Si è soliti attribuire l’utilizzo della fonte eolica agli aerogeneratori nonostante i modi per sfruttare la fonte eolica siano molteplici. Un’alternativa agli aerogeneratori è rappresentata dall’ ‘airborne wind energy’. L’airborne wind energy è una tecnologia di conversione di energia che impiega vele, ali semirigide o droni dispiegati in aria a un’altezza dal suolo fino a 500 metri.
Il primo impianto eolico commerciale e autonomo ad alta quota si trova sull’isola di Mauritius ed è stato lanciato da Skysails Power, azienda tedesca pioniera della nuova frontiera energetica. L’azienda ha sviluppato un software in grado di controllare il volo di un aquilone largo 150 metri quadrati e in grado di convertire 100 kW di energia per soddisfare il fabbisogno di 50 abitazioni nelle zone limitrofe.
Dal punto di vista economico e commerciale, Skysails è il progetto più promettente in quanto ha stipulato un accordo con Mauritius IBL Energy Holdings per l’installazione del suo primo parco eolico troposferico. Skysails è specializzata nella realizzazione di vele che aiutano le navi a navigare e a risparmiare carburante sfruttando i venti di alta quota.
L’airborne wind energy è costituito da tre elementi:
La salita alla massima quota consentita (500 m) avviene con una rapida manovra trasversale al vento durante la quale si distende il cavo e si avvia il generatore. Quando si raggiunge la sua massima quota, le ali dell’aquilone vengono recuperate da un robot per essere rilanciate. Nel frattempo il movimento di svolgimento della fune genera elettricità.
Quando si raggiunge la lunghezza massima del cavo l’autopilota porta l’aquilone in una posizione neutra in modo da consumare solo una piccola parte di energia prodotta.
Tale tecnologia potrebbe costare circa il 30-40% in meno rispetto all’eolico tradizionale e i vantaggi di tale sistema sono numerosi:
Come tutte le tecnologie anche questa è caratterizzata da svantaggi:
Tale prototipo in Italia fu già testato dall’azienda Kite Gen nel 2007. Successivamente è stata fondata Kitenergy, una startup il cui primo prototipo, chiamato KE60, è costituito da un aquilone flessibile con due cavi in grado di produrre 60 kW. Tale tecnologia è in via di sperimentazione dal 2017 in un aeroporto pugliese a San Pancrazio Salentino. Un possibile utilizzo di questa tecnologia è quella di fungere da supporto nelle missioni di soccorso umanitario.
La startup Hydro Wind Energy ha ideato un sistema che si avvale di aquiloni offshore ad alta quota, combinati con membrane a osmosi inversa e pressione sottomarina per desalinizzare l’acqua.
Svolgendo tale processo 600 metri sott’acqua, il sistema sfrutta la pressione dell’oceano per ridurre la quantità di energia richiesta. Gli aquiloni alimentati dal vento vengono utilizzati per sollevare l’acqua desalinizzata in superficie. Sfruttando il vento di alta quota in mare aperto essi immagazzinano l’energia sottomarina in recipienti a pressione e la rilasciano su richiesta come energia elettrica.
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