A Lisbona è in corso la Conferenza dell’ONU sugli oceani che ha lo scopo di fare il punto su uno degli obiettivi dell’Agenda 2030. Dal 27 giugno fino al 1 luglio 2022 i capi di stato discuteranno, insieme a scienziati ed esponenti di aziende, dello stato attuale dell’oceano. Il motto della Conferenza è “conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine”.
Parlare delle minacce che l’oceano sta affrontando a causa dell’attività umana è importante perché ben il 70% del nostro pianeta è ricoperto da acqua. Ma non solo. Lo stato dei mari influenza anche quello delle terre emerse e quindi l’intera vita sul pianeta. Nei mari vive una quantità enorme di specie, oltre l’80 di tutta la vita che si trova sulla Terra. Inoltre l’oceano genera ossigeno e assorbe parte delle emissioni di anidride carbonica, agendo come mitigatore del cambiamento climatico. Le correnti oceaniche hanno un ruolo decisivo nella regolazione del clima del pianeta. Se non ci fossero, ad esempio, i paesi nordeuropei avrebbero mediamente temperature molto più basse. Se con l’aumento della temperatura globale il ruolo degli oceani venisse alterato, le conseguenze sarebbero devastanti. Molte specie marine rischierebbero la vita, intere zone del pianeta si raffredderebbero e i livelli di inquinamento aumenterebbero.
Gli oceani e i mari sono al centro dell’obiettivo numero 14 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile. Le azioni al centro della politica di protezione e salvaguardia delle acque del pianeta riguardano diversi aspetti e problemi ambientali. Puntano alla riduzione dell’inquinamento marino, alla salvaguardia degli ecosistemi acquatici e costieri e alla riduzione dell’acidificazione. Occorre al tempo stesso spingere sulla ricerca scientifica e tecnologica verso soluzioni che consentano un uso sicuro e sostenibile dell’oceano e delle sue risorse.
Aprendo la Conferenza, il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha sottolineato l’urgenza di affrontare l’emergenza oceanica per invertire la rotta. Il giorno prima dell’inizio della Conferenza si è concluso il Forum della Gioventù e dell’Innovazione a Carcavelos, non molto distante da Lisbona. In questa occasione, Guterres ha chiesto pubblicamente scusa a nome della sua generazione per lo stato in cui hanno lasciato ai giovani i mari e per il problema del clima. Queste le sue parole:
“La mia generazione e coloro che erano politicamente responsabili, come è il mio caso, siamo stati lenti o talvolta riluttanti a riconoscere che le cose andavano sempre peggio in queste tre dimensioni: oceani, clima e biodiversità. E che anche oggi ci muoviamo troppo lentamente in relazione alla necessità di invertire la minaccia, ripristinare gli oceani, salvare la biodiversità e fermare i cambiamenti climatici. Stiamo ancora andando nella direzione sbagliata”.
“Save our ocean, protect our future” è lo slogan scelto in occasione della Conferenza. Renderlo realtà è un dovere di tutti, una responsabilità che ci riguarda a livello individuale e va oltre le decisioni politiche. Ogni anno immettiamo nei mari 8 milioni di tonnellate di plastica e questo è uno dei problemi ambientali più urgenti da affrontare, smettendo di ignorarlo. La Conferenza ha lo scopo di discutere su quattro azioni per salvaguardare i nostri mari: economia sostenibile, inquinamento, protezione e innovazione. Andando nel dettaglio, in primis le scelte politiche devono rivolgersi verso investimenti in campo energetico e alimentare che siano orientati allo sviluppo sostenibile. In secondo luogo, l’oceano deve diventare un modello di gestione dei beni comuni, riducendo l’ inquinamento di origine sia terrestre che marina. Il terzo obiettivo è affrontare i cambiamenti climatici investendo in infrastrutture costiere resilienti al clima e proteggendo le popolazioni il cui benessere dipende dallo stato degli oceani. Infine, non bisogna mai fermarsi nella ricerca scientifica, per trovare soluzioni concrete nell’azione oceanica mondiale.
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