L’ultimo rapporto di valutazione IPCC ha evidenziato l’importanza di agire immediatamente contro l’aumento delle temperature. Un dato che emerge dai risultati è che le emissioni di metano hanno dato un enorme contributo all’attuale riscaldamento. Lo studio ha suggerito che il 30-50% dell’attuale aumento delle temperature è dovuto al gas metano. Le principali fonti di emissione di metano includono l’agricoltura, le perdite dalla produzione di petrolio e gas, e le discariche. Può quindi avere un impatto significativo la riduzione di queste emissioni.
Il rapporto IPCC è chiaro a riguardo: è inequivocabile che l’influenza umana ha riscaldato l’atmosfera, l’oceano e le terre emerse. Si sono verificati cambiamenti diffusi e rapidi nell’atmosfera, nell’oceano, nella criosfera e nella biosfera. Le attività umane hanno causato gli aumenti delle concentrazioni di gas serra (GHG) osservati dal 1750. Dal 2011 le concentrazioni in atmosfera hanno continuato ad aumentare, raggiungendo nel 2019 medie annuali di 410 ppm per l’anidride carbonica (CO2), 1.866 ppb per il metano (CH4), e 332 ppb per il protossido di azoto (N2O).
L’ERF (Effective Radiative Forcing) è una misura dell’influenza che un fattore ha nell’alterare l’equilibrio dell’energia in entrata e in uscita nel sistema Terra-atmosfera. Rappresenta un indice dell’importanza del fattore come potenziale meccanismo di cambiamento climatico. In questo rapporto i valori dell’ERF sono per i cambiamenti relativi alle condizioni preindustriali definite a 1750 e sono espressi in Watt per metro quadrato (W/m2). Nel rapporto, l’ERF legato alle emissioni di metano nel 2019 è stato di 0.54 W/m2, a fronte dei 2.72 W/m2 totali.
Dai dati emerge che è l’emisfero settentrionale il maggior produttore di emissioni di metano. Per il 35% le miniere di carbone hanno contribuito alle emissioni del gas, con un contributo dominante della Cina. Altro settore coinvolto è quello di estrazione e utilizzo di petrolio e gas, in forte crescita negli anni 2000-2010.
Anche i settori dell’agricoltura e dell’allevamento sono responsabili delle emissioni di metano in atmosfera. Il fenomeno della fermentazione enterica è il responsabile del 90% delle emissioni dal settore zootecnico. Durante lo stoccaggio di letame si forma metano in presenza di condizioni anossiche. Le emissioni da fermentazione enterica sono aumentate gradualmente negli anni principalmente a causa dell’aumento del numero totale di animali a livello mondiale. La produzione di metano da parte del bestiame (bovini, capre, pecore, bufali) dipende da diversi fattori: dal tipo, dalla quantità e dalla qualità dei mangimi, dal consumo energetico, dalla taglia degli animali, dal tasso di crescita, di produzione di carne e latte, e dalla temperatura. La gestione di rifiuti e discariche continua ancora a produrre elevate quantità di metano.
Altri settori coinvolti sono quelli della coltivazione del riso, e della combustione di biomassa e del consumo di biocarburanti, responsabili di circa il 5% delle totali emissioni di metano. Per quanto riguarda la combustione di biomassa, dallo studio emerge che le emissioni di metano sono molto spesso connesse agli incendi che divampano in aree sempre più vaste.
Non meno importanti le emissioni di metano nell’Artico, alimentate dallo scioglimento del permafrost.
Lo studio sottolinea l’importanza di ridurre in maniera rapida e sostanziosa le emissioni del gas. L’effetto consisterebbe nella limitazione dell’effetto di riscaldamento dovuto all’inquinamento da aerosol. Di conseguenza, ciò porterebbe ad un miglioramento della qualità dell’aria.
Lo scorso anno, l’Europa ha adottato una strategia per il metano, segnalando il potenziale per nuove politiche sulle emissioni in tutta l’Unione europea. Le principali azioni che l’Europa vuole mettere in atto sono:
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