Lo scioglimento dei ghiacciai è uno dei segni più evidenti del riscaldamento globale. In Groenlandia questo fenomeno sembra essere più preoccupante che altrove. In futuro, secondo i modelli climatici elaborati, lo scioglimento aumenterà sempre di più. Gli scienziati infatti hanno scoperto un fenomeno caratteristico che contribuisce in modo significativo alla perdita dei ghiacci nella calotta glaciale.
Già da diversi anni è stata osservata e confermata una lenta ma progressiva scomparsa dei ghiacciai. I calcoli più recenti sono stati effettuati con satelliti della NASA in grado di valutare la perdita annuale di ghiaccio. Le conseguenze di ciò coinvolgono tutto il pianeta, perché determinano uno squilibrio nel livello degli oceani e alterazioni del clima. La calotta glaciale della Groenlandia sembra aver raggiunto un punto critico, rischiando di scomparire del tutto. L’aumento delle temperature oceaniche ha prodotto, per effetto delle correnti, un riscaldamento delle piattaforme continentali di tutti i bacini della Groenlandia. Le nevicate non riescono più a equilibrare lo scioglimento, che sta accelerando troppo rapidamente. Questo vuol dire che se anche il cambiamento climatico si fermasse, sarebbe comunque impossibile migliorare la situazione.
Di recente alcuni ricercatori hanno rilevato che i ghiacciai della Groenlandia subiscono un processo di “undercutting”. La massiccia perdita di ghiaccio registrata negli ultimi 20 anni è dovuta proprio a questo fenomeno. Esso consiste nel fatto che i ghiacciai ritirandosi entrano in contatto con le masse d’acqua più calde sottostanti. Il ghiaccio quindi viene sciolto dal basso determinando un maggiore assottigliamento, che favorisce un ulteriore ritiro. Le misure effettuate evidenziano uno scioglimento disuniforme lungo i margini sommersi. Si è osservato che vicino alla base del ghiacciaio, la fusione è più rapida per la maggiore temperatura dell’acqua dell’oceano. La velocità massima si verifica proprio sopra il fondo marino, causando una caduta di pressione che determina altri cedimenti. Dagli anni ’90 l’aumento di temperatura degli oceani ha fatto quindi assottigliare i ghiacciai della Groenlandia. Perciò sono diventati instabili ed è impossibile fermare lo scioglimento per raggiungere uno stato di equilibrio.
Il fenomeno scoperto ha coinvolto soprattutto i ghiacciai situati in fiordi più caldi e profondi. Questa categoria è responsabile del 61% della perdita di ghiaccio della Groenlandia e del 49% della perdita totale. I ghiacciai più piccoli e nei fiordi meno profondi si sciolgono meno facilmente e danno un contributo minore alla perdita. Ma il modello elaborato per lo studio potrebbe in realtà aver fornito un risultato sottostimato. Per prima cosa le acque più calde sono le responsabili principali dello scioglimento. E per questo, se la temperatura dovesse continuare ad aumentare nei prossimi decenni, la perdita di ghiaccio sarà doppia rispetto ai calcoli. In secondo luogo, la previsione dell’innalzamento del livello dei mari non ha considerato l’ undercutting per mancanza di dati. Valutando però queste interazioni dirette oceano – ghiaccio, il tasso di ritiro risulterebbe maggiore.
Lo scioglimento dei ghiacciai che sta avvenendo così velocemente, più del previsto, avrà conseguenze disastrose per il pianeta. Secondo l’ultimo studio dell’IPCC, entro il 2100 il livello dei mari si alzerà di 10 cm. Ma potrebbero diventare 18 cm secondo la stima peggiore, cioè ipotizzando che le emissioni climalteranti continuino ad aumentare. Anche la variazione del tragitto della Corrente del Golfo avrà un impatto sul clima, causando maggiori fenomeni estremi. Per non parlare dei rischi per il terreno e quindi per la biodiversità. Anche se esistono tentativi per impedire disastri, sembra che ormai non si possa tornare indietro. Ma è importante che continuino ad essere monitorate le calotte glaciali per valutare quanta massa perdono ogni anno. In questo modo è possibile almeno prevenire alcuni danni e mettere in atto azioni di mitigazione e adattamento.
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