Il 2021 giunge al termine, segnato anch’esso dalla pandemia di Covid-19, e da una maggiore consapevolezza sugli effetti del cambiamento climatico in atto. Nuove politiche e azioni verso la transizione ecologica sono state formalizzate. Inoltre, il dibattito sul nucleare è acceso, e l’Europa mostra segnali di apertura, a fronte di nuovi risultati dagli studi sulla fusione nucleare. Ripercorriamo insieme gli eventi più significativi di questo anno, raggruppati in diverse tematiche.
L’emergenza climatica resta il tema più discusso durante il 2021. Il sesto ed ultimo rapporto di valutazione dell’International Panel on Climate Change (IPCC) è una sentenza: non c’è più tempo. Limitare i danni ed evitare le conseguenze più gravi dell’aumento della temperatura media globale è un obbligo. Anche quest’anno ha visto il pianeta in fiamme: dagli incendi che hanno devastato i territori della Sardegna, alla Siberia avvolta dalle fiamme. Gli incendi sono non solo un pericolo per la vita umana e l’equilibrio degli ecosistemi, ma determinano in atmosfera livelli di inquinamento altissimi. Particolato, ozono, benzene e acido cianidrico sono tutte sostanze dannose che con gli incendi possono raggiungere i centri abitati. Le fiamme emettono anche anidride carbonica, e nelle zone del permafrost la situazione è ancora più grave perché anche lo scioglimento comporta emissioni di gas serra.
Un altro effetto è lo scioglimento dei ghiacciai: in Groenlandia i ghiacciai si sciolgono troppo velocemente. Le nevicate non riescono più a equilibrare lo scioglimento, che sta accelerando troppo rapidamente. Un evento esteso di scioglimento ha causato per la prima volta un fenomeno piovoso sulla calotta glaciale. Come l’iceberg A-68 scomparso nelle acque del circolo polare antartico.
Uno degli eventi a tema energia e ambiente, che ha riunito i ministri e i rappresentanti degli Stati più importanti nel panorama economico e politico, è stato il G20. Confermato l’impegno nel limitare l’incremento di temperatura al di sotto dei 2°C. Per quanto possibile si cerca di contenere tale incremento entro 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. L’obiettivo comune a tutti gli stati membri poi dovrà essere quello di procedere quanto più velocemente possibile alla transizione energetica. Il G20 ha aperto le porte alla 26ª Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (UNFCCC COP26) di Glasgow lo scorso Novembre. Tra gli obiettivi, azzerare le emissioni nette a livello globale entro il 2050 e puntare a limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C. L’obiettivo più vago rimane la collaborazione tra i vari stati, indispensabile.
Se da un lato le centrali europee abbandonano il carbone, dall’altro però il 2021 ha segnato record di energia prodotta dal carbone: la produzione globale nel 2021 è aumentata del 9% raggiungendo il massimo storico di 10 350 TWh. Da un lato, la ripresa economica post pandemia è stata più rapida del previsto, spingendo la richiesta di energia elettrica. In secondo luogo, la crescita dei prezzi del gas naturale ha reso il carbone più competitivo, facendo aumentare ulteriormente la domanda.
Nello scenario di uscita dal carbone, il quesito principale riguarda il ruolo del nucleare nel processo di transizione. L’Unione Europea apre all’energia nucleare, considerandola energia green. Il ministro per la transizione ecologica, Roberto Cingolani, afferma senza mezze misure che il nucleare vada in qualche modo rivalutato anche nel Bel Paese. Il 2021 ha segnato anche importanti risultati negli studi sulla fusione nucleare. Il reattore a fusione a confinamento inerziale del LLNL ha restituito il 70% dell’energia assorbita dai laser per attivare la reazione. Inoltre, L’EAST (Experimental Advanced Superconducting Tokamak) stabilisce un nuovo record: il plasma confinato dal campo magnetico toroidale ha raggiunto la temperatura di 120 milioni di gradi per 101 secondi.
I risultati sono promettenti e rendono la fusione nucleare l’innovazione radicale che cambierebbe tutte le carte in tavola. La produzione vedrebbe quantità di energia inavvicinabili per le altre tecnologie attuali, senza peraltro la produzione di scorie radioattive pericolose e difficili da gestire come per la controparte fissione.
Con l’obiettivo di ridurre le emissioni e il consumo di combustibili fossili, la transizione energetica passa anche attraverso lo sviluppo e impiego di nuove tecnologie. Nuove fonti rinnovabili per la produzione di energia sono al centro degli studi. Tra queste spicca l’idrogeno verde, la cui produzione non prevede utilizzo di combustibili fossili. Stati e aziende sono pronti ad investire in questa tecnologia: Ineos ha stanziato 2 miliardi per la produzione di idrogeno verde, mentre nuovi progetti sull’idrogeno riguardano il gasdotto dell’Algeria. Altre tecnologie riguardano il syngas proposto da Synhelion che permette di catturare la CO2 e convertirla in un combustibile solare utile a ridurre l’impronta di carbonio.
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