Il trasporto marittimo è considerato tra i settori considerati più inquinanti a livello mondiale. Le emissioni di gas serra rappresentano infatti il 2,89% delle emissioni globali, secondo le ultime stime dell’International Maritime Organization (IMO). Il traffico internazionale delle navi è in costante crescita. Si rendono quindi necessarie misure di mitigazione come sfida alla sostenibilità del settore dei trasporti marittimi e delle infrastrutture portuali. Uno dei temi maggiormente dibattuti a livello mondiale è il Cold Ironing. Si tratta di una misura in grado di eliminare l’inquinamento locale nella zona del porto, che spesso risulta integrata con il tessuto urbano.
Secondo le ultime stime dell’IMO, le emissioni a effetto serra dei trasporti marittimi sono aumentate del 9,6% dal 2012 al 2018, passando da 977 milioni di tonnellate a 1.076 milioni di tonnellate. Si prevede che le emissioni continueranno ad aumentare, rispetto al 2008, dal 90% al 130% entro il 2050. L’andamento reale dipenderà dalla situazione economica ed energetica a livello mondiale e dalle misure intraprese per combattere il cambiamento climatico. Per avere un’idea dell’inquinamento prodotto dalle navi, basta pensare che una nave da crociera attraccata a una banchina in dieci ore produce emissioni di CO2 equivalenti a quelle di 25 automobili di media cilindrata in un anno. L’assorbimento di energia di una nave da crociera equivale a quello di una città con 80mila abitanti. Per questo il trasporto marittimo è responsabile dell’emissione in atmosfera di gas nocivi che, oltre all’anidride carbonica, comprendono anche ossidi di zolfo e di azoto, particolato, monossido di carbonio e composti organici volatili.
Quando le navi attraccano a una banchina, i motori a propulsione sono spenti. Tuttavia, i servizi a bordo devono essere funzionanti e per farlo sono alimentati da motori ausiliari a diesel. Questi consumano elevate quantità di combustibile, risultando responsabili delle emissioni di gas di scarico. Le navi considerate più inquinanti sono quindi quelle in sosta o che effettuano operazioni di manovra. Si calcola che le emissioni prodotte in questi casi siano l’80% delle emissioni portuali totali. Le emissioni all’ormeggio del porto di Rotterdam sono pari a 640 migliaia di tonnellate di CO2 ogni anno, mentre quello di Anversa ne produce circa 351 migliaia all’anno. In Italia, i porti lungo il litorale sono tra i più inquinanti in Europa, con 1165 migliaia di tonnellate all’anno. Il maggiore contributo è fornito dal porto di Genova. A questo si aggiunge il fatto che il 90% dei porti europei è situato in prossimità delle zone urbane.
Il Cold Ironing è una possibilità di riduzione dell’inquinamento prodotto dalle navi che rientra nel processo di elettrificazione dei porti, di cui si discute a livello globale. Il PNRR ha destinato a questo sistema 700 milioni di euro di investimenti. Con il Cold Ironing l’energia elettrica viene fornita da terra alle navi attraccate nel porto, i cui motori principali e ausiliari rimangono spenti. In questo modo le apparecchiature di emergenza, di refrigerazione, di riscaldamento e di illuminazione possono funzionare. Al tempo stesso la nave può caricare o scaricare senza ricevere l’energia dai propri motori. Per realizzare ciò occorre un sistema complesso di infrastrutture elettriche nei porti e a bordo delle navi, per consentire il trasferimento di energia in sicurezza. Inoltre, per assicurare il collegamento delle navi alla banchina si rendono necessari lavori di adeguamento a causa della collocazione dei porti in prossimità di aree urbane densamente popolate. L’infrastruttura a terra va poi allacciata alla rete nazionale. Sono necessari quindi elementi come una sottostazione principale che collega il porto alla rete, un convertitore di frequenza e un trasformatore per adattare la tensione alle diverse tipologie di navi.
Le emissioni delle navi possono essere facilmente ridotte con il Cold Ironing, poiché si evita che i motori, responsabili del rilascio di inquinanti, rimangano accesi. Un ulteriore vantaggio è l’azzeramento dei rumori prodotti dai gruppi di generazione delle navi. Questi infatti si possono propagare a lunghe distanze, causando impatto acustico e disagio per la popolazione. Inoltre, se l’energia elettrica nel Cold Ironing proviene da fonti rinnovabili, contribuisce a rendere più sostenibile il sistema dei trasporti marittimi. Una soluzione potrebbe essere quella di installare pannelli fotovoltaici su tetti e coperture o realizzare un sistema mini-eolico in località ventose. Grazie al Cold Ironing gli obiettivi di sostenibilità dei trasporti via nave sono più vicini, ma è necessario intraprendere un percorso sistemico che coinvolga istituzioni e autorità portuali. In questo modo potrà aumentare la competitività e il ruolo strategico dell’industria navale nel commercio internazionale, garantendo al tempo stesso la riduzione dell’impatto ambientale.
Il Cold Ironing non è ancora una tecnologia matura a causa di una serie di difficoltà operative. La rete elettrica deve essere progettata per soddisfare i bisogni elettrici di navi che possono avere caratteristiche molto diverse a seconda della tipologia. Per alcune navi che attraccano nei porti con elevata frequenza e per tempi lunghi, l’efficienza di elettrificazione è maggiore. Ogni nave ha consumi ed esigenze differenti in base alla tipologia. Ad esempio, una nave da crociera ormeggiata in un porto ha consumi che possono essere paragonati a quelli di una piccola città. Esistono anche diversi ostacoli dal punto di vista burocratico, perché gli standard di alimentazione devono essere coerenti a livello mondiale e le navi vanno ripensate per adattarsi a questo sistema di fornitura di energia. Il Cold Ironing è ancora una tecnologia che non decolla per la mancanza di un quadro normativo definito e a causa degli elevati investimenti necessari.
La presa di coscienza della necessità di rendere sostenibile il trasporto marittimo è un punto di partenza per la diffusione di tecnologie come il Cold Ironing. Nel Green Deal europeo infatti viene lasciato spazio alla decarbonizzazione dei trasporti via nave. Per questo l’elettrificazione dei porti sta procedendo grazie a finanziamenti che possono permettere di superare alcune delle barriere che al momento ne ostacolano la diffusione. Inoltre, per ora manca un’adeguata spinta da parte delle autorità portuali per la realizzazione delle infrastrutture elettriche. Questa situazione è in parte spiegabile con la bassa richiesta del servizio da parte degli armatori.
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