ENI e Sonatrach stanno valutando diversi progetti per impianti pilota di produzione di idrogeno verde. L’Algeria potrebbe sostituire così il 25% delle esportazioni di gas naturale in Italia adattando il gasdotto Transmed. Questa soluzione potrebbe far decollare finalmente l’idrogeno verde nel mercato energetico italiano.
L’Algeria è diventata uno stato indipendente solo 60 anni fa. Per favorire un rapido sviluppo, il governo ha sfruttato le risorse naturali di gas e petriolio presenti nel Sahara. Come risultato quasi l’intera domanda di energia è coperta da combustibili fossili, solo l’1% da fonti rinnnovabili.
I prezzi dei combustibili durante il Covid-2019 tuttavia sono precipitati in contemporanea alla riduzione di risorse presenti sul suolo nazionale. Nel 2020 quindi, il governo algerino ha creato un nuovo ministero per le Energie Rinnovabili responsabile della transizione energetica.
Benattou Ziane, il ministro delle Energie Rinnovabili dell’Algeria, ha dichiarato l’intenzione del governo di utilizzare i gasdotti per esportare idrogeno all’estero.
L’Algeria è uno dei principali paesi esportatori di gas naturale. Circa il 30% della domanda di gas in Italia è coperta dai gasdotti algerini. La sostituzione di gas naturale con idrogeno verde permetterebbe di conservare il gas naturale per il mercato interno. Aiuterebbe inoltre l’Europa con la transizione energetica.
Il problema però è che non è un percorso semplice. L’Algeria non ha attualmente impianti di produzione, quindi servono interventi rapidi e concreti.
La Germania ha dato il via a una collaborazione per un primo impianto, il quale sarebbe attivo per il 2024 con una capacità di 20 MW. Si tratta tuttavia di una capacità infinitesimale rispetto alle esportazioni annuali dall’Algeria, servono interventi più concreti. A tal riguardo l’ENI sta avviando una serie di collaborazioni col governo algerino: l’adattamento del gasdotto Transmed è solo l’inizio.
La School of Management del Politecnico di Milano ha pubblicato l’Hydrogen Innovation Report 2021: il primo studio sulla produzione dell’idrogeno in Italia.
Secondo l’analisi, il mercato dell’idrogeno non può decollare in quanto non c’è una vera strategia nazionale. La direttiva europea RED II sulle emissioni di CO2 impone tra i vincoli il divieto di adottare idrogeno blu a favore di quello verde. Al momento la strategia europea sull’idrogeno è stata seguita tra i principali paesi membri, tra cui Germania e Francia.
In Italia invece ci sono solo delle linee guida che fissano l’obiettivo di capacità di elettrolizzatori a 5 GW entro il 2030 con 10 miliardi di euro di investimenti. Finora però sono stati stanziati solo 3,7 miliardi col Piano nazionale di ripresa, di cui 2 in settori difficili da decarbonizzare.
Sono necessari iter autorizzativi chiari e semplici oltre che a incentivi. In caso contrario non sarà possibile sviluppare un mercato dell’idrogeno verde in Italia né favorire la crescita vera delle rinnovabili.
L’Algeria e la Russia forniscono l’80% della domanda di gas naturale dell’Europa. Mentre l’Algeria mira a un passaggio graduale all’idrogeno verde, la Russia invece ha diminuito i flussi verso l’Europa a favore di quelli verso l’Asia. Le ragioni sono prevalentemente due:
Come se non bastasse, i giacimenti di gas naturale in Groeninghen nei Paesi Bassi stanno esaurendo.
Questi molteplici fattori hanno portato a un aumento vertiginoso del prezzo del gas naturale, da 28 euro a MWH a 115 in soi 5 mesi. In assenza di interventi politici, la crisi del gas diventerà una crisi sistemi capace di mettere in difficoltà le famiglie e l’industria dell’intera Europa.
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