Rinnovabili

Beleolico sarà il primo parco eolico off-shore italiano

La Puglia è l’avamposto da cui avviare l’installazione di centinaia di GW per l’energia rinnovabile in Italia. Sono per la precisione 114 i GW di potenza installata previsti dal Pniec – Piano nazionale integrato per l’energia e il clima. Il piano chiede che i 114 GW vengano tradotti in impianti reali entro il 2030. Anno a cui i Paesi tecnologicamente all’avanguardia pongono traguardi importanti in campo di transizione energetica. L’Italia parte dalla Puglia, con l’impianto off-shore Beleolico della Toto Holding.

I dettagli di Beleolico

Beleolico è il nome del parco eolico off-shore che la società Renexia sta portando avanti in Puglia. Gli acciai dell’impianto faranno i conti con la salsedine tarantina. Al largo del molo polisettoriale di Taranto, nella mattinata del 6 febbraio, Renexia ha completato l’installazione della prima turbina eolica. Il primo dei dieci aerogeneratori della cinese MingYang Smart Energy previsti da progetto, per una potenza complessiva di 30 MW.

Il progetto viene proposto nel lontano 2008 e l’autorizzazione arriva solo cinque anni più tardi. Il finanziamento totale per la realizzazione di Beleolico è di 80 milioni di euro. Come afferma lo stesso Riccardo Toto, direttore generale di Renexia, tra gli obiettivi del progetto c’è la volontà di “valorizzare le risorse imprenditoriali e professionali presenti nell’area di Taranto e far nascere una filiera italiana per la realizzazione e gestione di parchi eolici off-shore”.

fonte: renexia.it

Una volta completato, l’impianto off-shore assicurerà una produzione di oltre 58 mila MWh. Ciò significa che, secondo le stime di Renexia, l’installazione soddisferà il fabbisogno energetico annuo di 60 mila persone. Tenendo presente che il territorio di Taranto conta circa 190 mila abitanti, il 31% di essi usufruirebbe dell’energia prodotta da Beleolico. La stessa società quantifica anche la CO2 non emessa durante la vita utile dell’impianto (25 anni): 730 mila tonnellate.

Compensazione di CO2

Con due semplici rapporti possiamo quantificare la compensazione di CO2 relativa al trasporto automobilistico. L’emissione media di CO2 per le automobili italiane è intorno ai 180 g/km, in linea con le direttive europee. Con le opportune trasformazioni nelle unità di misura il rapporto si scrive: 730 milioni di kg CO2 / 0,180 kg CO2/km. Sono 4000 milioni i km di CO2 compensata dall’impianto.

Possiamo spingerci ancora leggermente oltre e valutare, assumendo pari a 10 mila il numero medio di km percorso in un anno da ogni automobile italiana, il numero di automobili neutralizzate nelle emissioni di CO2 annuale. In questo caso il rapporto si scrive: 4000 milioni di km / 10 mila km/auto. Le automobili compensate dall’impianto risultano 400 mila. Ciò vuol dire che se Bologna fosse abitata da soli cittadini automuniti, con una media di percorrenza annua di 10 mila km per automobile, le emissioni annuali di CO2 sarebbero interamente compensate da Beleolico. Il problema, se così vogliamo chiamarlo, è che una annualità di CO2 emessa da 400 mila automobili risulta compensata in 25 anni di esercizio dell’impianto.

Perché eolico offshore

Preferire installazioni eoliche off-shore piuttosto che on-shore comporta diversi vantaggi. Il funzionamento degli aerogeneratori è basato sull’energia contenuta nelle correnti ventose. Generalmente le zone costiere sono caratterizzate da venti più intensi e persistenti rispetto alle zone dell’entroterra. Dunque a parità di potenza installata, un impianto off-shore renderà un quantitativo energetico estratto maggiore rispetto alla stessa potenza installata sulla terraferma. Il sistema off-shore permette, quindi, di soddisfare un fabbisogno energetico più alto o più vasto in termini di utenze raggiunte.

fonte: renexia.it

Per contro l’installazione delle turbine off-shore comporta più difficoltà logistiche. Tendenzialmente questi impianti vengono realizzati in prossimità delle coste marine, ma possono essere presenti anche installazioni in laghi e fiumi. I costi dell’opera vanno rivisti considerando anche una frequenza maggiore degli interventi di manutenzione. Il moto ondoso, i fenomeni metereologici e corrosivi danneggiano sensibilmente le turbine installate off-shore. Fenomeni corrosivi che vanno tenuti in considerazione anche nel dimensionamento dei cavi di trasmissione energetica.

Fattore non trascurabile in sede di progetto è anche l’accoglienza che gli impianti eolici hanno sulle comunità locali. La rumorosità e l’ingombro visivo (due dei vincoli cui prestare attenzione in sede di progetto) creano meno ostacoli ai progetti realizzati in mare. Solitamente gli impianti off-shore sono realizzati oltre la linea dell’orizzonte visibile, rimuovendo in modo netto queste due problematiche. Anche per questo gli impianti eolici off-shore possono essere di grandi dimensioni: turbine più grandi e in maggior numero.

Marco Filabozzi

Laureando in Ingegneria Energetica presso l'Università degli studi di Roma - La Sapienza. Sono particolarmente attratto dal mondo dell'energia nucleare. Dalle controversie che tale tema suscita è nata la voglia di contribuire in modo sano e imparziale alla divulgazione scientifica sui sistemi di produzione energetica e di come essi generino profondi livelli di interazione tra l'uomo e l'ambiente. Autore per #EnergyCue da maggio 2021

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