La transizione ecologica in atto si basa sullo sviluppo di tecnologie di produzione di energia da fonti rinnovabili. Nel processo di decarbonizzazione, il fotovoltaico ha un ruolo predominante. I limiti, però, sono tanti: l’occupazione del suolo primo fra tutti. Ma c’è una soluzione: l’agrivoltaico, che permette di sfruttare il territorio in maniera più sostenibile, unendo la generazione elettrica da fotovoltaico all’agricoltura. Questo nuovo modello di produzione e diffusione coniuga dunque l’efficienza energetica con la tutela della biodiversità.
La lotta al riscaldamento globale rappresenta la più grande sfida del nostro secolo. L’emergenza climatica sta infatti determinando enormi impatti sociali, economici e ambientali in ogni parte del mondo. Per combattere i cambiamenti climatici (sempre più rapidi) che il nostro Pianeta sta affrontando, è necessario puntare su una produzione energetica basata su fonti rinnovabili. Lo scopo è quello di raggiungere la completa decarbonizzazione del sistema energetico, obiettivo che in Europa è fissato per il 2050. La strategia a lungo termine dell’Unione Europa, in linea con l’obiettivo dell’accordo di Parigi, mira dunque a costruire un’economia competitiva, prospera e a impatto climatico zero.
In Italia, raggiungere questo obiettivo è possibile (anzi, c’è addirittura chi parla di accelerare il processo, anticipando la neutralità climatica al 2040). Ci sarà bisogno, a tal fine, di attuare misure che permettano di ridurre il fabbisogno di combustibili fossili, attraverso lo sviluppo di nuove e più performanti tecnologie rinnovabili. Ad oggi, le rinnovabili nel loro complesso soddisfano circa il 40% del fabbisogno elettrico italiano. In particolare, il fotovoltaico rappresenta quasi il 9% di questa quotaparte.
Il fotovoltaico, infatti, ha ormai raggiunto un alto grado di maturità tecnologica. L’aumento delle efficienze di conversione, unito a una progressiva diminuzione dei costi, ha reso questa tecnologia sempre più competitiva all’interno del mercato energetico. Ci sono però grandi limiti correlati all’utilizzo del fotovoltaico: tra i più importanti, il problema della disponibilità di superfici. Infatti, per arrivare a produrre quantità di energia da FV realmente significative, sarebbe necessario moltiplicare la potenza installata e, dunque, le aree di installazione dei moduli. E’ proprio in quest’ottica di integrazione tra tecnologia e suolo che si inserisce l’agrivoltaico, il nuovo modello di produzione e diffusione che integra la produzione fotovoltaica nelle aziende agricole.
L’agrivoltaico rappresenta dunque un’ottima soluzione al limite principale della tecnologia fotovoltaica: l’occupazione del suolo. Le grandi installazioni situate in aree con uso agricolo, infatti, devono essere dimensionate in modo da non comprendere in alcun modo paesaggi tutelati. Gli impianti fotovoltaici costruiti su terreni di campagna, però, non devono per forza sottrarre spazio prezioso all’agricoltura. L’agrivoltaico permette infatti di ragionare con un approccio differente: l’ottica è quella dell’integrazione, e non della sostituzione, dei moduli FV all’interno dei terreni agricoli. In tal modo, la produzione elettrica e la manutenzione del suolo riescono a integrarsi alla perfezione, al fine di raggiungere gli obiettivi produttivi del gestore del terreno. Ovviamente, la ricerca di un equilibrio tra redditività dell’installazione dei pannelli e la produzione agricola deve inserirsi all’interno di un piano aziendale di coltivazione.
Il primo passo per la realizzazione di un impianto agrivoltaico è individuare attività agricole e tipi di allevamento che possano convivere con i parchi solari. La vera sfida è poi quella di costruire un modello ottimale di gestione integrata delle attività di esercizio e manutenzione dell’impianto fotovoltaico e di quelle agricole. Tutto ciò dovrebbe essere fatto senza alterare in modo significativo il lay-out dell’impianto, cioè occupando anche parte della superficie sotto i pannelli, tra le file dei tracker, etc. Le piantagioni, del resto, dovrebbero essere di altezza ridotta, al fine di evitare ombreggiamenti sui pannelli.
E’ da tempo che la convivenza tra fotovoltaico e produzione agricola è sperimentata in tutto il mondo, ma solo da alcuni anni si sta procedendo con un approccio sistematico basato sull’agronomia. E’ partito da poco, infatti, un programma sperimentale europeo, nato per definire le migliori soluzioni agricole e zootecniche da integrare con i grandi impianti fotovoltaici, favorendo una gestione sostenibile del suolo. Anche il gruppo italiano Enel Green Power sta avviando varie sperimentazioni in tutta Europa (Spagna, Italia, Grecia). L’obiettivo è trovare il giusto modello di integrazione tra produzione di energia solare ed attività agricole, promuovendo un uso diversificato del terreno.
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