Negli ultimi anni, in Italia e in Europa, le attività di raccolta e riciclo hanno raggiunto ottimi risultati. È necessario, però, puntare su un maggiore riuso e su una raccolta di qualità per abbattere le emissioni entro il 2030 e, di conseguenza, una maggiore circolarità del vetro sarà la direzione che le industrie prenderanno nei prossimi anni. Il 2022 è stato dichiarato dall’ONU l’anno internazionale del vetro. Nella sua risoluzione, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha ribadito che:
Il 2022 sottolineerà il ruolo tecnologico, scientifico, economico, ambientale, storico e artistico del vetro nella nostra società, mettendo in luce le ricche possibilità di sviluppo delle tecnologie e il loro potenziale contributo per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile e raggiungere la ripresa economica mondiale.
In Italia il riciclo del vetro, nel 2020, ha raggiunto il 79%, quindi un risultato ben al di sopra del target europeo del 75% fissato per il 2030. L’industria europea è determinata a raggiungere il 90% di riciclo del vetro entro il 2030, andando ben oltre gli obiettivi che la Commissione Europea ha stabilito del 75%. Tali obiettivi sono raggiungibili ma ambiziosi e devono fare i conti con la richiesta di una maggiore qualità del materiale raccolto.
Oggi, per vincere le sfide poste dalla modernità e dalla sostenibilità, risultano fondamentali le caratteristiche di un materiale come il vetro, la cui storia è cominciata ben 5000 anni fa. Basti pensare che i primi reperti in vetro risalgono all’antica Mesopotamia e i primi manufatti consistevano in ornamenti e piccoli recipienti.
Nel mondo romano, il vetro trovò poi una fiorente industria e un rapido sviluppo delle tecniche di lavorazione, che portarono alla creazione di manufatti in vetro soffiato e, già a quei tempi, la raccolta dei rottami e il riciclo erano pratiche assai diffuse. Il vetro è un materiale antico ma che si presta perfettamente ad un moderno approccio di economia circolare: se raccolto e differenziato correttamente può essere riciclato infinite volte senza compromettere la qualità del prodotto finale, risparmiando energia e materie prime, e abbattendo le emissioni.
Il vetro è un materiale ottenuto dalla solidificazione di un liquido composto principalmente da:
La miscela viene fusa a circa 1.500 °C e poi lasciata raffreddare a 800 °C. Viene quindi sottoposta a diversi processi di lavorazione, come la soffiatura (per i vetri artistici), lo stampaggio (per bicchieri e contenitori), la filatura e la colata.
Il riciclo del vetro è una forma di riutilizzo dei rifiuti particolare proprio perché il riciclo di questo materiale può avvenire all’infinito: da 1kg di rifiuto di vetro si può ricavare 1kg di nuovo vetro; quindi, si può pensare di avere dal riciclo una resa di quasi il 100%. Ecco perché il vetro può essere definito materiale permanente.
Se riuscissimo ad avere una filiera di raccolta perfetta, quello del vetro potrebbe essere un sistema a circuito chiuso che non richiederebbe l’acquisto di nuove materie prime. Il Coreve (Consorzio per il riciclo del vetro) stima che, per produrre 100 kg di manufatti di vetro, sono necessari 117 kg di materie prime vergini, sostituibili con 100 kg di rottami di vetro. Il riciclo del vetro è costituito dalle seguenti fasi:
Secondo il CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi), oltre il 75% delle bottiglie di vetro immesse sul mercato sono fatte a partire da vetro riciclato. Purtroppo, non tutto il vetro si può riciclare ma, al momento, sono riciclabili solo bottiglie e barattoli. Questi oggetti in vetro riciclabili si identificano con tre codici che possiamo trovare sulle confezioni:
Ci sono poi dei vetri, come ad esempio i bicchieri di cristallo, le lenti degli occhiali o delle finestre, che non sono materiali riciclabili in quanto al loro interno sono presenti altri elementi chimici che rendono il riciclo complicato.
Riciclare il vetro, dal punto di vista ambientale, conviene perché permette di ottenere molti vantaggi. Si stima che il riciclo del vetro permette di risparmiare 1 tonnellata di anidride carbonica ogni 6 tonnellate di vetro riciclato. Inoltre, un report del 2018 di Assovetro ha stimato che solo nel 2014 il riciclo del vetro ha permesso di risparmiare circa 3milioni di tonnellate di sabbia, carbonati e soda per produrre vetro da zero.
Il risparmio diretto conseguibile con l’impiego del 10% di rottame come materia prima seconda –sottolinea il Coreve – è pari al 2,5%, dei consumi energetici totali necessari per la trasformazione chimica e la fusione del vetro. L’uso del rottame in sostituzione delle materie prime vergini ha permesso, nel 2019, un risparmio di energia equivalente a 2,5 milioni di barili di petrolio.
Pensiamo, quindi, quanto sia rilevante il riciclo del vetro nel 2022 con il costo dell’energia in crescita, questo è uno degli aspetti presi in considerazione dall’ONU. Invece, tra i principali svantaggi legati al vetro e al suo riutilizzo vi è il fatto che le possibilità di impiego del vetro nell’ambito del confezionamento sono molto limitate a causa di caratteristiche del materiale, quali fragilità, pesantezza e rigidità. Inoltre, la produzione del vetro richiede molta energia; a causa del suo peso, è necessaria anche maggiore energia per il trasporto rispetto alle confezioni più leggere, realizzate, ad esempio, con materiali sintetici.
Una forma di riciclo con notevoli vantaggi economici e ambientali è il vuoto a rendere. Non si tratta propriamente di riciclo ma è una pratica che per certi versi ci si avvicina. Anche se è poco diffusa in Italia, in altre parti del mondo, ad esempio in Germania, ha sempre più importanza.
Il vuoto a rendere è, come suggerisce il nome, una pratica che prevede di riutilizzare le bottiglie di vetro usate.
In pratica, se compriamo una bottiglia di birra fatta con vuoto a rendere, una volta finita non la dobbiamo buttare ma la si riporta nel luogo in cui è stata acquistata, così da ricevere una piccola somma di denaro che rappresenta una sorta di rimborso per un gesto ecosostenibile. Tornando al luogo di origine, la bottiglia di vetro fatta con vuoto a rendere viene lavata, trattata e nuovamente riempita. In Italia, secondo il Ministero dell’Ambiente, solo meno del 10% delle bottiglie di vetro sono vuoto a rendere. Questo valore è così basso perché mancano le infrastrutture necessarie sia per la raccolta delle bottiglie sia per il loro trattamento.
A cura di Adriana Montalbano
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