Nella zona di Sulaibiya, in Kuwait, si trova la discarica di pneumatici più grande del mondo, che contiene circa 7 milioni di pneumatici. In questa zona è scoppiato di recente un improvviso e vasto incendio. Si teme un serio disastro ambientale con conseguenze a livello internazionale.
Non è la prima volta che si verificano disastri ambientali nello stato del Kuwait. Questa zona dell’Asia sud – occidentale è nota per la sua vasta disponibilità di petrolio. Si stima che qui si trovi il 10% delle riserve petrolifere mondiali, pari a circa 101 miliardi di barili. Nel 1991 a causa dell’incendio di circa 700 pozzi petroliferi si registrò una catastrofe ambientale a livello planetario. I fumi sprigionati rimasero in atmosfera fino a 1800 metri d’altezza e con le piogge ricaddero al suolo distruggendo i raccolti. Oggi il Kuwait torna a bruciare, con immagini della colonna di fumo nero ben visibile dal satellite.
Lo smaltimento di pneumatici fuori uso rappresenta un problema di difficile gestione ambientale. L’abbandono in discarica è problematico per il notevole ingombro ma anche per una serie di difficoltà. Le gomme di cui sono costituiti gli pneumatici sono progettate con elevata resistenza per avere una lunga durata. Proprio per questo, quando diventano un rifiuto sono scarsamente biodegradabili. I rischi maggiori sono il ristagno di acqua e appunto la combustione. Nei Paesi in cui si ha una certa coscienza ambientale esistono appositi Decreti per regolamentare la gestione degli pneumatici fuori uso. Infatti è possibile ottimizzarne il recupero, sia energetico che di materiali, prevenire la formazione di rifiuti e proteggere l’ambiente, evitando l’abbandono incontrollato. Nel Kuwait manca questa attenzione ambientale, come dimostrano alcuni precedenti incendi nella discarica provocati volontariamente. Il deposito rappresenta più che altro una strategia economica, per l’accumulo di pneumatici provenienti da altri Paesi che pagano per scaricarli nel Kuwait.
Il deposito del Kuwait è stato allestito nella regione desertica di Al Jahra, dove non è la prima volta che si verificano roghi. Gli pneumatici sono in grado di resistere anche a temperature elevate, ma già in passato i livelli di calore raggiunti nel deserto hanno scatenato la propagazione di incendi. Gli eventi sono quindi influenzati anche dal clima, infatti questa regione detiene un record a livello mondiale. Nel 2021 il termometro ha raggiunto i 53,6 °C, il record più alto in Asia e il terzo più alto del mondo. La scelta di collocare materiale combustibile a queste temperature sembra poco prudente, ma è dettata da motivazioni politiche ed economiche. Il deposito di pneumatici si trova in particolare a Sulaibiya, una città che contiene due aree industriali per materiali da costruzione e un’area residenziale. In una delle aree industriali si trova una zona di smaltimento di rifiuti, tra cui gli pneumatici fuori uso.
Gli incendi sono circostanze disastrose dal punto di vista ambientale, e le conseguenze sono sempre globali e non solo locali. Nella discarica del Kuwait si sono verificati eventi gravi nel 2012 e nel 2020. Gli incendi hanno causato seri danni a livello di inquinamento. Inoltre, trattandosi di pneumatici, vengono rilasciate nell’ambiente grandi quantità di metalli pesanti, che sono dei gravi contaminanti. La tossicità dei fumi non ha raggiunto la popolazione grazie al vento che ha soffiato verso il Golfo Persico e non verso le zone abitate. Le sostanze rilasciate infatti contengono diossine cancerogene e possono anche causare patologie respiratorie. La colonna di fumo è già visibile anche da diversi chilometri di distanza rispetto al punto di combustione, e potrebbe trasformarsi in un disastro ambientale di vasta portata se non si riuscisse a intervenire con successo.
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