Si trova in Islanda ed è da poco attivo Orca, dall’islandese “orka” (che significa “energia”), un macchinario avanzato in grado di assorbire fino a 4000 tonnellate di anidride carbonica all’anno. L’obiettivo è catturare l’1% delle emissioni entro il 2025, per combattere la crisi climatica.
Orca nasce dalla start-up svizzera Climeworks e si trova in Islanda, nel parco geotermico di Hellisheidi, non lontano dalla capitale Reykjavik. Nasce dal prototipo di un impianto più piccolo, della capacità di 50 tonnellate, entrato in funzione nel 2017, anch’esso in Islanda. Il rapido sviluppo di un macchinario più innovativo permetterà la rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera in tempi rapidi. Il progetto di Orca nasce dalla collaborazione tra Climeworks con Carbfix, pionere dello stoccaggio del Carbonio, e ON Power, il gestore islandese dell’ energia geotermica. Quest’ultimo produce l’energia necessaria per il processo di cattura di CO2 dall’aria, che proviene al 100% da fonti rinnovabili. La scelta di installare Orca deriva dalla necessità di garantire la sicurezza dello stoccaggio di CO2 , scopo per il quale le rocce basaltiche islandesi garantiscono le condizioni ideali di processo.
Attualmente sono 15 gli impianti di Climeworks installati in tutta Europa. Si compongono di collettori in grado di sequestrare la CO2 attraverso un processo che avviene in due step. In un primo momento, l’aria viene aspirata mediante un ventilatore, poi entra in contatto con un materiale filtrante e selettivo, contenuto nei collettori. La seconda fase prevede la chiusura del collettore e l’aumento della temperatura tra gli 80 e i 100 °C. Tali condizioni favoriscono la separazione della CO2, che può essere quindi raccolta. Una volta catturata, la CO2 va stoccata, e per farlo esistono diverse tecniche. Quella scelta da Climeworks è l’immagazzinamento nel sottosuolo, incoraggiata anche dalle strategie per la limitazione dell’aumento della temperatura media globale.
Per la realizzazione di Orca, il processo di cattura è stato migliorato attraverso un’ opportuna progettazione e innovazione tecnologica. Sono installati otto collettori, ciascuno dei quali è in grado di catturare 500 tonnellate all’anno. I collettori sono posizionati intorno a una sala di controllo che contiene i componenti preposti alla gestione dell’intero sistema. Orca si integra con la centrale geotermica di Hellisheidi, che fornisce l’energia, termica ed elettrica, necessaria al processo di cattura. La CO2 ottenuta si miscela con acqua e poi si inietta nella roccia basaltica del sottosuolo, dove subisce il processo di mineralizzazione. Il gas infatti reagisce con i costituenti della roccia – calcio, magnesio e ferro – e si trasforma a sua volta in roccia. I macchinari utilizzati permettono il calcolo esatto della quantità di anidride carbonica catturata e trasformata in roccia.
La potenza tecnologica di Orca ha permesso una costruzione e messa in opera rapida. L’utilizzo dell’acciaio nelle unità di collettore è stato circa la metà rispetto agli impianti precedenti. Per questo gli ideatori non escludono la possibilità di riprodurla in altre parti del mondo, purché ci siano la possibilità di utilizzare energia rinnovabile e idonee condizioni per lo stoccaggio. Orca è progettata per eliminare dall’atmosfera circa 4000 tonnellate annue di CO2, che corrisponde a circa 1,75 milioni di litri di benzina. Si tratta di un contributo importante per raggiungere gli obiettivi raccomandati dall’IEA, che prevedono entro il 2050 la cattura di un miliardo di tonnellate di CO2. Il processo di Orca è vantaggioso perché sicuro e rapido. Sfrutta infatti il processo di mineralizzazione, che avviene in natura nell’arco di qualche anno. Non ci sono quindi rischi in caso di incendio o di particolari condizioni atmosferiche.
Per quanto efficiente e utile, la cattura della CO2 non è ancora una tecnologia diffusa su larga scala. Il motivo è legato ai costi, ancora troppo alti per renderla una soluzione competitiva. Orca è stata realizzata con un investimento di circa 15 milioni di dollari e in generale i processi di cattura e stoccaggio risultano poco convenienti nella pratica, anche per motivi energetici. Considerando infatti i costi di processo e quelli necessari per produrre elettricità, l’energia costerebbe circa quattro volte di più, ed è quindi poco competitiva sul mercato. Esistono delle alternative per la rimozione dei gas serra, come la riforestazione o lo sviluppo di processi biologici. La lotta al riscaldamento globale però in molti casi ha ancora bisogno di incentivi e di una riduzione dei costi, prima che possa diventare totalmente realtà.
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