Ambiente

Accordi di Parigi: la soglia degli 1.5°C sempre più lontana

Nell’ultimo anno, le politiche ambientali degli Stati non si sono mostrate compatibili con gli Accordi di Parigi. I paesi sviluppati hanno portato a casa i peggiori risultati. Di questo passo, l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale sotto 1.5 °C diventa più difficile. La causa principale? Troppi pochi fondi per la transizione ecologica

Cosa sono gli Accordi di Parigi e cosa prevedono

Gli Accordi di Parigi sono stati stipulati nel dicembre del 2015 e entrati in vigore nel novembre del 2016.

Sono un accordo tra gli Stati membri delle Nazioni Uniti sui cambiamenti climatici coi quali i partecipanti si impegnano a:

  • ridurre di almeno il 40% le emissioni rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030 (tale quota è stata fissata poi al 60% dal Parlamento Europeo). I livelli vincolanti delle riduzioni cambiano a seconda dello Stato membro
  • aumentare la copertura del consumo finale lordo di energia dell’Unione da parte di fonti rinnovabili pari almeno al 32%. L’obiettivo è fissato dalla Dir.2018/2001/UE (articolo 3), assieme ai valori della quota di energia da fonti rinnovabili nel consumo finale lordo che ogni Stato membro deve rispettare a partire dal 1/1/2021.
  • incrementare l’efficienza energetica al 32,5% entro il 2030 rispetto allo scenario energetico 2007

L’obiettivo a lungo termine è di limitare l’incremento della temperatura globale a 1.5 °C.

Il gap di emissioni si riduce ma lentamente: l’analisi CAT

Nel 2009 le organizzazioni Climate Analytics e New Climate Institute hanno dato il via a una collaborazione per registrare i progressi delle nazioni in ambito ambientale. Nasce così il CAT (Climate Action Tracker), il quale:

  • misura le emissioni annuali prodotte dagli Stati
  • calcola l’aumento di temperatura nei prossimi anni in base alle stime sulle emissioni
  • analizza le politiche ambientali dei vari Stati tramite il modello MAGICC

Secondo il CAT, nessun paese ha una politica ambientale compatibile con l’obiettivo degli Accordi di Parigi di mantenere l’aumento di temperatura sotto gli 1.5 °C. L’unica eccezione è il Gambia nell’Africa Occidentale. 

Tra i peggiori troviamo i paesi sviluppati, tra cui Germania e Stati Uniti. Il Regno Unito ha adoperato una politica ”compatibile”, ma nel complesso il taglio delle emissioni non è soddisfacente.

Le emissioni nell’ultimo anno però si sono effettivamente ridotte di circa 4 miliardi di tonnellate di CO2. Questo riduce il gap di emissioni che ci separa dagli Accordi di Parigi al 14%.

Gli Accordi di Parigi stanno eliminando il carbone?

Il team E3G ha pubblicato un nuovo report: dopo la firma degli Accordi di Parigi nel 2015, i progetti di potenziali centrali a carbone sono diminuiti del 76%. In totale, 1.175 GW di potenza prodotta da carbone sono stati annullati (equivalente alla domanda della Cina). 

I paesi che hanno interrotto la pianificazione futura di nuovi impianti a carbone sono 40. A questi si aggiungono i 44 che già attualmente non sfruttano più il carbone come fonte di energia. 

La nazione che sfrutta di più il carbone come fonte di energia è la Cina. Tuttavia, dal 2015 ha annullato molti progetti per nuove centrali, per un totale di 484 GW. Il presidente Xi ha annunciato che verrà attuata una politica molto ferrea sul carbone, favorendo lo sviluppo delle rinnovabili. 

Maggiori sforzi finanziari per il clima in arrivo

Il 15 settembre di quest’anno la presidentessa della Commissione Europea Ursula von Der Leyen ha tenuto il Discorso sullo stato dell’Unione. L’intervento ha affrontato diverse tematiche: vaccinazioni, nuove leggi sul lavoro, trasformazione digitale.

Un passaggio molto importante è stato riservato alla crisi climatica. In particolare ha evidenziato come i finanziamenti per il clima siano fondamentali, sia per la mitigazione che per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Per questo ha dichiarato di aumentare i finanziamenti di 4 miliardi di euro all’anno (rispetto ai 25 miliardi attuali) fino al 2027.

Nel dettaglio, gli atti normativi per l’anno 2022 includeranno:

  • una certificazione degli assorbimenti di CO2
  • un regolamento per la misurazione delle emissioni dei trasporti e della logistica
  • una proposta legislativa per ridurre il rilascio di microplastiche nell’ambiente
Luigi Sambuceti

Laureato presso il Politecnico di Torino nel corso di laurea magistrale in Ingegneria energetica e nucleare, molto interessato al settore delle rinnovabili e delle innovazioni nel settore elettrico. Autore per #EnergyCue da Giugno 2020

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