Nucleare

Il Piano nazionale per le emergenze nucleari si aggiorna

Nel corso del 2021 la necessità di battere quante più strade potessero condurre alla decarbonizzazione dei settori maggiormente climalteranti ha riportato il nucleare sotto la lente d’ingrandimento. La Commissione europea, di fatto, ha inserito l’energia nucleare, assieme al gas naturale, nella tassonomia green del mix energetico.

L’escalation del conflitto tra Russia e Ucraina ha tuttavia riportato alla luce vecchie paure. Gli assalti delle forze russe alla centrale di Chernobyl e alla centrale Zaporizhzhia hanno tenuto tutto il pianeta col fiato sospeso. Su questa scia l’Italia aggiorna il suo Piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche dopo 12 anni.

Che cos’è il Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari

L’obiettivo è quello di tracciare le linee guida per la gestione di situazioni incidentali che possono aver luogo nelle centrali nucleari al di fuori del territorio nazionale. Le procedure operative distinguono tra tre possibili scenari incidentali. Il primo guarda ad incidenti che si verificano in territorio europeo e non oltre i 200 km dal confine italiano. Il secondo comprende il territorio europeo che è oltre i precedenti 200 km. Infine, gli incidenti che possono accadere in territorio extraeuropeo.

fonte: unsplash.com

La pericolosità degli incidenti nucleari è legata alle ripercussioni che possono riscontrarsi anche a grandi distanze dal luogo dell’incidente. Questo a causa della diffusione atmosferica delle nubi di elementi radioattivi eventualmente proiettate in aria a seguito di una sequenza incidentale catastrofica.

Il Piano evidenzia, allora, le misure volte a limitarne gli effetti, sulla base di un inquadramento locale e nazionale. Una delle misure preventive fondamentali in caso di incidenti nucleari è la somministrazione di iodio stabile.

La iodoprofilassi

Iodoprofilassi appunto. Lo iodio stabile viene somministrato in forma di ioduro di potassio – KI – per limitare quanto più possibile, fino ad annullare, l’assorbimento di iodio radioattivo da parte della tiroide. Lo iodio 131, radioattivo, è tra gli elementi presenti nella catena dei decadimenti di uranio e plutonio, principalmente.

In caso di incidente catastrofico è tra le maggiori minacce presenti nelle nubi radioattive. La tiroide, ghiandola endocrina sita alla base del collo, assorbirebbe il radionuclide per la sintesi delle sostanze iodate. L’effetto radioattivo si consuma con l’emissione di elettroni (modo di decadimento beta-meno) e successivo danneggiamento di cellule nello spazio di pochi millimetri. La causa è il modo di decadimento stesso, ovvero una emissione direttamente ionizzante, che dunque cede la sua energia in uno spazio circostanziato. L’assorbimento di iodio radioattivo causerebbe l’incremento della probabilità di sviluppare tumore alla tiroide stessa.

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La somministrazione è prevista per due fasce d’età: da 0 a 17 e da 18 a 40 anni. Rientrano tra i soggetti sensibili anche le donne in stato interessante. L’assunzione inizia 24 ore prima dell’esposizione e termina con una finestra temporale di 2-8 ore successive l’esposizione.

Conferenza delle Regioni e delle Provincie autonome

Il Piano viene revisionato e adeguato sulla base dei pareri espressi in sede alla Conferenza delle Regioni e delle Provincie autonome del 10 marzo.
Il documento in questione è il seguente: Posizione sullo schema di decreto del presidente del consiglio dei ministri recante “adozione del piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, previsto dal comma 2 dell’articolo 182 del decreto legislativo 31 luglio 2020, n. 101”.

Nel documento si esprime il parere favorevole relativo all’ultima stesura del Piano e si indicano diversi accorgimenti richiesti riguardo la iodoprofilassi.

“Dettagliare la procedura di distribuzione dello iodio stabile in un documento attuativo integrativo che ne specifichi tempistiche, modalità, soggetti coinvolti, ruoli e responsabilità, anche con particolare riferimento alla classificazione dello iodio stabile al fine di consentire una distribuzione più agevole”.

Posta l’attenzione anche sulla necessità di una “comunicazione univoca e coordinata in materia”, nonché sulla possibilità di “attuare modalità organizzative che tengono conto delle specificità territoriali, anche avviando la distribuzione in fase preventiva e non di emergenza”.

Marco Filabozzi

Laureando in Ingegneria Energetica presso l'Università degli studi di Roma - La Sapienza. Sono particolarmente attratto dal mondo dell'energia nucleare. Dalle controversie che tale tema suscita è nata la voglia di contribuire in modo sano e imparziale alla divulgazione scientifica sui sistemi di produzione energetica e di come essi generino profondi livelli di interazione tra l'uomo e l'ambiente. Autore per #EnergyCue da maggio 2021

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