviluppo sostenibile, coerente con le linee guida dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
La Grande Muraglia Verde non è altro che la creazione di un mosaico di paesaggi produttivi verdi, una sorta di “barriera” che si oppone all’avanzare del processo di desertificazione. Più che un vero e proprio “muro verde”, l’iniziativa prevede la realizzazione di boschi, campi coltivati e aree verdi. La collaborazione tra i Paesi coinvolti punta allo sviluppo delle zone rurali per rafforzare gli ecosistemi e garantire migliori condizioni di vita e di lavoro. Il progetto è un vero e proprio strumento di sostegno economico per le comunità locali. Oggi la Grande Muraglia Verde è in fase di realizzazione, ma sono stati piantati solo 4 milioni di ettari di verde. Stime più ottimistiche riportano 18 milioni di ettari, ma sono comunque troppo pochi per concludere la realizzazione nel 2030. Mancano ancora fondi e supporti tecnici che ostacolano il sogno di un’Africa più verde e con una speranza di vita migliore.
La principale motivazione che giustifica la lentezza che si sta riscontrando nella realizzazione della Grande Muraglia Verde riguarda la condizione socio-politica dei paesi africani. La maggior parte di essi vivono infatti in situazioni di povertà o con la presenza di confitti. Inoltre, i finanziamenti non sono stati quelli sperati. Durante la Conferenza di Parigi sul Clima, nel 2015, erano previsti 4 miliardi di dollari per finanziare il progetto. Ma quelli effettivamente concessi sono stati pari solo a 870 milioni. Nel 2021 è stato previsto un ulteriore finanziamento di 14 miliardi di dollari entro il 2025. Si tratta sicuramente di un supporto utile, ma non sufficiente per quello che la portata del progetto richiederebbe. Tra i principali finanziatori ci sono la Banca mondiale, l’Unione Europea e l’Agenzia francese per lo sviluppo.
Non è facile far crescere alberi in una zona arida, dove sono assenti sia l’acqua che le sostanze nutritive necessarie per la loro crescita. Una delle tecniche è detta zaï e consiste nella realizzazione di piccole fossette nel terreno che trattengono l’acqua. In questo modo le fossette, riempite con il compost, possiedono le sostanze nutritive necessarie per la crescita delle piante e per aumentare la fertilità del terreno. In alternativa, si possono sfruttare gli alberi tagliati. I ceppi rimanenti possono ancora avere la capacità di far nascere nuovi arbusti, da cui si sviluppano poi i nuovi alberi.
La zona africana coinvolta nel progetto della Grande Muraglia Verde è estesa per 780 milioni di ettari e ospita 228 milioni di abitanti. Il 21% di queste aree deserte potrebbe apparire diversamente piantando foreste e realizzando aree verdi e coltivabili. L’obiettivo è creare opportunità di occupazione e di consegunte incremento demografico. Oltre a tutelare la biodiversità e la popolazione, un territorio più verde contribuirebbe al raggiungimento degli obiettivi climatici globali. Gli alberi infatti agiscono sulla cattura del carbonio, permettendo la compensazione delle emissioni e quindi la neutralità climatica. Infine, per garantire la buona riuscita del progetto è necessario pensare alla crescita di varietà di alberi differenti. Solo con una vegetazione variegata e pensata per resistere alla siccità, gli ecosistemi potranno rigenerarsi e garantire una vera sostenibilità.
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