Un nuovo record positivo è stato raggiunto in Europa durante i mesi di Luglio e Agosto: i pannelli solari dei 27 Paesi Membri dell’UE hanno coperto più del 10% dell’elettrcità del continente, pari a 39 TWh. Tra i paesi che hanno contribuito di più c’è l’Italia con 13 punti percentuali. Il balzo tuttavia, non riesce ancora a battere il carbone.
Secondo il think tank Ember, quest’estate per la prima volta in Europa i pannelli solari hanno coperto più del 10% dell’elettrcità. In totale sono 8 i Paesi Membri che hanno segnato nuovi record durante il picco estivo: Germania, Ungheria, Spagna, Grecia, Lituania, Danimarca, Belgio e Italia.
La Germania ha coperto il 17% della propria domanda col fotovoltaico, seguita a ruota dalla Spagna col 16% e dall’Italia col 13%. L’Ungheria ha quadriplicato la sua quota di energia solare arrivando al 12%. Tutti i Paesi Membri tuttavia hanno contribuito in modo siginificativo, ad esempio:
Nell’ultimo biennio, la generazione solare nell’UE è aumentata di 14 TWh all’anno. Per raggiungere gli obiettivi predisposti dagli Accordi di Parigi per il 2030 bisogna raggiungere la quota di 30 TWh all’anno.
Secondo il rapporto di Ember, i pannelli solari non riescono a superare il carbone. Nello stesso periodo infatti il carbone ha prodotto il 14% dell’elettricità in Europa, pari a 58 TWh.
Il motivo è semplice: il carbone costituisce la fonte fossile europea più abbondante. Oggi viene estratto in 12 diversi Paesi Membri e utilizzato in circa 300 centrali, la cui maggior parte ha più di 30 anni.
L’industria del carbone tuttavia non sta crescendo. Al contrario, l’impiego del carbone nelle centrali sta scendendo dell’1% all’anno. Dal 2018 a oggi, la produzione di energia da carbone è scesa di 12 TWh. Nel 2020 addirittura, il solare e il fotovoltaico hanno coperto il 38% della domanda di energia, superando per la prima volta le fonti fossili al 37%.
Ma anche con questi livelli, il carbone rimane responsabile di un quinto delle emissioni inquinanti nel continente.
Oggi produrre elettricità da fonti fossili come il carbone è due volte più costoso rispetto agli impianti rinnovabili. Allo stesso tempo, prezzo del solare fotovoltaico è crollato in tutta Europa. Allora perché oggi in Italia si riesce a coprire solo il 20% dei consumi totali? Il motivo è semplice: troppi ostacoli burocratici rallentano l’installazione di nuovi impianti rinnovabili. Non ce ne sono abbastanza per rinunciare alle fonti fossili.
Nel 2016 il Consiglio dei Ministri ha approvato il Clean Energy Package, otto direttive europee per la realizzazione degli Accordi di Parigi. A inizio Agosto di quest’anno, sebbene in ritardo sulla tabella di marcia di due mesi, il CdM ha approvato il recepimento delle ultime due direttive.
La prima è la 2018/2001, meglio nota come RED II. Questa direttiva si concentra su accelerare la transizione energetica dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili. In particolare fissa la quota dei consumi finali coperti da rinnovabili al 40% (la vecchia versione era al 32%).
Il decreto di recepimento inoltre mira a semplificare i percorsi autorizzativi per accedere agli incentivi. In particolare mira a valorizzare l’energia prodotta da biogas e le fonti marine.
Il secondo decreto recepisce la direttiva 2019/944 MEP per il mercato interno dell’energia elettrica. Il testo mira principalmente a:
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