Innovazioni

aFuel è il combustibile green ad emissioni negative di CO2

Il gruppo Obrist svela, alla fiera di Monaco, l’ambizioso progetto di alimentare le auto tramite aFuel. Il focus non è tanto in questo aFuel, che in fin dei conti è semplice metanolo e a breve vedremo dove è l’innovazione, bensì nel fatto che a quanto pare questo sistema di alimentazione sarebbe ad emissione di CO2 negativa: -24 gCO2/km. Praticamente significa dire che dalla combustione di questo carburante il bilancio netto tra CO2 emessa per combustione e CO2 sequestrata nelle fasi di produzione del combustibile è negativo.

fonte: obrist.at

Sbarazzarsi da un giorno all’altro dei combustibili fossili è praticamente impossibile. Nel settore automobilistico leggero i veicoli ibridi o full electric si stanno sì facendo largo, ma non senza fatica. Sebbene la trazione elettrica sia più efficiente ed efficace rispetto alla trazione tradizionale il grande limite rimane quello dell’infrastruttura di ricarica del pacco batterie. È in questa direzione che insiste il gruppo Obrist con la sua soluzione di un combustibile a tutti gli effetti, che in un certo senso va oltre la sostenibilità ambientale. Ancora, non si dovrebbe rinunciare a una infrastruttura capillare come quella dei distributori di carburante.

Caratteristiche dell’aFuel

Non si tratta solo di un combustibile ad emissione negativa, ma di un vero e proprio vettore energetico. Proprio questo ultimo aspetto rappresenta una grossa criticità di quello che viene considerato il combustibile del futuro: l’idrogeno. L’idrogeno molecolare è una molecola talmente piccola (la più piccola in natura) che trasportarlo e stoccarlo efficacemente è un problema ancora aperto. Il metanolo CH3OH, eccola la molecola che traduce il termine aFuel, è già compatibile con gli attuali sistemi di trasporto e stoccaggio.

Altra caratteristica peculiare è la densità di energia volumetrica, superiore a quella delle batterie (bassa densità di energia massica e volumetrica) e dell’idrogeno (bassa densità di energia volumetrica). Oltretutto la sua produzione è definita “cost-effective”, ovvero conveniente, già ad oggi, rispetto all’idrogeno.

fonte: obrist.at

Quindi in definitiva l’idrogeno è, a ragione, il combustibile del futuro per la sua elevatissima densità di energia massica e l’assenza di carbonio che significa ossidazione diretta senza emissione di gas serra. L’aFuel potrebbe essere certamente una soluzione attuabile nell’immediato per perseguire l’obiettivo dell’accantonamento dei combustibili di derivazione petrolifera.

Modern Forest

La sostenibilità e la convenienza nella produzione dell’eMetanolo risiedono nel fotovoltaico. L’elemento peculiare della produzione è l’integrazione tra l’elettrolisi e il sequestro di CO2. L’elettrolisi è un processo altamente energivoro (rottura del legame idrogeno della molecola d’acqua) che verrebbe eseguito utilizzando energia elettrica prodotta da grandi campi fotovoltaici realizzati ad hoc. Si otterrebbe così idrogeno verde che combinandosi con il carbonio della CO2 sequestrata dall’aria permette di sintetizzare l’eMetanolo. Queste nuove installazioni verrebbero alla luce in prossimità di grandi fonti d’acqua e per la loro capacità di avere un ciclo negativo di CO2 sono state ribattezzate Modern Forest.  

fonte: obrist.at

Il fattore limitante è senz’altro l’energia solare. Le installazioni quindi non devono solo essere realizzate vicino fonti d’acqua ma anche in paesi con una insolazione elevata e piuttosto costante. Namibia e Arabia Saudita sono tra le regioni indicate, per la loro capacità di ricevere fino a 2700 kWh/m2 per anno. Obrist stima che, in queste regioni e similari, 10 km2 di superficie fotovoltaica sarebbero sufficienti a produrre 400 mila tonnellate di eMetanolo. Produrre questa quantità di eMetanolo equivale anche a sequestrare 550 mila tonnellate di CO2. La resa di queste Modern Forest risulta essere 30 volte maggiore rispetto alle foreste naturali.

fonte: unsplash

cSink

Lo step che completa il processo di sequestro della CO2 atmosferica è lo stoccaggio del carbonio in forma solida. Questo processo è fondamentale per poter avere l’impatto negativo di tutto il ciclo produttivo dell’eMetanolo. Alla base c’è lo stesso meccanismo sfruttato per la produzione dell’eMetanolo ma il processo si ferma alla trasformazione del carbonio dalla forma gassosa nella CO2 a quella solida nella grafite. La grafite è un elemento inerte e può essere efficacemente stoccata e venduta per altri scopi e filiere produttive.

Marco Filabozzi

Laureando in Ingegneria Energetica presso l'Università degli studi di Roma - La Sapienza. Sono particolarmente attratto dal mondo dell'energia nucleare. Dalle controversie che tale tema suscita è nata la voglia di contribuire in modo sano e imparziale alla divulgazione scientifica sui sistemi di produzione energetica e di come essi generino profondi livelli di interazione tra l'uomo e l'ambiente. Autore per #EnergyCue da maggio 2021

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