L’energia eolica ha subito un rapido sviluppo negli ultimi decenni, fino a diventare una delle risorse di energia rinnovabile più promettenti. Tuttavia, per massimizzare i benefici dell’energia eolica è necessario un sistema per la disposizione delle pale eoliche, notoriamente complicate da riciclare. I processi ad oggi possibili pongono diverse difficoltà tecniche, e per questo diverse università e società sono alla ricerca di soluzioni più creative.
Circa l‘85% delle componenti delle turbine, come le fondamenta, la struttura primaria e le componenti elettroniche, possono essere riciclate o riutilizzate. Non c’è però ancora una soluzione soddisfacente per come disporre delle pale.
Essendo fatte di materiali compositi, come resine e fibre di vetro o carbonio, sono pochi i modi in cui possono essere riciclate.
La pirolisi e la solvolisi, di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo, sono le più comuni. Queste però, oltre ad essere molto costose, incidono sulle proprietà dei materiali, riducendo significativamente il loro valore.
Anche tagliare le pale in parti più piccole richiede enormi risorse.
Al momento, dunque, la maggior parte delle pale dismesse finisce in discarica, dove l’intera risorsa viene sprecata.
Ognuno di questi processi ha quindi implicazioni negative, che possono essere ambientali o economiche.
In termini di durabilità, le turbine eoliche hanno una vita media di circa 25 anni. Quindi, con l’approcciarsi della fine del ciclo di vita della prima generazione di turbine commerciali, si sono iniziate a cercare soluzioni alternative. Piuttosto che riciclare il materiale composito vero e proprio, si è quindi pensato di allungare il ciclo di vita delle risorse utilizzate. Uno dei modi per farlo è quello di inserire le pale dismesse come elementi strutturali in progetti architettonici e di ingegneria civile. Questo si è già dimostrato possibile in alcuni progetti realizzati da Re-wind e Superuse Studios.
Re-wind è un progetto multidisciplinare internazionale che coinvolge università in Irlanda, Irlanda del Nord e Stati Uniti. Tra le loro proposte, quella di reimpiegare le pale in opere di arredo urbano, elementi per alloggi di emergenza e strutture delle linee elettriche.
Un altro progetto, questa volta di Superuse Studios, propone di utilizzare le pale dismesse come ponte. L’opera, che sarà installata in un’area ad Aalborg, Danimarca, sostituirà la costruzione di un ponte tradizionale, creando un collegamento tra una penisola e un‘ isola.
Per rendere il ponte il più resistente e durevole possibile, si è deciso di utilizzare la struttura originale della pala. Il design finale consiste quindi in due pale, una accanto all’altra, con la base ai lati opposti. Nelle due estremità, che sono aperte, verranno inoltre installate delle luci. Questo permetterà di poterle utilizzare in futuro e trarre così dal progetto il maggior profitto possibile.
Utilizzare grandi sezioni delle pale dismesse offre la possibilità di sfruttare le qualità e le proprietà strutturali del loro materiale. Si tratta inoltre di un modo di estendere il loro ciclo di vita, che solitamente non richiede un vero e proprio riprocessamento. Tutta via, le pale possono variare molto in forma e dimensioni, e un loro impiego sistematico di questo tipo è pressoché impossibile.
Nonostante non più costoso della costruzione di un ponte tradizionale, ci sono altre problematiche che possono impattare la fattibilità di opere di questo tipo. Per essere inserite in progetti urbanistici le pale dismesse devono essere infatti testate, per accertarsi della loro robustezza e affidabilità. Anche tagliare le pale in parti più piccole pone diverse difficoltà. La grande resistenza e durezza del materiale richiedono l’utilizzo di attrezzatura specifica, come macchine da taglio con filo adamantato, simili a quelle utilizzate nelle cave.
Il problema della disposizione delle pale non ha ancora trovato una vera e propria soluzione. Non esistono infatti ancora veri e propri processi di riciclo di questo materiale composito su scala industriale.
Non ci sono inoltre normative sufficienti che regolino la disposizione delle pale eoliche dismesse e facciano abbastanza pressione sulle aziende costruttrici. Attualmente, è economicamente più conveniente disporre delle pale nelle discariche, piuttosto che sottoporle a processi di riciclaggio. Le aziende si ritrovano quindi virtualmente senza incentivi che le spingano a sviluppare nuove opzioni più sostenibili.
C’è quindi bisogno dello sviluppo di normative che incoraggino le aziende costruttrici ad adottare misure di economia circolare.
Ci sono comunque aziende che hanno deciso di puntare a obiettivi ambiziosi come Vesta Wind Systems. Vesta ha annunciato lo scorso gennaio di puntare a produrre pale eoliche a rifiuti zero entro il 2040. Questo sarà possibile minimizzando i rifiuti in ognuna delle fasi di produzione, e una combinazione di riciclaggio e riuso delle pale una volta dismesse.
Articolo a cura di Anita PAZZAGLIA
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