Tra gli effetti dell’aumento dei costi dell’energia protagonista di quest’ultimo periodo compare anche la mancanza dell’anidride carbonica. Sembra che quest’anno avremo più difficoltà a dissetarci con una bevanda gasata. L’allarme è stato lanciato da Sant’Anna che ha bloccato la produzione di acqua frizzante, ma il problema si estende a tutte le bibite gasate. L’anidride carbonica ad uso alimentare inizia a mancare sul mercato delle materie prime. Vediamo che cosa sta succedendo.
Con l’aumento dei costi dell’energia a cui stiamo assistendo, l’estrazione delle risorse diventa più difficoltosa, quindi anche quella di gas come la CO2, la cui produzione industriale da mesi è messa a dura prova. Protagonisti di questa difficoltà sono anche le produzioni di alluminio, vetro, plastica e cartone. L’origine di questa carenza di anidride carbonica sembra però essere la maggiore richiesta di questo gas nel settore sanitario come attivatore delle funzionalità respiratorie. Questa richiesta è ovviamente aumentata post pandemia di Covid-19. Secondo il CEO di Acqua Sant’Anna gli ultimi prodotti disponibili sono attualmente nei supermercati. Quando si esauriranno le scorte nei magazzini, non ci sarà più acqua gasata. Il problema della carenza di CO2 per usi alimentari si era già manifestato a fine del 2021 nel Regno Unito. In quell’occasione si era riusciti a tamponare l’emergenza, ma oggi invece sembra che questo gas sia diventato introvabile. Il problema è senza precedenti e si aggiunge ai rincari da record delle materie prime e alla siccità che sta impoverendo le fonti.
Quando si pensa all’anidride carbonica si immagina un gas responsabile delle emissioni a effetto serra, quindi si è portati ad averne una percezione negativa. In realtà questo gas non è tossico, ma è naturalmente presente nell’aria che respiriamo, senza avere nessun effetto nocivo per la nostra salute. Il problema è che immettendone in quantità eccessiva, come succede a causa delle attività umane, viene alterato l’equilibrio atmosferico causando il riscaldamento globale che tutti conosciamo. Il famoso “effetto serra” è però un fenomeno assolutamente naturale, anzi se non ci fosse la vita sul pianeta non si sarebbe sviluppata cos’ come la conosciamo. Il ciclo biogenico della CO2 avviene continuamente con la respirazione cellulare o con la decomposizione delle molecole organiche, e finisce in atmosfera, dove contribuisce all’effetto serra naturale.
La CO2 è utilizzata in campo industriale in molte applicazioni, come refrigerante o nell’industria alimentare, perché è inodore e insapore. Si utilizza non solo per preparare le bibite gasate, ma anche nei processi di conservazione degli alimenti e nella preparazione di surgelati. In fase di sviluppo è anche il settore di “riciclo” della CO2 che è rilasciata come scarto in altri processi. Si parla in generale di tecnologie CCS (Carbon Carbon and Storage) o, più recentemente, CCU (Carbon Capture and Utilization). Oggi circa la metà dell’anidride carbonica alimentare richiesta in Europa viene da impianti di produzione di fertilizzanti o di bioetanolo. Altri utilizzi sono per la crescita di piante in serra, negli allevamenti per stordire gli animali prima della macellazione e nel trasporto di alimenti.
La fabbrica di Acqua Sant’Anna ha annunciato lo stop momentaneo delle linee di produzione, fino al 30%. Poiché la risorsa scarseggia, i fornitori preferiscono evitare di produrla, dato che non sarebbe conveniente dal punto di vista economico. Ma come risolvere il problema? La risposta più intuitiva è che si può catturare l’eccesso di CO2 in atmosfera. Tecnicamente questo sarebbe possibile, ma in realtà richiederebbe molta energia e quindi molti costi. Questo gas infatti è estremamente diluito in aria ed è presente in percentuali trascurabili, circa lo 0,04%. In questi giorni Coldiretti Torino ha avanzato la proposta di utilizzo dell’anidride carbonica degli allevamenti piemontesi per l’acqua gasata. Il prelievo potrebbe avvenire dal bioreattore di Candiolo, in provincia di Torino, dove le deiezioni animali producono metano e anidride carbonica. In effetti, una soluzione al problema potrebbe essere quella di utilizzare i siti di digestione anaerobica che trattano i rifiuti organici.
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