In che modo il cambiamento climatico incide sull’impollinazione? L’inquinamento atmosferico compromette gravemente la capacità degli impollinatori di fiutare le piante di cui si nutrono. Questo mette a rischio sia le popolazioni di insetti che le colture che si affidano a loro per l’impollinazione.
I pesticidi e i cambiamenti nell’uso del suolo sono due dei maggiori fattori che stanno facendo diminuire il numero di insetti negli ultimi anni. Tuttavia recenti studi dimostrano che un ulteriore coefficiente è legato all’inquinamento dell’aria prodotto dalle auto diesel. Studi di laboratorio hanno mostrato come gli inquinanti dell’aria degradano le particelle di odore floreale rilasciate dalle piante, rendendo, pertanto, più difficile per gli insetti individuarle.
Per insetti impollinatori, detti anche pronubi, si intendono tutti quegli insetti che, visitando i fiori alla ricerca di nettare e polline, attraverso il trasporto del polline dalle antere (parte fertile terminale dello stame) di un fiore al gineceo (parte femminile del fiore) di un altro favoriscono il processo di impollinazione. Pertanto, un fiore adeguatamente fertilizzato darà frutti, garantendo la possibilità di coltivare una nuova generazione di piante.
Alla categoria degli impollinatori non appartengono unicamente le api da miele, come erroneamente si pensa, ma rientrano numerose altre specie. Ad esempio Lepidotteri (farfalle), Ditteri (sirfidi) e Coleotteri (coccinelle, scarabei, ecc.) e diverse specie di Imenotteri, come le vespe. Anche altri invertebrati, come acari e ragni, o mammiferi come pipistrelli concorrono al processo di impollinazione.
Ricerche recenti hanno dimostrato come i comuni inquinanti troposferici, compresi gli ossidi di azoto (NOx) e l’ozono (O3), possono contribuire al declino degli impollinatori sia attraverso effetti diretti sulla salute degli impollinatori che sulla loro riduzione di efficienza di foraggiamento.
Nella ricerca di un fiore, i pennacchi odorosi sono uno stimolo importante per molte specie di insetti. Il pennacchio di ogni specie di fiore è composto da una combinazione unica di sostanze chimiche, note come composti organici volatili (VOC). Il successo di un insetto nel localizzare un fiore può dipendere dalla presenza, dalla concentrazione e/o dal rapporto di questi VOC all’interno di un pennacchio.
Per capire meglio come queste interazioni avvengono nell’ambiente, James Ryalls dell’Università di Reading, Regno Unito, e i suoi colleghi hanno condotto una prova sul campo per tre anni.
Lo studio condotto dall’università di Reading pone attenzione alla risposta degli insetti impollinatori all’esposizione a gas di scarico da auto diesel e a elevate percentuali di ozono, individualmente e in combinazione rispettivamente.
Il sistema costruito ha generato ossidi di azoto e inquinamento da ozono al centro di un campo di grano e lo hanno convogliato in recinti ottagonali dove sono state coltivate piante di senape nera.
La struttura FADOE (Free-Air Diesel and Ozone Enrichment) consisteva in otto ottagoni di 8 m di diametro; a ciascuno dei quattro trattamenti sono stati assegnati due ottagoni:
L’obiettivo era quello di mantenere i livelli di fumigazione di NOx e O3 all’interno degli ottagoni di trattamento dell’inquinamento a dosi realistiche, cioè sotto 120 ppb (sulla base delle concentrazioni medie rispetto alle principali strade e aree urbane del Regno Unito) e 90 ppb (sulla base delle concentrazioni di picco registrate in siti rurali europei nel 1990-2012), rispettivamente.
I risultati sono stati netti. I livelli di inquinanti alla pari con le concentrazioni medie nelle principali strade del Regno Unito hanno portato ad una riduzione del numero di impollinatori contati sulle piante fino al 70 % rispetto ai controlli.
Ryalls è stato sorpreso da quanto sia stato ripido il calo con livelli relativamente moderati di inquinamento. “Non ci aspettavamo una riduzione così grave come quella che abbiamo trovato. È un po’ folle“, dice. “Se i risultati di questo studio si estendono alla scala del paesaggio, l’inquinamento atmosferico è probabilmente un fattore piuttosto importante ma sottovalutato che contribuisce al declino degli impollinatori. È un po’ preoccupante”.
Articolo a cura di Caterina GRECO
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