Oggigiorno è sempre più rilevante l’interesse industriale nei confronti di dispositivi neurali capaci di rilevare stress e stanchezza mentale degli operatori di attività rischiose. Infatti, la stanchezza mentale o burnout è una forma di disagio che causa un importante calo di efficienza lavorativa. Edison insieme alla startup cesenate Vibre sta sperimentando una piattaforma software basata su algoritmi capaci di sfruttare i dati rilevati da cerchietti intelligenti indossati in testa con lo scopo di prevenire lo stress degli addetti ai lavori in un impianto eolico pugliese e di migliorare i processi di decision-making in ogni situazione.
I primi utilizzi di tale tecnologia hanno riguardato il monitoraggio di un team di ingegneri di Formula 1 che, durante i giorni dei gran premi, nel remote garage studiano dati, elaborano strategie e forniscono istruzioni a meccanici, muretto e ad altri ingegneri. Infatti, in queste circostanze una minima deconcentrazione dovuta allo stresso può causare gravi danni.
La startup italiana Vibre nasce nel 2017 da un team di bioingegneri e informatici: Raffaele Salvemini (CEO e founder sia di Vibre sia del network Close-up Engineering), Stefano Stravato, Sara Piras, Luca Talevi e Marco Renzi. Vibre opera nell’ambito delle BCI o interfacce cervello-computer e ha implementato algoritmi in grado di analizzare in tempo reale lo stato mentale delle persone. I parametri esaminati vengono registrati mediante un piccolo dispositivo che si indossa sulla fronte. Infatti, i dispositivi sono non invasivi, wireless e leggerissimi. L’obiettivo di Vibre è quello di monitorare le metriche prodotte dalla mente umana per migliorare la performance, per intrattenimento o il decision marketing.
I caschetti neurali, in Interaxon oppure Muse, sono in grado di rilevare la micro attività elettrica esterna proveniente dalla zona frontale e temporale del cervello in termini di segnali, frequenze e altri parametri. Ad esempio, riescono a rilevare il livello di concentrazione della persona, il suo trasporto emotivo e anche la stanchezza mentale. Oltre al rilevamento dei parametri, gli specialisti di sicurezza forniscono un questionario di auto-valutazione da compilare. In tal modo al termine dei test sarà possibile identificare le soglie di stanchezza.
Collerete ha dichiarato: “Al termine dei test sapremo identificare esattamente quali siano le soglie di stanchezza e quindi agire di conseguenza. Ovviamente la raccolta dati è e continuerà ad essere anonimizzata”.
La sperimentazione è iniziata a febbraio e riguarda un impianto eolico a Rignano Garganico. Rignano Gargano si trova in una zona ventosa e soggetta a intense escursioni termiche. In tale sito gli addetti a controlli e manutenzione di Edison svolgono le loro attività in strutture alte mediamente 80 metri e caratterizzate da accessi angusti e spazi stretti. La stessa navicella che ospita il fulcro è una cabina metallica dove le temperature interne possono diventare molto elevate. Considerata questa situazione molto complessa, si ritiene necessario che gli operatori siano sempre nelle condizioni ottimali per svolgere opportunamente le proprie mansioni.
La prospettiva futura consiste nel raccogliere informazioni che permettano in maniera preventiva di gestire al meglio ogni situazione. L’obiettivo è quello di creare un protocollo. Si potrebbe evidenziare che determinate attività siano molto più stressanti di altre o che basterebbe una turnazione differente per agevolare e facilitare il lavoro degli operai.
Inoltre, il cerchietto intelligente si adatta perfettamente al caschetto di protezione (DPI) normalmente previsto. Perciò l’applicazione del dispositivo in altri settori, come nel settore idroelettrico, nelle imprese e pubbliche amministrazioni, non rappresenterebbe un problema.
“Nell’energia troviamo a livello nazionale progetti molto innovativi, abbiamo già raggiunto grandi risultati ma dobbiamo andare oltre lo zero-incidenti. Si tratta di mettere insieme l’attenzione per lo sviluppo, coinvolgendo startup italiane, con l’attenzione nei confronti dei nostri operatori sul campo per farli lavorare al meglio”, conclude Agosta.
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