È sicuramente ben noto e all’ordine del giorno che, in seguito alla pandemia da Covid-19, il prezzo delle materie prime in campo energetico sia balzato alle stelle. In particolare, il costo dell’energia elettrica e il costo del gas naturale sono sotto i riflettori.
I rincari sono principalmente legati al prezzo sul mercato all’ingrosso e alla crescita del prezzo dei permessi di emissione di CO2.
In Europa il mercato di riferimento per lo scambio del gas è il TTF, Title Transfer Facility. Situato nei Paesi Bassi, grazie alla localizzazione centrale permette un trasferimento del gas tra i mercati di Norvegia, Germania, Francia, Italia e Gran Bretagna.
Solo nell’ultimo anno il prezzo sul mercato è cresciuto di quasi il 500 per cento, passando da 21 € a 120 € a megawattora (MWh). Nella giornata di ieri, 24 febbraio 2022, si ha avuto un incremento del 56 % e il prezzo del gas ha raggiunto la soglia di 139 € al MWh, senza però raggiungere il picco del 21 dicembre scorso, con una chiusura di 166 €.
Le cause dietro l’aumento del prezzo dell’energia in Europa sono tante e ricadono spesso in una sfera di una crisi più ampia, a livello internazionale. Semplificando, si tratta di uno squilibrio tra domanda, che è in crescita, e offerta, che è insufficiente.
La Russia rappresenta il principale fornitore di gas in Europa, con circa il 40% di tutto il gas dell’Unione Europea.
La situazione attuale è quella in cui emergono due realtà contrapposte: da un lato in Europa l’offerta del gas è scarsa, dall’altro lato la Russia avrebbe potuto aumentare le forniture verso il continente. Tuttavia, la nazione russa si è limitata unicamente a rispettare gli obblighi contrattuali di fornitura del gas.
“Anche se tecnicamente ha rispettato i suoi obblighi contrattuali con l’occidente, la Russia non ha avuto interesse a capitalizzare l’elevata domanda di gas supplementare dei suoi clienti europei. È l’unico paese che potrebbe davvero alleviare la pressione sui prezzi, e ha deciso di non farlo”, afferma Maria Shagina, ricercatrice in politiche energetiche presso l’università di Zurigo.
Tale decisione risulta essere altamente strategica. La Russia, infatti, sta aspettando da anni l’approvazione del gasdotto Nord Stream 2. I prezzi record del gas potrebbero, dunque, fare pressione sui partner occidentali per accelerare la messa in funzione del gasdotto.
“La Russia si sentirà in una posizione di potere e cercherà di usare le sue forniture come leva per accelerare l’approvazione definitiva di Nord stream 2”, dice Shagina. “Mosca non aveva mai usato prima il suo gas come arma di pressione sull’Europa occidentale”.
Il Nord Stream è un gasdotto che, attraverso il Mar Baltico, trasporta direttamente il gas proveniente dalla Russia in Europa occidentale, passando per la Germania. Partendo da Vyborg, in Russia, il gas arriva a Greifswald, in Germania, e qui viene diramato verso il mercato europeo.
Operativo dal 2011-2012, il Nord Stream è lungo 1220 km e composto da due linee parallele da 27,5 miliardi di metri cubi all’anno. A livello ingegneristico tale gasdotto rappresenta una vera e propria sfida. Comunemente, lungo il sistema del trasporto del gas si trovano degli impianti di compressione. In questo caso specifico, si trova un’unica stazione di compressione posta all’inizio del percorso, a Portovaya. I tubi sono costituiti internamente da acciaio, con una ruvidezza inferiore ai 6 micrometri, per ridurre gli attriti, e sono rivesti esternamente da un mix di cemento e ferro per evitare corrosione e urti. Inoltre, tale rivestimento garantisce una migliore stabilità sul fondale dato il peso notevole della struttura.
Il Nord Stream 2, dal peso totale di 24 tonnellate, sarà composto da 200mila tubi, ognuno lungo 12 metri. Le condutture vengono posate sul fondo del Mar Baltico da navi che prima li assemblano a bordo e poi li posano. Il ritmo di lavoro stimato è di circa tre chilometri al giorno.
Il Nord Stream 2 dovrebbe raddoppiare le forniture di gas naturale dalla Russia alla Germania, per un totale di 110 miliardi di metro cubi all’anno. Il nuovo gasdotto seguirebbe un percorso parallelo a quello già presente, effettuando, cioè, sempre un percorso via mare.
Tale strategia, potrebbe garantire alla Russia un legame ancora più solido con la Germania sia dal punto di vista energetico che geopolitico.
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