Una collaborazione di quattro società – Edison, Snam, Saipem e Alboran Hydrogen – crea il progetto Puglia Green Hydrogen Valley. Si tratta di un’iniziativa per la produzione e il trasporto di idrogeno verde su larga scala. Lo scopo è diffondere in Italia la tecnologia dell’idrogeno verde, per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica che sono previsti per il 2050.
Si chiama “idrogeno verde” quello che è prodotto dalla scissione dell’acqua attraverso l’elettrolisi, un processo possibile solo fornendo un’elevata quantità di energia elettrica. L’interesse verso questa tecnologia si integra con il concetto di crescita sostenibile, che sia attenta all’ambiente ma anche all’utilizzo razionale delle risorse. L’idea dell’idrogeno come vettore energetico è considerato dalla Commissione europea come uno dei pilastri su cui si fonda la transizione energetica. Essendo per composizione privo di Carbonio, l’idrogeno è lo strumento ideale per il raggiungimento della neutralità climatica. Affinché questo sia possibile, la produzione di idrogeno verde deve avvenire utilizzando energia che viene prodotta da fonti rinnovabili. L’Europa, per rendere la tecnologia dell’idrogeno competitiva e conveniente, chiede di puntare su progetti di grande scala, in modo da ridurre il costo di produzione. Infatti, uno dei motivi per cui l’idrogeno verde non è ancora diffuso è proprio l’elevato costo energetico di processo.
Il progetto prevede la realizzazione di tre stabilimenti, localizzati a Brindisi, Taranto e Cerignola. Poiché la Puglia detiene il primato italiano di potenza installata in impianti fotovoltaici, sarà proprio questa energia ad alimentare gli elettrolizzatori. La capacità complessiva degli impianti sarà di 220 MW, alimentati da produzione fotovoltaica con una potenza complessiva di 380 MW. La produzione di idrogeno sarà di circa 300 milioni di metri cubi annuali. Una volta prodotto, l’idrogeno sarà in parte destinato ad usi industriali locali, in parte immesso nella rete del gas locale, ed in parte utilizzato per la mobilità. Il progetto permetterà la valorizzazione di diverse realtà regionali e sarà supportato da attività di ricerca e sviluppo. In questo modo, sarà possibile la nascita di una vera e propria industria dell’idrogeno in Puglia.
Dei tre impianti, il progetto di Brindisi ha già avviato la procedura autorizzativa. Sarà un impianto di elettrolizzatori da 60 MW che saranno alimentati da un campo fotovoltaico apposito. Spiegano i partecipanti:
“L’obiettivo è aiutare ad accelerare l’assorbimento dell’idrogeno verde, una delle componenti chiave della strategia di decarbonizzazione dell’UE, all’interno del mix energetico italiano per garantire il raggiungimento degli obiettivi nazionali ed europei di neutralità climatica entro il 2050”
Il progetto rappresenta anche un punto di unione tra tecnologia, business e sostenibilità. Le aziende coinvolte sono infatti all’avanguardia sia nello sviluppo strategico di tecnologie a idrogeno e fonti rinnovabili che nella progettazione di infrastrutture energetiche. Inoltre, la scelta rientra in un piano di ripresa della regione e punta a creare un settore competitivo con nuove opportunità e competenze.
Le aziende e gli istituti di ricerca italiani sono stati tra i primi a puntare sull’idrogeno come vettore energetico del futuro. Sono diversi gli esempi di centri di ricerca d’eccellenza, come quello di ENEA, che sviluppano possibili soluzioni per l’idrogeno. Questo ha permesso di ottenere un vantaggio nelle conoscenze e competenze che oggi si traduce in progetti pratici. La strategia italiana prevede l’installazione di 5 GW di elettrolizzatori entro il 2030, ottimizzando la produzione per ridurre i costi della materia prima. Se l’idrogeno verde è il sogno del futuro, perché prodotto da acqua e fonti rinnovabili, nel frattempo non si escludono altre possibilità. L’idrogeno è infatti versatile e si presta ad altre sfide, nelle quali l’Italia riveste un ruolo centrale. La produzione nazionale di idrogeno verde può essere ad esempio integrata con quella dell’idrogeno blu, cioè ricavato da fonti fossili ma con un processo che prevede la cattura del carbonio.
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