I droni solari sono un tipo di velivoli basati sulla radiazione solare come energia di propulsione. La sfida è di non avere tempi di volo limitati come nei droni tradizionali ed ottenere quindi elevate autonomie. I campi di applicazione sono: ricognizione, controllo immigrazione, sorveglianza ai confini, monitoraggio di aree vulcaniche, settore telecomunicazione, monitoraggio agricoltura, rilevamento di incendi boschivi.
A seconda del tipo di applicazione si possono usare dei moduli in m-Si (silicio monocristallino) oppure moduli in Ga-As (Arseniuro di Gallio). Quello che cambia tra le due opzioni sono efficienza di conversione e costi. Il silicio monocristallino presenta un’efficienza tra il 15-22% con costi contenuti. L’Arseniuro di gallio risulta essere il modulo con efficienza più elevata: può raggiungere anche il 32%. I moduli sono installati su tutta l’apertura alare per ottenere un’elevata superficie esposta alla radiazione solare e quindi alta producibilità.
Grazie ai moduli installati sui droni solari è possibile convertire l’energia solare in corrente continua DC. Al sistema è abbinato un MPPT (maximum power point tracker) in grado di inseguire costantemente il punto di massima potenza. A seconda dell’irraggiamento si ottiene la massima potenza che il pannello è in grado di erogare in un certo istante.
Per ottenere buone autonomie un drone, in generale, deve essere leggero in termini di peso. Il pacco batterie scelto è solitamente in litio-polimero perché offre alta capacità in termini di energia e basso peso (circa 200-250 Wh/kg). I motori elettrici, invece, sono scelti di tipo industriale per l’ottima durata, affidabilità e buon rapporto peso/potenza.
Un sistema di propulsione ibrido è suggerito nel caso di droni di piccole dimensioni (aperture alari massime di 2-3 metri). Passando da un sistema tradizionale ad uno ibrido solare il tempo di volo è aumentato di 8-10 volte.
Le batterie rappresentano il componente più pesante a bordo di un drone ed incidono drasticamente sul tempo di volo. Una soluzione innovativa è il sistema combinato di fotovoltaico e fuel-cell (PEMFC) caratterizzato da alta affidabilità e basso peso. Durante le ore diurne il fotovoltaico produce energia grazie alla radiazione solare incidente sui moduli. Un’aliquota di energia soddisfa il fabbisogno del velivolo per garantire il volo e quindi l’alimentazione sia dei motori che degli accessori. Un’altra parte è utilizzata per alimentare un elettrolizzatore che permette di ottenere idrogeno e ossigeno dall’acqua contenuta in un serbatoio. L’idrogeno e l’ossigeno prodotti sono stoccati in appositi serbatoi.
Durante le ore notturne il sistema aziona le fuel-cell poiché la radiazione solare è nulla. Attraverso una reazione esotermica tra idrogeno e ossigeno nella cella si ottiene energia elettrica. Grazie a questa produzione di energia, anche nelle ore notturne è garantita la copertura del fabbisogno del velivolo.
Il progetto italiano è stato il primo in Europa nel campo della stratosfera con una apertura alare di 75 m. HeliPlat è progettato per un tempo di volo di 4-6 mesi grazie ad un sistema ibrido solare-fuel cell. Rispetto ad un classico satellite è più economico, più vicino al suolo (quindi maggiore risoluzione) e più flessibile.
Da un’altezza di 17 km riesce a ricoprire un’area di 300-400 km di diametro. Con soli 8 velivoli si coprirebbe il versante sud del mar mediterraneo creando un vero e proprio sistema di controllo.
I risultati ottenuti presentano già un progresso grazie alla notevole durata del volo. Il sistema è penalizzato solo dalla bassa efficienza relativa dei pannelli fotovoltaici ma il mondo della ricerca e sviluppo è orientato verso celle Tandem e nuove altre tecnologie che permetteranno di sfruttare meglio lo spettro di assorbimento ottenendo efficienze molto più elevate. Grazie a queste sarà possibile raggiungere tempi di volo di gran lunga superiori.
Articolo a cura di Marco VILLANI
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