INSURE: cosa c’entra lo spazio con le piattaforme petrolifere?
Un gruppo di enti di ricerca italiani, coordinati da ENEA, ha vinto il bando dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) per il progetto INSURE. Si tratta di uno studio di fattibilità sull’utilizzo di tecnologie satellitari per la messa in sicurezza di infrastrutture energetiche marine quali le piattaforme di estrazione di olio e gas. Il sistema, in particolare, si basa su una piattaforma di realtà virtuale aumentata, in grado di integrare i dati provenienti dalle immagini satellitari e da sensori installati su droni aerei e subacquei.
Le piattaforme di estrazione di olio e gas
Nel prossimo decennio verranno chiusi circa 1800 pozzi di estrazione di olio e gas localizzati in mare aperto. La maggior parte di essi si trovano nel Golfo del Messico e nel Mare del Nord, ma non ne mancano anche in altre località del mondo, Mar Mediterraneo compreso. Le operazioni di smantellamento delle piattaforme petrolifere comportano l’investimento di elevatissime somme di denaro e il coinvolgimento di diverse realtà. Per quantificare l’entità delle opere, si stima che nel solo Mar Mediterraneo saranno necessari circa 2 miliardi di dollari. Per il Mare del Nord, la cifra ammonta a 100 miliardi. In questo contesto, dunque, risulta evidente come l’interesse per sistemi innovativi che possano supportare e migliorare le attività di smantellamento stia crescendo a vista d’occhio.
Il gruppo di ricerca del progetto INSURE
Il gruppo di ricerca, coordinato da ENEA e costituito da vari enti pubblici e privati, si è costituito nell’ambito nel programma ARTES 4.0 voluto dall’ESA. L’obiettivo del programma è quello di esplorare nuove opportunità commerciali per l’impiego delle tecnologie satellitari. Le competenze e il know-how dei vari partner, tra cui figurano Eni, METAPROJECTS, IRSPS (International Research School of Planetary Sciences), NEXT Ingegneria dei Sistemi, S.R.S. (Servizi di Ricerche e Sviluppo) e TIM, sono convogliate nell’elaborazione del progetto INSURE.
INSURE: tecnologie e obiettivi del progetto
INSURE, che sta per INnovation in SUstainable offshoRe dEcommissioning, si focalizza sull’implementazione di nuove metodologie per lo smantellamento in sicurezza di piattaforme petrolifere giunte a fine vita, anche al fine di valutare possibili soluzioni di riutilizzo. Il sistema si basa sull’utilizzo di tecnologie innovative come droni, sensori, sistemi IoT (Internet of Things) e di intelligenza artificiale.
L’obiettivo del progetto, dunque, è la promozione di un nuovo approccio, che permetta di migliorare alcuni dei principali aspetti legati allo smantellamento delle piattaforme offshore. Tra questi, primo fra tutti il monitoraggio dell’impatto ambientale, seguito dal team di ENEA, ma anche la sicurezza dei lavoratori e l’efficienza delle operazioni, il tutto auspicabilmente accompagnato da una riduzione dei costi operativi.
La realtà aumentata alla base di INSURE
Il progetto si basa su una piattaforma di realtà virtuale aumentata (AVRP) sviluppata da NEXT Ingegneria dei Sistemi. La AVRP è in grado di integrare le informazioni provenienti dalle immagini satellitari Earth Observation (radar, ottici ed iperspettrali) con quelle dei sensori installati su droni aerei e subacquei. Il sistema utilizza inoltre sistemi di navigazione satellitare globale (GSNS), comunicazioni satellitari (SatCom) e 5G. La selezione delle immagini ottiche e radar, oltre che il loro processamento, è svolta dal partner IRSPS (International Research School of Planetary Sciences). A ciò si aggiunge il contributo di TIM sul settore delle comunicazioni, implementato da infrastrutture di tipo cloud che consentono un rapido accesso a dati ad altissima risoluzione.
Il monitoraggio ambientale
Nell’ambito del monitoraggio ambientale, ENEA sta sviluppando un drone con sistemi LIF (Laser Induced Fluorescence), che permetterà di analizzare lo stato di salute delle acque intorno alla piattaforma attraverso lo studio dell’emissione di fluorescenza indotta dalla radiazione laser. Ciò consentirà un controlo in tempo reale dell’ecosistema marino, per valutare l’eventuale presenza sostanze organiche di derivazione naturale o indotta da rilasci. Per la parte sommersa, ENEA dispone di droni sottomarini filoguidati ed autonomi, in grado di operare in sciame. Questi ultimi sono dotati di un’intelligenza artificiale che dà la possibilità di impostare missioni di monitoraggio e di eseguire operazioni in completa autonomia.