Secondo le stime più recenti, i livelli di stoccaggio del gas naturale in Europa hanno raggiunto il 70,54%. Entro l’inizio dell’inverno i serbatoi saranno completamente riempiti. Si tratta di un risultato superiore rispetto alla media degli ultimi anni. Tuttavia il costo per il rifornimento della materia prima aumenterà, superando l’investimento medio atteso per l’inverno.
I sistemi di stoccaggio del gas sono necessari per garantire la sua distribuzione rapida ai punti di consumo. Lo scopo è di limitare la dipendenza della produzione dai paesi produttori e dai programmi di rigassificazione. Il sistema utilizzato in Italia è lo stoccaggio sotterraneo. Con lo stesso pozzo utilizzato per l’estrazione è possibile reiniettare il gas nel giacimento. In questo modo, i giacimenti esausti possono essere utilizzati per immagazzinare il gas nei periodi in cui non c’è richiesta. Cambiando poi la pressione di esercizio può essere estratto quando necessario, nel periodo invernale, ed inviato in rete. In alternativa, il gas può essere liquefatto (GNL) e stoccato in serbatoi criogenici in grado di mantenerlo allo stato liquido e alla temperatura di circa -161 °C. Essendo condensato, il volume occupato è molto inferiore rispetto a quello dello stato gassoso e può essere trasportato più facilmente.
La Commissione Europea ha avanzato una proposta per soddisfare la capacità di stoccaggio prima del periodo di riscaldamento. La maggior parte degli Stati membri possiede impianti di stoccaggio del gas sul proprio territorio. Le capacità di stoccaggio in cinque Paesi (Germania, Italia, Francia, Paesi Bassi e Austria) rappresentano i due terzi della capacità totale dell’UE. I Paesi che non hanno strutture di stoccaggio collaborano con quelli che le possiedono per garantire la sicurezza delle loro riserve. In seguito al conflitto Russia-Ucraina e all’aumento dei prezzi dell’energia, i governi hanno cercato di garantire la sicurezza dell’approvvigionamento. Si temeva che il taglio delle forniture della Russia attraverso il gasdotto Nord Stream 1 avrebbe messo in difficoltà i Paesi europei. La situazione sembra essere migliore del previsto. Oggi i livelli di stoccaggio, secondo i dati del GIE (Gas Infrastructure Europe) sono al 70,54%, più della media degli ultimi cinque anni (70,32%).
I Paesi europei hanno garantito lo stoccaggio del gas frenando la domanda, passando dal gas al carbone in alcune centrali e aumentando l’importazione di GNL. L’obiettivo è quello di riempire i serbatoi fino all’80% entro l’inizio di novembre. La Germania, maggiormente colpita dalla riduzione dei flussi dalla Russia, si prefigge un obiettivo più alto, pari al 95% entro novembre. Il contributo maggiore proviene dall’importazione del GNL. Nel primo semestre di quest’anno l’Europa ne ha importato 21,36 milioni di tonnellate. Parliamo di una quantità circa tripla rispetto al 2021. Per la prima volta l’importazione del GNL dagli Stati Uniti è stata maggiore di quella del gas via pipeline dalla Russia.
Per raggiungere l’obiettivo, servono investimenti di circa 26 miliardi di euro. Secondo gli analisti, la sostituzione del flusso del North Stream 1 durante questo inverno in base al prezzo TTF costerebbe all’Europa oltre 50 miliardi di euro. Tale costo è 10 volte maggiore rispetto alla media storica. Le aziende sono le maggiori responsabili delle iniezioni di gas per lo stoccaggio. I governi europei hanno fornito incentivi per aiutarle ad acquistare il gas in seguito all’aumento dei prezzi. Si stima che il costo totale del gas iniettato nello stoccaggio dell’UE da giugno è stato di circa 19,8 miliardi di euro. La Commissione Europea ha proposto quindi un obiettivo per tutti gli Stati membri di ridurre il consumo di gas del 15% dal 1° agosto. Questo consentirebbe agli stoccaggi di riempirsi più rapidamente. Il costo del riempimento dello stoccaggio potrebbe essere trasferito ai consumatori attraverso bollette più alte o attraverso la tassazione.
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