Lo Sri Lanka sta affrontando un disastro ambientale senza precedenti. La nave cargo X-Press Pearl, che dal 20 maggio bruciava a pochi chilometri dalle coste del paese riversando in mare composti chimici pericolosissimi, è definitivamente affondata. Il pericolo, ora, è che le grandi quantità di carburante contenute nei sui serbatoi si possano riversare in mare.
L’incendio della X-Press Pearl è iniziato il 20 maggio. Da quel momento in poi e per tutti i giorni a seguire, composti come acido nitrico, idrossido di sodio e altri componenti chimici pericolosi hanno cominciato a riversarsi in mare e verso le spiagge. La nave, inoltre, conteneva 28 container di materiali grezzi utilizzati per la produzione di buste di plastica, anch’essi inesorabilmente finiti in acqua.
Secondo le indagini delle autorità dello Sri Lanka, l’incendio potrebbe essere stato causato da una perdita di acido nitrico. L’ipotesi è che l’equipaggio potesse esserne a conoscenza già da nove giorni prima della diffusione delle fiamme. La polizia ha avviato immediatamente le indagini, interrogando tre membri dell’equipaggio e sequestrandone i passaporti.
I prodotti chimici dispersi in seguito all’incendio stanno contaminando l’acqua del mare, causando forti danni agli animali e alle mangrovie delle zone lagunari. Nel raggio di 50 miglia dal luogo dell’incidente, la pesca è stata totalmente vietata. Dalle analisi preliminari, potrebbero volerci anni per combattere gli effetti di questa pesante contaminazione.
Oltre ai composti chimici, sono state rilasciate enormi quantità di materiali plastici, che potrebbero essere ingoiati dai pesci, rappresentando un altro rischio significativo per la fauna marina. I detriti, inoltre, si sono depositati lungo le coste occidentali del paese, dove gli operatori della guardia costiera stanno lavorando da giorni nel tentativo di rimuoverne il più possibile. Questi materiali, infatti, potrebbero essere altamente tossici: per questo motivo, le autorità hanno consigliato agli abitanti delle zone limitrofe di non toccare alcun rifiuto depositato sulle spiagge senza dispositivi di protezione adeguati. Secondo gli esperti, ci vorranno mesi per ripulire completamente le spiagge dai detriti trascinati a riva dalle correnti.
Vari gruppi di soccorritori della Marina, con il supporto dell’Autorità di Protezione Ambientale Marina (MEPA), hanno tentato di salire a bordo per analizzare la situazione e valutare varie possibilità di intervento. In un primo momento, per evitare un ulteriore inquinamento delle acque e delle zone costiere, si è pensato di trascinare la nave più al largo. Il tentativo, a causa del maltempo, è miseramente fallito: mercoledì scorso la poppa della X-Press Pearl si è incagliata sul fondale e la nave ha iniziato ad affondare. La nave cargo è attualmente adagiata sul fondo a 21 metri di profondità e viene sorvegliata a vista da elicotteri e mezzi navali.
Le navi cargo come la X-Press Pearl sono alimentate da olio combustibile, un carburante denso prodotto dai residui della raffinazione del petrolio. Rispetto ai distillati più leggeri come benzina e gasolio, si tratta di un carburante tanto più economico quanto più inquinante. Per questo motivo, un’eventuale fuoriuscita di olio dagli enormi serbatoi della nave mercantile provocherebbe un disastro ambientale senza precedenti. A bordo della X-Press, infatti, ci sono 278 tonnellate di olio combustibile, 50 tonnellate di gasolio e 20 contenitori pieni di olio lubrificante.
Sul posto è attualmente presente un’imbarcazione della guardia costiera indiana, dotata di tutte le attrezzature necessarie a contenere l’eventuale fuoriuscita di carburante. Secondo il comandante dell’Autorità portuale dello Sri Lanka, Nirmal Silva, ci sono buone probabilità di contenere i rischi. Silva ha affermato che “guardando il modo in cui la nave è bruciata, l’opinione degli esperti è che il petrolio a bordo potrebbe essersi esaurito tutto durante l’incendio, ma ci stiamo comunque preparando per lo scenario peggiore”. L’ennesimo disastro ecologico, in ogni caso, è già in corso.
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