Entro il 2040, i combustibili fossili usati per il riscaldamento domestico nelle caldaie andranno completamente eliminati. Lo suggerisce la direttiva europea per la riqualificazione energetica degli edifici.
La Commissione Europea ha presentato a Bruxelles, mercoledì 15 dicembre, le sue proposte legislative dedicate all’efficienza energetica nell’edilizia pubblica e privata. L’obiettivo è quindi quello di ridurre le emissioni nocive. Il pacchetto fa parte della politica ambientale “Fit for 55” che punta alla riduzione della CO2 del 55% rispetto al 1990 entro il 2030.
Dal 2027 in poi i nuovi edifici pubblici non dovranno produrre emissioni climalteranti. La data per gli edifici privati è posticipata al 2030. Gli edifici dovranno consumare poca energia, essere alimentati da fonti rinnovabili e delocalizzare le emissioni di carbonio.
Il settore edile è, infatti, un settore estremamente inquinante. Secondo un recente rapporto dell’ONU, infatti, le emissioni derivanti dal settore dell’edilizia rappresentano il 40% circa di quelle legate al settore energetico. Secondo l’IEA le emissioni dirette di CO2 degli edifici in Europa dovranno ridursi del 50% entro il 2030 e le emissioni indirette del 60%. Questo per ottenere un patrimonio edilizio a zero emissioni di carbonio entro il 2050.
Le nuove proposte introducono diversi standard minimi. L’obiettivo è quello di migliorare l’efficienza energetica, classificata secondo la scala che va dalla A (più efficiente) alla G (meno efficiente). A questo proposito, la Commissione Europea, propone che il 15% del patrimonio edilizio pubblico di un paese con l’efficienza energetica più bassa (G) passi alla classe superiore (F) entro il 2027 per raggiungere la classe E entro il 2030. Per gli edifici residenziali le date slittano di 3 anni:
A partire dal 2027 verranno eliminate le forme di sostegno per le caldaie a gas ed entro il 2040 i combustibili fossili non alimenteranno più le forme di riscaldamento domestico. Ad onore del vero Kadri Simson, commissaria europea all’Energia, afferma che:
La decisione di vietare le caldaie alimentate a combustibili fossili spetta agli Stati membri, quello che noi facciamo è mettere a disposizioni le basi legali nel caso in cui i Paesi vogliano introdurre tale divieto.
Kadri Simson, commissaria europea all’energia.
Questa attenzione iniziale sugli edifici a basse prestazioni energetiche soddisfa il duplice obiettivo di massimizzare il potenziale di decarbonizzazione e di riduzione della povertà energetica, spiega l’Esecutivo dell’Unione Europea.
L’Unione Europea metterà a disposizione 150 miliardi di euro, a questo fino, da qui al 2030.
Contestualmente, la commissione europea ha presentato una proposta di direttiva con la quale intende adattare la legislazione comunitaria e rafforzare la protezione dell’ambiente dal punto di vista del diritto penale. L’iniziativa prevede la nascita di nuovi reati ambientali, introduce livelli minimi di sanzione e migliora i meccanismi cooperativi tra i paesi membri.
Tra i nuovi reati gravi vi sono:
Quando i reati causano o possono causare morte/lesioni gravi a persone, gli Stati membri devono prevedere almeno dieci anni di reclusione. Inoltre, ulteriori sanzioni devono essere previste:
In queste caldaie, tramite effetto Joule, l’acqua viene riscaldata da una o più resistenze elettriche. La principale differenza dalla caldaia tradizionale è che non vi è una combustione locale e quindi non si generano emissioni di fumi di scarico locali. L’installazione è facile e meno costosa di quella di una caldaia a gas. Non vi sono manutenzioni periodiche obbligatorie. I consumi elettrici, però, aumentano e potrebbe rivelarsi necessario aumentare la potenza elettrica del contatore. Il rendimento puntuale della caldaia è elevato (99%), senza tener conto dei rendimenti di produzione e distribuzione dell’elettricità.
È l’unico sistema a combustibile considerato rinnovabile ed in grado di generare un risparmio rispetto al metano. Per biomassa si intendono legna, pellet, sostanze organiche solide non fossili. Il costo è piuttosto elevato (3k€ a 30k€) e bisogna considerare il contributo aggiuntivo legato allo stoccaggio del combustibile. Il rendimento utile nominale non è inferiore all’85%.
Le caldaie a dissociazione ionica sono delle caldaie elettriche in cui, però, il riscaldamento dell’acqua non avviene tramite resistenze elettriche ma tramite elettrolisi. Una corrente alternata, cioè, viene fatta passare attraverso due elettrodi immersi all’interno di una soluzione alcalina. Il passaggio di corrente elettrica alternata produce ioni (molecole elettricamente non neutre) che invertono la loro polarità e passano continuamente da un elettrodo all’altro. Questo determina il riscaldamento della soluzione per attrito. Il calore è poi trasferito all’acqua contenuta in uno serbatoio grazie ad uno scambiatore di calore. L’installazione è rapida e non sono necessari fori di areazione poiché non vi sono emissioni locali di gas climalteranti e/o pericolosi.
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