La TAE Technologies è una società privata americana fondata nel 1998 in California, composta da 150 esperti tra cui fisici, ingegneri specializzati nello sviluppo di un reattore e di tecnologie per la fusione nucleare. Grazie al lavoro svolto in questi anni, ha attirato finanziamenti per un valore di circa 880 milioni di dollari, con investitori del calibro di Google, della New Enterprise Associates e della Kuwait Investment Authority.
Non a caso, ha comunicato di voler realizzare, entro il 2030, la prima centrale a fusione nucleare. Il consigliere d’amministrazione della società, Addison Fischer, afferma che la “TAE sta fornendo i miracoli di cui ha bisogno il 21° secolo”.
A proposito di fusione nucleare, abbiamo precedentemente parlato del progetto ITER e del tokamak giapponese JT60-SA. La ricerca in questo settore, infatti, non rallenta, anzi cresce verso un futuro più green. Ci si muove verso la produzione di un’energia pulita, libera dalle emissioni di gas serra e scorie radioattive, che non senta incombere il peso del riscaldamento globale, in quanto lascia alle sue spalle gli ormai anziani combustibili fossili.
Se le centrali nucleari esistenti sfruttano la fissione nucleare, ovvero la scissione di atomi, al contrario la fusione ‘costringe’ gli atomi ad unirsi. Si tratta dello stesso processo che alimenta le stelle.
La TAE Technologies ha un approccio innovativo: il meccanismo di funzionamento del reattore differisce da quello di un tradizionale ‘reattore a forma di ciambella’ (tokomak). Il suo obiettivo è quello di simulare il processo che avviene all’interno del sole, mediante un meccanismo che produce e confina il plasma, il tutto promettendo una fusione sicura.
Alla base della reazione c’è la fusione di diversi isotopi dell’idrogeno (il deuterio e il trizio), ad elevate temperature, fino alla formazione di un plasma di ioni, una sostanza melmosa, che deve essere contenuta.
Il reattore della TAE nasce dalla volontà di far fronte alle difficoltà a cui vanno incontro i tradizionali reattori a ciambella: la necessità di tecnologie per la manipolazione del deuterio-trizio, la limitata disponibilità del trizio e le dimensioni, nonché il costo, dei magneti superconduttori.
L’unica soluzione è quella di sfruttare la fusione idrogeno-boro, reazione che emette solo tre nuclei di elio, le cosiddette particelle alfa e raggi x, che vengono sfruttati per azionare una turbina. Si tratta inoltre di una tra le fonti più abbondanti sulla terra.
Il meccanismo di fusione presenta una configurazione invertita del campo, è costituito da un tubo lungo 20 metri, circondato da magneti, nel quale è sparato il gas ad alta velocità da entrambe le estremità. Man mano che i flussi si scontrano, si fondono e iniziano a ruotare: si forma il plasma.
Il plasma deve rimanere ad alte temperature per un tempo prolungato, in modo da restare stabile. Ecco perché il risultato fondamentale dell’azienda è stato quello di ottenere un reattore in grado di raggiungere oltre 50 milioni di gradi. In onore di uno dei co-fondatori della società, Norman Rostoker, che ha dedicato la sua vita a questo lavoro ed è defunto prima di poter osservare il compimento del suo studio, il nuovo reattore è stato chiamato Norman.
La TAE non si ferma, infatti con l’ambizioso progetto “Copernicus”, vuole presentare un sistema dimostrativo che possa lavorare a più di 100 milioni di gradi, nonostante lo stesso nucleo del sole abbia una temperatura di 15 milioni di gradi.
L’obiettivo della società va ben oltre il singolo reattore a fusione: a seguito della creazione di tale sistema, i ricavi verranno in parte usati per la produzione di un sistema Power Management che potrà essere sfruttato nel campo della mobilità elettrica.
Jesús Romero, scienziato capo presso la TAE, afferma che il compito dell’azienda è quello di “fornire una soluzione completa per la transizione verso un’economia senza emissioni di carbonio”. Riusciremo a raggiungere una produzione di energia pulita ed illimitata, in modo da preservare il nostro Pianeta?
A cura di Raffaella Lobello
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