Il Cile è attualmente uno dei paesi più avviati nel percorso della transizione energetica. Lo Stato sudamericano, infatti, è naturalmente predisposto alla produzione energetica da fonti rinnovabili. E’ per questo che, negli ultimi anni, il governo cileno ha deciso di puntare su queste risorse, con l’ambizione di creare un sistema energetico totalmente sostenibile.
Il Cile è un paese ricco di risorse naturali, che possono essere convenientemente sfruttate per la produzione di energia. Fotovoltaico, eolico, idroelettrico: sono varie le tecnologie rinnovabili che trovano spazio sul territorio. Le regioni del nord, ad esempio, presentano un’insolazione tra le più intense del mondo, perfetta per l’energia solare. Le zone più a sud, invece, vantano elevate velocità dei venti, ideali per lo sviluppo dell’energia eolica. Inoltre, molti corsi d’acqua si prestano più che bene all’utilizzo idroelettrico e c’è anche un potenziale per lo sfruttamento dell’energia geotermica.
Il Cile è dunque naturalmente predisposto all’istallazione e all’utilizzo di tecnologie rinnovabili. Ad una naturale predisposizione si è aggiunto, in seguito, un costante impegno da parte del governo cileno. Negli ultimi anni, infatti, sono stati molti gli investimenti nel settore rinnovabile, con l’obiettivo di creare un sistema energetico totalmente sostenibile.
E’ proprio in quest’ottica di transizione a un sistema energetico 100% green che si inserisce la decisione del governo cileno di chiudere tutte le centrali a carbone entro il 2040. Il Paese sta dunque intraprendendo un percorso di decarbonizzazione completa, con l’intento di escludere totalmente il carbone come combustibile. Enel ha già chiuso, con tre anni di anticipo rispetto alla tabella di marcia, due delle sue tre centrali a carbone in Cile, Tarapacá (nel 2019) e Bocamina I (nel 2020). La terza, Bocamina II, sarà spenta invece nel maggio del 2022, con ben 18 anni di anticipo rispetto ai piani. In questo modo, Enel sarà la prima azienda in Cile ad abbandonare il carbone.
Il processo di decarbonizzazione deve essere effettuato tenendo conto dei numerosi dipendenti degli attuali impianti a carbone presenti nel Paese. In accordo con le organizzazioni sindacali, a tutte le persone che lavoravano o lavorano negli impianti giunti alla fine dell’attività sarà offerta la possibilità di una nuova formazione personalizzata. L’obiettivo è quello di dare la possibilità a questi lavoratori di essere ricollocati in altri ambiti, principalmente nel settore delle fonti rinnovabili. Al momento, più di due terzi degli interessati hanno accettato questa opportunità, mentre i rimanenti hanno scelto di usufruire di pensionamenti anticipati a condizioni vantaggiose.
Con 44 impianti presenti sul territorio (tra solare, eolico, idroelettrico e geotermico), Enel ha già una posizione di leadership per le rinnovabili in Cile. Parallelamente al processo di decarbonizzazione, il Gruppo sta sfruttando l’opportunità offerta dal governo cileno per ampliare la sua flotta di impianti. Ai 7.2 GW attualmente installati, si andranno a unire 1.3 GW in costruzione e altri 2.4 GW entro il 2023.
Il Cile, inoltre, ha deciso di scommettere sull’idrogeno verde, ricavato dall’acqua con l’uso di elettrolizzatori alimentati a energia rinnovabile. Il governo sta attuando una strategia nazionale che punta a installare circa 25 GW entro il 2030. Durante la conferenza internazionale “Cile 2020: Green Hydrogen Summit”, tenutasi il 3 novembre 2020, è stato annunciato il piano nazionale per lo sviluppo di una propria industria di idrogeno verde. Questo consentirà al Cile di diventare tra i principali produttori mondiali di questo combustibile entro il 2040. L’idrogeno, dunque, assumerà un ruolo di primo piano all’interno delle politiche di decarbonizzazione e di sviluppo energetico.
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