Rischio nucleare: cosa accade se si interrompe l’elettricità a Chernobyl?
L’incubo di un nuovo disastro nucleare torna a far tremare l’Europa, dopo 35 anni da quella tragica notte del 26 Aprile 1986. La guerra, che in questi giorni sta imperversando in Ucraina, ad opera dell’invasore russo, porta con se il rischio nucleare. Una minaccia tanto concreta, quanto vicina.
A causa del conflitto scoppiato da poco in Ucraina, che deve fronteggiare il nemico russo, non sono poche le preoccupazioni relative al sito nucleare di Chernobyl. I combattimenti hanno causato problemi anche su questo delicatissimo sito. In particolare, la centrale nucleare ha subito un’interruzione della fornitura di corrente elettrica.
Un’interruzione di corrente potrebbe sembrare un evento innocuo. Generalmente lo è se si verifica presso abitazioni, uffici e anche fabbriche. La situazione cambia nel caso di un a centrale nucleare. In questo caso una semplice interruzione di elettricità porta, certamente, a conseguenze catastrofiche.
Normalmente, una centrale nucleare necessita anche di un sito di stoccaggio, dove depositare i rifiuti prodotti dal reattore. Data la natura radioattiva delle scorie, è necessario provvedere a che il sito sia anche sicuro. Nello specifico, si tratta di vasche di raffreddamento, dove le barre di combustibile devono essere raffreddate. Per il raffreddamento del combustibile, si utilizza acqua. Questo sistema garantisce di tenere sotto controllo il rischio nucleare.
Cosa accade se non si ripristina l’alimentazione elettrica
Dunque, un’interruzione di corrente nel sito della centrale nucleare di Chernobyl può causare l’arresto dei generatori di riserva del sistema di raffreddamento. Se il sistema di raffreddamento si arresta, le barre di combustibile radioattivo si riscaldano, portando all’evaporazione dell’acqua, che contribuisce al raffreddamento delle barre di combustibile. Conseguentemente la temperatura può aumentare fino a 800 gradi Celsius (1.470 gradi Fahrenheit), provocando un incendio.
Il ministro degli Esteri di Kiev, Dmitry Kuleba, aveva lanciato l’allarme, facendo sapere che i generatori di riserva avevano un’autonomia di 48 ore, trascorse le quali si sarebbero spenti e sarebbero potute verificarsi perdite radioattive. Tuttavia, gli esperti del settore hanno etichettato tali dichiarazioni come panico ingiustificato.
Marco Ricotti, professore ordinario di impianti nucleari al Politecnico di Milano, dipartimento Energia, ha, infatti, dichiarato che non vi è rischio nucleare. Secondo il prof. Ricotti, le motivazioni risiedono proprio nella fisica: il combustibile nucleare è spento da più di 20 anni, anche se continua a emettere ancora calore e quindi va raffreddato. La potenza residua è attualmente molto bassa, inoltre il carico termico della piscina e il volume dell’acqua di raffreddamento sono tali da garantire l’eliminazione del calore anche senza elettricità.
Per quanto riguarda l’evaporazione dell’acqua della piscina, sempre il docente del Politecnico di Milano fa notare che i generatori di elettricità di emergenza avranno pure un’ autonomia limitata a 2 giorni, ma è sufficiente rifornirli di gasolio per garantirne il funzionamento. Inoltre è sempre possibile, in mancanza dei generatori, aggiungere acqua alla piscina, in modo da compensare quella che evapora.
Rischio nucleare: l’appello del ministro degli esteri ucraino
Un altro problema che deriva dall’interruzione dell’energia elettrica riguarda i parametri di sicurezza nucleare e delle radiazioni. Questi valori non possono essere controllati senza energia elettrica. Per questo motivo il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha chiesto alla comunità internazionale di chiedere urgentemente alla Russia il cessate il fuoco per consentire alle unità di riparazione di ripristinare la situazione. D’altra parte, il leader russo Vladimir Putin si è impegnato a garantire la sicurezza dei siti nucleari dell’Ucraina.
Fortunatamente la situazione è rientrata sotto controllo. La fornitura di elettricità alla centrale nucleare di Chernobyl, nel nord dell’Ucraina, è attualmente in corso. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) non riceveva più i dati provenienti dalle attrezzature di monitoraggio. Entrambe le linee di alimentazione erano state danneggiate durante i combattimenti, ma i tecnici ucraini sono riusciti a ripararne una.