Nell’ultimo anno, le politiche ambientali degli Stati non si sono mostrate compatibili con gli Accordi di Parigi. I paesi sviluppati hanno portato a casa i peggiori risultati. Di questo passo, l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale sotto 1.5 °C diventa più difficile. La causa principale? Troppi pochi fondi per la transizione ecologica
Gli Accordi di Parigi sono stati stipulati nel dicembre del 2015 e entrati in vigore nel novembre del 2016.
Sono un accordo tra gli Stati membri delle Nazioni Uniti sui cambiamenti climatici coi quali i partecipanti si impegnano a:
L’obiettivo a lungo termine è di limitare l’incremento della temperatura globale a 1.5 °C.
Nel 2009 le organizzazioni Climate Analytics e New Climate Institute hanno dato il via a una collaborazione per registrare i progressi delle nazioni in ambito ambientale. Nasce così il CAT (Climate Action Tracker), il quale:
Secondo il CAT, nessun paese ha una politica ambientale compatibile con l’obiettivo degli Accordi di Parigi di mantenere l’aumento di temperatura sotto gli 1.5 °C. L’unica eccezione è il Gambia nell’Africa Occidentale.
Tra i peggiori troviamo i paesi sviluppati, tra cui Germania e Stati Uniti. Il Regno Unito ha adoperato una politica ”compatibile”, ma nel complesso il taglio delle emissioni non è soddisfacente.
Le emissioni nell’ultimo anno però si sono effettivamente ridotte di circa 4 miliardi di tonnellate di CO2. Questo riduce il gap di emissioni che ci separa dagli Accordi di Parigi al 14%.
Il team E3G ha pubblicato un nuovo report: dopo la firma degli Accordi di Parigi nel 2015, i progetti di potenziali centrali a carbone sono diminuiti del 76%. In totale, 1.175 GW di potenza prodotta da carbone sono stati annullati (equivalente alla domanda della Cina).
I paesi che hanno interrotto la pianificazione futura di nuovi impianti a carbone sono 40. A questi si aggiungono i 44 che già attualmente non sfruttano più il carbone come fonte di energia.
La nazione che sfrutta di più il carbone come fonte di energia è la Cina. Tuttavia, dal 2015 ha annullato molti progetti per nuove centrali, per un totale di 484 GW. Il presidente Xi ha annunciato che verrà attuata una politica molto ferrea sul carbone, favorendo lo sviluppo delle rinnovabili.
Il 15 settembre di quest’anno la presidentessa della Commissione Europea Ursula von Der Leyen ha tenuto il Discorso sullo stato dell’Unione. L’intervento ha affrontato diverse tematiche: vaccinazioni, nuove leggi sul lavoro, trasformazione digitale.
Un passaggio molto importante è stato riservato alla crisi climatica. In particolare ha evidenziato come i finanziamenti per il clima siano fondamentali, sia per la mitigazione che per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Per questo ha dichiarato di aumentare i finanziamenti di 4 miliardi di euro all’anno (rispetto ai 25 miliardi attuali) fino al 2027.
Nel dettaglio, gli atti normativi per l’anno 2022 includeranno:
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