Il Kudadoo Maldives Private Resort è una struttura di lusso situata nell’atollo di Lhaviyani, alle Maldive. Nato dal progetto dello studio di architettura newyorkese Yuji Yamazaki Architecuture, non è solo meta di vacanze paradisiache, ma anche perfetto esempio di edilizia sostenibile. Il resort, infatti, è alimentato del tutto da energia solare, e per la sua gestione non si non ricorre a nessun tipo di combustibile fossile.
Il riscaldamento globale rappresenta un pericolo davvero tangibile per le Maldive: i 26 atolli che le compongono rischiano di scomparire in tempi brevi, a causa dell’innalzamento dei livelli del mare. Proprio per questo, l’economia maldiviana sta portando avanti una dura lotta contro le emissioni di anidrire carbonica. La sostituzione delle fonti di energia fossili con energia solare ed eolica rappresenta infatti il nuovo obiettivo del Paese. In questo contesto, si inserisce alla perfezione il concetto di turismo sostenibile, concretizzato in maniera magistrale nel Kudadoo Maldives Private Resort. Non estirebbe, infatti, miglior posto nel mondo per realizzarlo.
Il fabbisogno energetico del Kudadoo è soddisfatto interamente grazie all’energia proveniente dal sole. Infatti, l’impianto fotovoltaico da 320 kWp (kilowatt di picco) genera abbastanza elettricità da alimentare l’intera struttura. In questo eden, non sono quindi i benvenuti i combustibili fossili. Ma non è tutto: il resort è stato realizzato interamente con legno ed altri materiali eco-compatibili. Inoltre, la progettazione dell’edificio si basa sui principi della Passivhaus (o casa passiva), che sfruttano l’illuminazione e la ventilazione naturale per garantire le condizioni termiche ottimali degli ambienti interni. Anche il sistema idrico è autosufficiente, grazie ad impianti di desalinizzazione dell’acqua del mare, di ricircolo e depurazione delle acque di scarico.
I pannelli fotovoltaici del Kudadoo (circa 1000) sono ben visibili sul tetto dell’edificio principale, destinato alle attività collettive. Infatti nel progetto, a differenza del solito, non si è cercato di nascondere l’impianto, integrandolo il più possibile nella struttura. Al contrario, come dichiarano gli stessi architetti dello studio YYA, “il tetto fotovoltaico è il simbolo del resort”. I pannelli diventano dunque un elemento di orgoglio, e ribadiscono l’assoluta sostenibilità dei servizi offerti sull’isola. L’investimento iniziale rientrerà dopo solo 5 anni, eliminando la necessità di importare gasolio. Questo potrebbe rappresentare un ottimo esempio per altre zone con caratteristiche climatiche simili.
In bioedilizia, una “casa passiva” è un edificio in grado di soddisfare tutto o gran parte del proprio fabbisogno energetico attraverso dispositivi di tipo passivo. Un dispositivo è detto passivo se riesce a riscaldare/raffrescare l’ambiente senza bisogno di forniture di energia dall’esterno. Dunque, l’efficienza di queste strutture è massimizzata: il benessere termo-igrometrico degli ambienti interni è garantito infatti solo dai flussi di calore provenienti dall’esterno. Anche in questo senso, il Kudadoo rappresenta un perfetto modello di sostenibilità.
Il resort è composto da 15 stanze su due piani, disposte ad arco intorno all’isola. Ampie finestre su pareti opposte permettono l’ingresso della luce solare e favoriscono la ventilazione naturale. La stessa struttura è progettata al fine di massimizzare l’irradiazione dei pannelli solari disposti sul tetto. Inoltre, l’inclinazione di questi ultimi fa sì che l’acqua piovana dovuta alle intense precipitazioni tropicali scivoli via facilmente. Negli ambienti esterni dedicati al relax, ombrelloni e tettoie garantiscono zone ombreggiate per gli ospiti, almeno 5 ore al giorno. L’edificio è composto da varie palafitte poste sulla sabbia, scelta progettuale che ha potuto mantenere inalterata la vegetazione.
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