Il mese di giugno 2021 è stato segnato da un caldo record per le temperature raggiunte nell’emisfero settentrionale del nostro pianeta. I fenomeni estremi, conseguenza del riscaldamento globale, stanno diventando sempre di più. E con loro aumentano i rischi per il pianeta e per la vita umana.
Il clima della Terra è in evoluzione da sempre. In milioni di anni ci sono stati cicli di innalzamenti e riduzioni di temperatura. Le possibili cause naturali ipotizzate per spiegarlo riguardano variazioni dell’inclinazione dell’asse terrestre o del campo magnetico. Ci sono anche cause legate alla nostra stella: un cambiamento dello spettro di emissione o del vento solare potrebbero determinare alterazioni climatiche. Ora però non si può parlare solo di cause naturali. La rapidità con cui le temperature stanno aumentando sono il risultato dell’attività umana. La Terra risponde ai cambiamenti nei livelli di gas serra, le cui molecole assorbono la radiazione emesse dalla superficie del pianeta, che in parte poi torna indietro, riscaldandola. L’analisi di prove come gli strati rocciosi o i sedimenti oceanici rivelano che l’attuale riscaldamento si sta verificando dieci volte più velocemente dal tasso medio. E l’anidride carbonica rilasciata sta aumentando 250 volte più rapidamente rispetto alla media.
Negli ultimi giorni un’ondata di caldo eccezionale ha interessato molte aree degli USA e del Canada occidentale. A fine giugno le temperature in alcune aree hanno raggiunto più di 45 °C per molti giorni. Un evento che è stato definito “senza precedenti” dalla World Meteorological Organization (WMO):
“Questo evento senza precedenti sta avendo molteplici impatti importanti: stress da calore nelle persone, negli animali e nella vegetazione; qualità dell’aria (inquinanti dovuti all’aria calda stabile); rischio di incendi boschivi; possibilità di frane causate dallo scioglimento dei ghiacciai in montagna; danneggiamenti e malfunzionamenti di infrastrutture e sistemi di trasporto non predisposti per tali alte temperature; e molti altri rischi sociali ed economici. I servizi meteorologici nazionali e locali hanno emesso molti allarmi e avvisi di caldo e c’è da sperare che i servizi di allarme rapido per la salute da caldo limitino il numero di morti”.
Il 27 giugno i 46,6 °C registrati a Lytton sono un valore mai raggiunto prima. Il giorno dopo il termometro di Lytton ha raggiunto i 47,9 °C e il terzo giorno i 49,6°C. Una situazione mai vista, che ha causato un’emergenza sanitaria, a causa di numerosi malori e decessi. Almeno 200 persone non ce l’hanno fatta, soprattutto anziani. La polizia locale ha ricevuto in pochi giorni decine di segnalazioni di morte improvvisa, attribuita alle temperature elevate. Il caldo ha causato diversi incendi, uno dei quali si è propagato talmente in fretta che le autorità non hanno avuto il tempo necessario per predisporre l’evacuazione. La distruzione di ettari di foreste e della città di Lytton è stata inevitabile, in pochi minuti. Il caldo estremo è dovuto a una fortissima alta pressione a livelli alti dell’atmosfera, con conseguente subsidenza dell’aria che si è ulteriormente riscaldata nella compressione verso la superficie.
Secondo i climatologi le ondate di caldo degli ultimi anni iniziano prima e finiscono più tardi. Senza il contributo umano sarebbe stato impossibile raggiungere questi valori di temperatura, perché la probabilità con cui si verificano in natura sono una volta ogni decine di migliaia di anni. Si stima che entro la fine del secolo questi livelli saranno sempre più probabili. I rischi per la salute, la sicurezza alimentare e umana e l’approvvigionamento idrico aumentano. In questo contesto l’intervento della politica è fondamentale. Ricorda la WMO che solo limitando il riscaldamento sotto il valore di 1,5°C come stabilito dall’Accordo di Parigi si potrà ridurre l’esposizione di milioni di persone a gravi ondate di calore.
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